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DELITTI INUTILI di BRIAN G. HUTTON

Creato il 29 aprile 2014 da Viga
Un film forse scordato da molti, comunque di quelli che , come si usa dire, "facevano una volta".  Nel senso della costruzione dei personaggi, nel ritmo di lavoro, nelle atmosfere autunnali,malinconiche , tipiche del cinema americano di fine anni 70 e inizi anni 80,cioè quello che reputo il periodo migliore e l'ultimo colpo di coda e di genio e di sensibilità di una cinematografia devastata poi dal cinema patinato e conservatore dei vari Top Gun e merda simile.
Questa pellicola , pur con certi limiti evidenti che si manifestano attraverso dei piccoli cedimenti, è un grande esempio di film di genere che ha anche delle aperture verso discorsi anche importanti.
Certo vengono accennati,ma non sono utilizzati in modo banale o scontato ,o peggio ancora pretestuosi. Ripeto:è un poliziesco. Tremendamente malinconico e amarissimo.

Tanto che per atmosfere e trama si potrebbe pensare a una sorta di polar, di quel tipo di crime story dove in realtà si punta a narrare la solitudine delle persone, la difficoltà di vivere,la degenerazione umana nelle grandi città. E la vecchiaia,la morte, la malattia. Sono tutti temi che si ritrovano in questo buon film.
Già l'incipt è ottimo,con un montaggio rapido-ma non frenetico alla cazzo di cane- che mostra il serial killer in attesa della sua vittima e una donna che deve esser operata. Non ci vengono risparmiati dettagli in primo piano dell'operazione, il tutto termina con il primo delitto.
Da questo momento assistiamo alle gesta di un sergente di polizia Edward Delanay,ad un passo dalla pensione che si barcamena tra la caccia al killer e le visite in ospedale ad assistere la moglie malata.

E i duetti tra Frank Sinatra e Faye Dunaway sono bellissimi. Il tentativo maldestro di lui, di non accettare un verdetto senza speranza e la rassegnazione dolce di lei. Il libro Riccioli d'oro come emblema di un passato mitizzato,inesistente,ma dove si stava meglio. Non la New York piena di folli,indifferenza,violenza e non la morte di una persona che ami profondamente.
Il film ha un suo andamento pacato, lento,ma è proprio questo il punto di forza. Il personaggio di The Voice, non suor cristina eh, è un eroe per caso,ma è anche eroico perchè umanissimo. Conduce un'indagine a cui nessuno presta caso, se non un altro uomo anziano e solo come lui, si occupa amorevolmente della moglie,ma attacandosi a vane speranze.
Un personaggio memorabile,verso la quale va tutta la nostra empatia, recitato benissimo da Sinatra
E alla fine rimane proprio il senso dell'inutilità delle cose: la giustizia,il peso che gli altri dovrebbero dare all'esperienza dei più anziani, non c'è nulla. Solo un uomo solo, un atto di maldestra giustizia sommaria e una città ,un mondo che avanza come nulla fosse

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