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Della merda (2): Strips! La Web Sit-Com di Luca Baggio
Creato il 08 aprile 2013 da Sommobuta @sommobutaTra qui pro quo, bastoni tra le ruote e boicottaggi da parte di terzi, riusciranno i gestori della fumetteria a vincere l’agognato premio?
Quando uno si crede Kevin Smith, e pensa di voler fare Clerks all'italiana senza avere né il sarcasmo, né la capacità, né lo 0,001% del talento di Smith è ovvio che il risultato sia un prodotto pessimo e inguardabile.
E Strips! (che non è Clerks) di Luca Baggio (che ovviamente non è Kevin Smith) è peggio che “pessimo e inguardabile”.
In genere non parlo mai delle cose brutte in cui (ogni tanto) mi imbatto, ma per questo capolavoro dell’horror (inconsapevole) nostrano ho voluto fare un’eccezione.
Sicuramente sarà anche tutta pubblicità nei confronti di questo prodotto, ma alle volte non è una perdita di tempo dire quando una cosa fa oggettivamente schifo.
Soprattutto perché con un po’ di accortezza in più, il risultato (comunque orrendo) sarebbe potuto essere meno avvilente.
Questa "sit-com" potrebbe farvi commettere un insano gesto...
Strips! infatti è la fiera del brutto e di come una web series non dovrebbe mai e poi mai essere realizzata. Perché se le intenzioni dei suoi creatori sono più che lodevoli, il risultato complessivo è oggettivamente triste e desolante.
E perché con le sole intenzioni non si va da nessuna parte.
Tutto, in Strips!, grida vendetta e pietà.
A cominciare dai neuroni dell’inconsapevole spettatore, che già dalle prime inquadrature, dalle prime “battute” (virgolette d’obbligo), e dalle interpretazioni degli attori, vorrebbero suicidarsi.
La location è una stanzetta tremenda che dovrebbe assomigliare e fare le veci di una fumetteria, dove se ci sono quattro albi in croce messi a casaccio per fare volume è troppo. Non regge nemmeno la scusa della voluta sciatteria per far sembrare il negozio trasandato e trascurato: è tutto davvero troppo brutto per essere “reale”, figuriamoci finto per una sit-com.
La "fumetteria"...
Qualcuno potrebbe dire che il budget “a costo zero” ha inficiato sull’intera realizzazione, ma in realtà è solo un pretesto per nascondere l’oggettiva incapacità tanto di chi ha “scritto” (virgolette d’obbligo) la “sceneggiatura” (virgolette d’obbligo), tanto di chi si è prestato come “attore” (virgolette d’obbligo).
Il comparto tecnico (ovvero la fotografia e l’utilizzo del digitale) infatti sono le uniche cose che si salvano di questa fiera del brutto.
La sceneggiatura è praticamente inesistente, e si basa su clichè e stereotipi veramente ributtanti; gli attori sono dei cani nel vero senso della parola (anzi, chiamarli cani è un’offesa alla razza canina).
Non esistono tempi comici, non esistono battute memorabili e nemmeno dialoghi folgoranti. Per non parlare dell’inesistenza registica. È tutto confuso, piatto, monotono e stereotipato.
Insomma, è tutto brutto.
Mah...
È il trionfo della mediocrità intellettuale, (tragi)comica e attoriale.
Dico trionfo, perché online la serie sta avendo e ha avuto un discreto successo.
Ma si sa che l’Italia ormai è un paese mediocre, dove il fumetto (o una sit-com orbitante questo universo) è visto come un qualcosa di scadente e dozzinale, grazie anche ad un pubblico che non capisce cose legge, figuriamoci quello che vede.
Fa male sapere che prodotti come Strips! abbiano migliaia di visualizzazioni, mentre roba come V!P sia passata nell’indifferenza generale.
Ps: un solo articolo si era meritato sul mio blog un tale titolo. Sto parlando de "Il labirinto femminile" di Marra.
Fate voi...
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