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Demetra, Poseidone, Ade

Creato il 30 maggio 2010 da Elton77

Demetra e Poseidone

Si

La lingua degli dei
raccontava che Poseidone perseguitava la dea Demetra con la sua brama amorosa. La dea si trasformò in una giumenta e si mischiò ai cavalli pascolanti del re Onicos. Poseidone però si accorse dell’inganno e si congiunse con lei assumendo l’aspetto di uno stallone. Da questo legame la dea partorì una figlia il cui nome non si doveva pronunciare. Però in Elefsina, nel cuore di quello che era il più importante centro del culto di Demetra, esisteva un antichissimo tempio eretto in onore di Poseidone, che ci dimostra come gli antichi Pelasgi attribuissero a Persefone (la figlia di Demetra), due padri: Zeus (sole) e Poseidone (l’acqua).

Demetra, arrabbiata ed umiliata per questa violenza di Poseidone, non sapeva come vendicarsi. Poi finalmente si purificò dalla sua ira e dalla sua umilazione nel fiume Ladone. Questi nomi che abbiamo citati non sono casuali ed ognuno di loro ha la sua spiegazione. Perché Demetra si lavò nel fiume Ladone, (in albanese Ladona)? Cosa ci dice questo? Quale è quel fiume che è in grado di lavare (purificare) la vergogna di una dea? Lo dice il suo stesso nome, che deriva dal verbo albanese laj (lavare) che è simile al verbo greco λουο (lavare), e dal nome Doun, dhunë (violenza, vergogna, offesa). Nella lingua albanese esiste l’espressione u bë dhunë, u bë rezil che si usa quando qualcuno la combina grossa e significa una grande vergogna” (se lo vogliamo tradurre letteralmente sarebbe “una grande vergogna è caduta su di lui”). Dobbiamo dire inoltre che la lettera ω del greco antico corrisponde alla lettera U della lingua albanese. Come esempio possiamo prendere le parole Δωδωνή = Doduna, Δωρενσ = Durian, ecc.

Perciò come abbiamo dimostrato, il termine Ladon = lladhun significa: (ha) lavato la vergogna (si è purificata). Il nome del re Onicos in albanese è Ojjio e questo nome in lingua albanese significa l’acqua.

Ade

Il mito di Demetra e di Persefone si collega direttamente con quello del dio dell’“altro” mondo e cioè con l’entità che si trova nelle profondità della terra e che ha due principali compiti. Primo, veglia sulle anime degli uomini morti; secondo, permette alle piante di germogliare, in quanto re del mondo sotterraneo. Questo dio si chiama Ade, e l’indiologo Max Müller collega il suo nome con la parola sanscrita Adhiti. Ma questa teoria di Muller è stata messa in dubbio da molti studiosi; fra questi anche Decharm, e con ragione, perché con la parola Adhiti, nei Veda Indiani, si definiscono molte caratteristiche: Adhiti è il cielo, Adhiti è il vento, Adhiti è il padre e la madre, Adhiti è dio di tutte e cinque le razze. Adhiti è colui che è nato e colui che deve nascere, come ci raccontano i Veda, ed è chiaro che questa parola che esprime il “tutto” è il punto di vista base della filosofia orientale e non ha nessun legame con l’Ade pelasgico.

Ora torniamo alla lingua albanese per trovare la soluzione. In greco il nome del dio è Hades. Levando il sigma (s) finale si ottiene la radice Hade che è composta da due parole. Dal verbo albanese ha (mangiare), che è una parola onomatopeica che indica l’apertura della bocca quando l’uomo cerca di divorare qualcosa e di inghiottire il cibo, e dalla parola dhe (terra). Perciò Ha + dhe (mangia + terra) = quell’elemento che ha divorato la terra, ha creato un vuoto una apertura all’interno della terra. Cioè ha mangiato la terra. Il vuoto aperto nell’entroterra somiglia molto alle grotte sotterranee. Queste grotte che iniziavano dalla superficie della terra e arrivavano fino nelle profondità indefinite dell’interno, erano considerate dagli antichi Greci come le porte di Ade (Hades). In conclusione Ade – Hade(s) – ha dhe (mangia terra).

Liberamente tratto dal libro Gjuha e perëndive dell’autore Aristidh Kola


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