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Della corruzione dei nostri giorni e dell’insegnamento politico di Don Luigi Sturzo

Creato il 18 maggio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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Pubblichiamo un testo redatto dal Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo (www.centrosturzo.it) per la presentazione del “Lessico sturziano” che si terrà il 21 maggio alle ore 16:30 presso l’Aula magna della Pontificia Università Lateranense di Roma.

Passano gli anni ma la corruzione e le indagini su questo triste fenomeno criminale restano sulle pagine dei giornali e negli atti giudiziari. Sorprende che i soggetti coinvolti in tali esecrabili illeciti appartengano a volte a vecchie schiere già interessate da altre e precedenti iniziative giudiziarie, mentre in altri casi siano nuovi cooptati sui vecchi metodi di sfruttamento delle risorse pubbliche.

Insegna la dottrina sociale della Chiesa che “La corruzione distorce alla radice il ruolo delle istituzioni rappresentative, perché le usa come terreno di scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti. In tal modo, le scelte politiche favoriscono gli obiettivi ristretti di quanti possiedono i mezzi per influenzarle e impediscono la realizzazione del bene comune di tutti i cittadini.” (Compendio Dottrina Sociale della Chiesa, nr. 411).

In sostanza, nessuno di noi vedrà – ad esempio – il nuovo ospedale nei termini e neicosti previsti dalla gara pubblica; così la scuola, la strada e tanti posti di lavoro. Tutti noi, invece, dovremo pagare i maggiori costi dei ritardi e delle sovrafatturazioni delle imprese necessarie per saldare le tangenti.

Qualcuno, nel frattempo, metterà da parte per sé, per il movimento o il partito, per qualche burocrate infedele ed anche per le mafie. Da qui la considerazione del bene privato per pochi e del male comune per tutti.

Possiamo sempre affidarci alle innumerevoli commissioni d’inchieste e alle molteplici Autorità giudiziarie che in questi anni si sono affaticate nel combattere il fenomeno, con alterne ma – evidentemente – insufficienti fortune. Oppure, cercare di agire sul piano delle riforme politiche e del progetto sociale. Quanto alle prime, soffermandoci sull’insegnamento di dottrina politica di Luigi Sturzo, questi afferma che: “È doveroso che gli uomini di governo regolino l’amministrazione in modo che il denaro pubblico vada a bene di tutti (..).

Purtroppo l’accentramento nello Stato e nelle altre pubbliche amministrazioni di gran parte di imprese bancarie, industriali, agricole e commerciali ha prodotto una larga classe di nuovi arricchiti o in via di arricchimento, sviluppando un nuovo affarismo politico con tutte le passioni che lo accompagnano.”

(L. Sturzo, OO s.2, v. XIV, p. 113).

È evidente che fin quando la politica ha la forza di cooptare dirigenti di società, enti, banche, stazioni appaltanti, piccole e grandi aziende partecipate, non verrà meno l’affarismo politico con tutte le illecite passioni che l’accompagnano.

Circa il progetto sociale è interessante notare come il Documento ecclesiale Giustizia e Pace, sin dal 1991 (quindi prima che esplodesse MANI PULITE), denunciasse “la nuova criminalità così detta dei “colletti bianchi”, che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita, impone tangenti a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realizza collusioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a interessi di parte.”

Contro questa “nuova criminalità DEI COLLETTI BIANCHI” si richiamavano, già a quel tempo, le coscienze sociali alla mobilitazione, condannando – almeno moralmente – tutti coloro che stavano in silenzio perché comunque trovavano comoda la collusione, il comparaggio, il silenzio complice nell’attesa di qualche sperato favore. Se quel che succede oggi ha ancora quella radice di male, evidentemente siamo di fronte ad un fallimento sociale.

La presentazione del LESSICO STURZIANO (Autori Vari, Rubbettino Editore 2014) è l’occasione per affrontare anche questi problemi dei silenzi collusivi, quanto dei comparaggi illeciti, perché le chiavi di lettura date dalla ricostruzione metodologica dell’attualità del pensiero sturziano sono essenziali per capire come costruire la società della responsabilità e della partecipazione democratica in alternativa a quella del bene privato e del male comune.

Noi del C.I.S.S. – Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo riteniamo che PROMUOVERE il pensiero di don Sturzo non possa essere il solito esercizio cattedratico, fatto un po’ così per rispolverare antiche cose, ma senza lasciarsi convincere e commuovere da queste visioni sociali e politiche.

Papa Francesco ha affermato che “Chiunque voglia predicare, prima deve essere disposto a lasciarsi commuovere dalla Parola e a farla diventare carne della sua esistenza concreta” (Evagelii Gaudium nr.150).

Noi sosteniamo che ci vuole passione per il bene comune e speranza di poter cambiare le cose che non vanno. Gli strumenti culturali ci sono, quel che occorre far rinascere è la sfida della responsabilità.


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