Le relazioni non possono mai essere veramente spiegate, ma solo raccontate, per il semplice fatto che gli eventi che la caratterizzano vivono di una causalità che non appartiene alla logica della mente corticale.
Non ci sono risultati in una relazione, al massimo, forse, conseguenze, ma le conseguenze non derivano mai dalle proprie azioni soltanto. Le conseguenze appartengono alla relazione e la condizionano in maniera spiriforme.
Le relazioni possono essere spiegate con parole come complessità, circolarità, reciprocità, ma è ancora troppo euclideo.
La geometria euclidea funziona, ma ditemi voi una cosa, una, in natura, che abbia la forma di un quadrato, così me è inteso in geometria.
Non esistono pietre sferiche, non esistono alberi dalla chioma ovale, nemmeno la terra è tonda, come ci insegnano a scuola.
Le relazioni, come le cose in natura, potrebbero essere descritte meglio dai frattali.
Algoritmi semplici, che spiegano fenomeni complessi.
Ma pur sempre algoritmi.
La mia sapienza matematica zoppica a quest'ora della notte (sono quasi le due e il mio aereo di ritorno da Milano, per tutta la fase di atterraggio è sembrato troppo simile al famoso volo 11 della Oceanic...), a parole non saprei spiegare bene cosa sia un algoritmo. Ricordo la funzione algoritmica, ma a questo punto non è quello che mi serve.
A me, ora, serve il suono della parola.
Algoritmo.
Ripetuto per un po' sembra evocare una danza. Qualcosa di simile a una relazione. Algoritmo, mi sembra, si possa adattare al ritmo di una quadriglia.
L'intoppo delle occasioni perse è esattamente qui. Nella logica, nella matematica che si vuole applicare.
L'empasse, il girare intorno al punto di svolta come in una rotonda di quelle che si usano adesso per evitare i semafori, imprigionato dietro le sbarre della logica lineare, ingannato dietro una logica almeno circolare usata, però, solo a parole.
- E chi me lo fa fare a me di rischiare? -
oppure
- Ma se lei fa così, allora cosa posso farci io? -
- Lei mi ha risposto così, allora mi sono offeso e io poi se mi offendo non ne voglio più sapere.
Il legame è geometria frattale, appartiene alla natura pura, è semplice, eppure descrive un fenomeno complesso.
Algoritmo.
Non è una partita a tennis, in cui la palla passa da una parte all'altra del campo. Un legame non è nè dei giocatori, e fors'anche non è della pallina.
Il legame forse sta nella superficie. Terra, erba, indoor, cemento, lento, veloce, giocatori, racchette, palline, colpi, tutto finisce per essere condizionato dalla superficie.
Nell'ultimo periodo non bado esageratamente ai contenuti di ciò che gli altri mi dicono. Rispondo più facilmente alle mie sensazioni. Per ora riesco a catalogarle solo in "buono" - "non buono", ma con il tempo lo spettro dovrebbe affinarsi...ad esempio ultimamente mi sto allenando con "pesante" - "leggero" .