Berlusconi lo ha detto: “Scajola ha sbagliato a dimettersi, è un brutto colpo per il governo”. Non solo per governo, diremmo, ma anche per la politica dell’impunità condotta a suon di “dimissioni mai”, con cui il Capo cerca da secoli di avvalorare il complotto della pluto-demo-catto-massonico-comunista magistratura. E anche se la magistratura nel caso specifico c’entra nulla (Scajola non è infatti indagato), le colpevoli di tutto sono sempre loro, le toghe rosse. Secondo noi Scajola ha seguito un semplice ragionamento: “se non sono indagato perché non dimettermi? faccio una figura della madonna e non rischio nulla”. Detto. Fatto e a Silvio questa cosa non è proprio andata giù. Ma non sono trascorse che pochissime ore e la magistratura, da molto tempo silente, ha ridato un segnale di esistenza in vita. Addirittura quella romana (nota per le sue imbarazzanti “chiusure di entrambi gli occhi”), ha iscritto nel registro degli indagati Denis Verdini, onorevole, coordinatore ed eminenza grigia del Pdl, accusato di corruzione. Apriti cielo. Verdini, che ha scarpinato tutto il Mugello con Giuliano Ferrara, è un uomo con “le palle”. “Vogliono mozzarmi la testa – dice – e io col cazzo che li lascio fare”. Pur essendo un individuo fondamentalmente rozzo, a volte cerca di fare il “signore”, anche lessicalmente, ma non gli riesce anzi, la sua truculenza è degna del migliore Richelieu. “Basta con questa follia, con questo sputtanamento, con questi processi mediatici”, dice il Denis aggiungendo che le dimissioni “Non ho né l’abitudine né la mentalità per darle”. Capito? Per dare le dimissioni occorre averne la mentalità, che deve essere quella cosa che gli esponenti della sinistra italiana posseggono evidentemente fin dalla nascita, questione di dna. Verdini indagato e Berlusconi parla di complotto. È un refrain che si ripete sempre più spesso e chissà dove porterà se, come sembra, da un’agenda ritrovata per caso spuntassero fuori nomi di altri ministri. In quel momento Silvio mobiliterebbe l’esercito delle 12 Scimmie per evitare un colpo di stato orchestrato ai suoi danni. Il problema è che, per una volta, Fini e Bossi si trovano dalla stessa parte della barricata anche se per ragioni di fondo diverse. “Nessun complotto”, hanno detto i due fratelli-coltelli a proposito dell’indagine su Verdini e mentre, con ogni probabilità, Fini lo dice che assestare un altro piccolo colpo al fegato di Silvio, Bossi si frega le mani pensando alla possibilità di trangugiare un altro ministero; il baluba Umberto ci ha davvero preso gusto, a governare da Roma. Ma il meglio di sé Verdini lo da quando confessa il suo amore sviscerato per Berlusconi del quale sente palesemente la vicinanza e con il quale andrebbe ovunque: “Sono disposto anche a fargli da cameriere”, ha detto Verdini. A noi risulta che lo abbia sempre fatto…
Magazine Società
Denis Verdini: “Io dimettermi? Boia chi molla”.
Creato il 06 maggio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Berlusconi lo ha detto: “Scajola ha sbagliato a dimettersi, è un brutto colpo per il governo”. Non solo per governo, diremmo, ma anche per la politica dell’impunità condotta a suon di “dimissioni mai”, con cui il Capo cerca da secoli di avvalorare il complotto della pluto-demo-catto-massonico-comunista magistratura. E anche se la magistratura nel caso specifico c’entra nulla (Scajola non è infatti indagato), le colpevoli di tutto sono sempre loro, le toghe rosse. Secondo noi Scajola ha seguito un semplice ragionamento: “se non sono indagato perché non dimettermi? faccio una figura della madonna e non rischio nulla”. Detto. Fatto e a Silvio questa cosa non è proprio andata giù. Ma non sono trascorse che pochissime ore e la magistratura, da molto tempo silente, ha ridato un segnale di esistenza in vita. Addirittura quella romana (nota per le sue imbarazzanti “chiusure di entrambi gli occhi”), ha iscritto nel registro degli indagati Denis Verdini, onorevole, coordinatore ed eminenza grigia del Pdl, accusato di corruzione. Apriti cielo. Verdini, che ha scarpinato tutto il Mugello con Giuliano Ferrara, è un uomo con “le palle”. “Vogliono mozzarmi la testa – dice – e io col cazzo che li lascio fare”. Pur essendo un individuo fondamentalmente rozzo, a volte cerca di fare il “signore”, anche lessicalmente, ma non gli riesce anzi, la sua truculenza è degna del migliore Richelieu. “Basta con questa follia, con questo sputtanamento, con questi processi mediatici”, dice il Denis aggiungendo che le dimissioni “Non ho né l’abitudine né la mentalità per darle”. Capito? Per dare le dimissioni occorre averne la mentalità, che deve essere quella cosa che gli esponenti della sinistra italiana posseggono evidentemente fin dalla nascita, questione di dna. Verdini indagato e Berlusconi parla di complotto. È un refrain che si ripete sempre più spesso e chissà dove porterà se, come sembra, da un’agenda ritrovata per caso spuntassero fuori nomi di altri ministri. In quel momento Silvio mobiliterebbe l’esercito delle 12 Scimmie per evitare un colpo di stato orchestrato ai suoi danni. Il problema è che, per una volta, Fini e Bossi si trovano dalla stessa parte della barricata anche se per ragioni di fondo diverse. “Nessun complotto”, hanno detto i due fratelli-coltelli a proposito dell’indagine su Verdini e mentre, con ogni probabilità, Fini lo dice che assestare un altro piccolo colpo al fegato di Silvio, Bossi si frega le mani pensando alla possibilità di trangugiare un altro ministero; il baluba Umberto ci ha davvero preso gusto, a governare da Roma. Ma il meglio di sé Verdini lo da quando confessa il suo amore sviscerato per Berlusconi del quale sente palesemente la vicinanza e con il quale andrebbe ovunque: “Sono disposto anche a fargli da cameriere”, ha detto Verdini. A noi risulta che lo abbia sempre fatto…
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