DEMOLIRE E NON APPARIRE
Lanciare il sasso e nascondere la mano
Fa il santo. Si mostra estraneo ed indignato di quanto scrivono i Giornali di famiglia, quando lanciano offese e strali incredibilmente velenosi su tutti coloro che non servono il padrone (oppositori, preti, opinionisti), ma solo dopo che per giorni e giorni questi giornali hanno fatto il lavoro sporco.
Il 16 ottobre 2009, Berlusconi disse che ne avremmo visto delle belle su Mesiano, quel giudice che osò imporre alla Fininvest di pagare un risarcimento di 750 milioni di euro, alla Cir di De Benedetti, ebbene quattro giorni dopo abbiamo visto i calzini turchesi del giudice. Un filmato che ha fatto ridere tutto il mondo. La demolizione del giudice Mesiano, reo di indossare calzini di un colore “inadatto” al suo rango, fallì. Ma il giornalista che scrisse il pezzo è diventato un opinionista di grido!
Berlusconi si vide sfumare l’incontro col Cardinal Bertone a l’Aquila, niente perdonanza celestiniana, a causa di alcuni articoli pubblicati su l’Avvenire, diretto da Boffo, il quale aveva criticato la condotta, poco esemplare, di Berlusconi sulle escort e festini a villa certosa. Ebbene il 28 agosto (proprio il giorno della perdonanza mancata), Feltri aprì il suo giornale Libero, con il titolo “Il supermoralista condannato per molestie”. Un micidiale articolo contro Boffo, che il 3 settembre 2009, si dimise da direttore de l’Avvenire. Feltri fece poi marcia indietro e si scusò, ma il sasso era stato lanciato e l’effetto ottenuto. Berlusconi si “dissociò” da quanto aveva pubblicato il suo Giornale, solo dopo aver ottenuto lo scopo.
Il 31 dicembre 2006 il Giornale attacca Fassino. Usci il Titolo “Fassino a Consorte: siamo padroni di Bln”, ma il 24 dicembre l’imprenditore Fabrizio Favata aveva portato ad Arcore, la cassetta della telefonata in cui l’allora leader del Ds avrebbe detto al presidente dell’Unipol “abbiamo una banca?”. Ora Favata è agli arresti domiciliari, ma la campagna al veleno di Feltri, partì immediatamente e durò per tutto il tempo della campagna elettorale. Lo scopo era stato raggiunto, colpire duramente ai fianchi l’opposizione.
Nell’agosto 2009 Berlusconi telefonò a Marrazzo, e gli disse di aver visto un video girato su di lui a casa di trans. Il video l’aveva Signorini, il direttore di “Chi” (Mondadori). Consigliò a Marrazzo di fare la cosa più bastarda che potesse fare, pagare e comprare il video. Marrazzo lo fece (da stupido) pagò ma finì sui giornali e tv, e ovviamente si dimise. La telefonata preventiva, apparentemente amichevole, dimostra che Berlusconi è al corrente di tutto, e fa uso dei propri mezzi, giornali e tv, per raggiungere i suoi obiettivi: annientare il nemico.
E ora Fini, l’odiato partner, reo di tradimento e causa del divorzio pidiellino. A suo tempo, nell’agosto 2009, fu dileggiato dai giornali di fede berlusconiana, che avanzarono sospetti su notti “a luci rosse” di ex aennini in calore e con la sparata di una notizia (questa volta vera), del contratto da un milione di euro con la Rai della suocera, la signora Frau, mamma di Elisabetta Tulliani.
E ora con la casa a Montecarlo e la Rai. Alla fine otterrà il suo scopo e Fini dovrà dimettersi.
Ma il cavaliere si tira sempre fuori, si dichiara estraneo, addirittura, nel 2009, ipocritamente, chiamò Fini per scusarsi, quando “Striscia” rivelò in video la love story tra Gianfranco ed Elisabetta, in felice attesa. A Ricci costò una reprimenda, ma il futuro socio del PDL predellinico era stato macchiato di gossip. Adesso anche di fango.
Chi osa opporsi al “Cesare” resta bruciato. Ma le malefatte, le corruzioni, gli acquisti di case con l’inganno (vedi Arcore), le frodi fiscali e via dicendo, commesse dal papi, sono fiorellini delicati che non si possono toccare. Sappiamo che se la stampa, quella che non è serva del Cesare, ne parla, è una stampa sovversiva, comunista, complottista, disfattista, bugiarda e che non rispetta la volontà popolare.