La prima reazione è stata un moto di delusione mista a quel tipico disincanto che colpisce gli italiani quando capiscono che la strada per il cambiamento è irta di ostacoli. Stiamo parlando degli architetti (e della maggior parte dei professionisti impegnati nel settore dell’edilizia) di fronte a quelli che sembrano ormai gli esiti certi a cui sembra avviato il Decreto Sblocca Italia. Che nei programmi (e negli annunci) avrebbe dovuto essere un provvedimento-pietra miliare per inaugurare una seria azione di investimenti nell’edilizia e nella politica di rigenerazione, ed invece all’interno dello stesso risulta essere scomparso persino il Regolamento unico edilizio.
Lo afferma la figura rappresentativa degli architetti in Italia, cioè il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti Leopoldo Freyrie, in una lettera aperta inviata al premier Matteo Renzi: “Il percorso altalenante dello Sblocca Italia – prosegue – è il sintomo preoccupante che, ancora una volta, la bizantina vischiosità legislativa, se non viene affrontata con la forza di un progetto chiaro e condiviso, sterilizza anche le migliori proposte”.
Rimettere mano alle città, partendo dalle periferie: secondo il rappresentante della categoria degli architetti è questa la chiave di volta e l’azione idonea al fine di creare le condizioni per riavviare il commercio, promuovere le iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali, richiamare gli investimenti, oltre ovviamente a rispondere all’esigenza dei cittadini che vorrebbero vivere in luoghi più sani e sicuri.
“Il Decreto – si legge scorrendo la lettera – poteva e doveva porre le basi per far ripartire l’economia lanciando un progetto di riuso delle città, con adeguati investimenti e norme adatte; mettendo a sistema, ed al servizio del progetto, le politiche importanti già varate o annunciate sul consumo del suolo, sui consumi energetici e la sicurezza degli edifici, sulle periferie, sulle scuole e gli asili nido, sui beni demaniali, sull’urbanistica e sui lavori pubblici, sulla tutela dei beni culturali“.
Il concetto fondamentale è il seguente: Rigenerazione Urbana Sostenibile. Secondo gli Architetti (come si legge nelle conclusioni tratte da Freyrie nella missiva) “è questa la premessa fondamentale da cui far discendere le norme urbanistiche, edilizie e dei lavori pubblici e gli investimenti”.