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Dentro un viaggio

Da Soniab

Con questo racconto ho partecipato al Concorso Montesilvano scrive 2012. Rientrato tra i primi 50, oggi non compare tra i 24 finalisti. Posso però condividerlo con voi che seguite il blog. Buona lettura!

C’è un’energia dentro ognuno di noi, che nasce e cresce, si alimenta di tutto ciò che è fuori, che è oltre noi stessi.   Ha bisogno degli altri, di ulteriori visioni, sensazioni e scambi.   Una sete, una fame, desiderio.

Gaia la sentiva muoversi e agitarsi. Quella forza voleva esprimersi, prenderla per mano e renderla compagna di viaggio.   Era la Conoscenza.   Era la voglia di scoprire e spostarsi.   Sta volta però si presentava in un momento in cui Gaia avrebbe solo voluto allontanarsi da tutti. La fuga.   Ma anche la fuga restò affascinata dallo spirito della Conoscenza, la vedeva come possibilità più vicina per perdersi nel mondo.   La valigia aperta nella stanza in disordine, gli abiti sparsi sul letto. I raggi di quel caldo pomeriggio estivo colpivano gli oggetti conferendo ad ognuno un’aura particolare.   Uno dopo l’altro, Gaia selezionò e infilò i vestiti da portare nella valigia, segnata dai vari spostamenti di una vita. C’era ancora attaccato il cartellino dell’ultimo aeroporto in cui era passata, lo strappò e lo fece cadere sul pavimento.

La valigia è dentro di noi.   Il viaggio è dentro di noi.   Scegliere di farlo da soli poi, ha tutto un altro sapore.

Gaia amava quell’adrenalina che saliva poco prima della partenza, curiosità mista a paura. Le gambe che tremano come quelle di un acrobata, consapevole della difficoltà in cui si trova ma anche dell’eccezionalità della sua prova.   La soddisfazione del mettersi in gioco vince su tutto.   Se poi ce la fai, il calore che abbraccia l’anima è qualcosa di inspiegabile.   La solitudine.   Gaia non la temeva, in quel momento addirittura la cercava, ne sentiva l’esigenza.   Sola aveva affrontato sempre ogni cosa. Ce l’avrebbe fatta anche sta volta.   Anzi, come sempre avrebbe trovato degli ottimi compagni d’avventura.   Perché non esiste un vero viaggio in solitaria.  

Lingue, culture, abitudini diverse si sarebbero mischiate alle sue, per qualche tempo le avrebbe condivise, studiate, scelte e fatte proprie. Quanti volti incrociati in viaggio sarebbero diventati speciali.   Amici che, per le solite stranezze della vita, avrebbero messo meno tempo di quelli che conosceva da anni, a conquistarsi la a maiuscola.

Non si è mai da soli in viaggio.

Il primo compagno è lo spazio, la realtà intorno, con i suoi colori, profumi e gusti.   Il cibo. Esso è una delle prime cose che si cerca. Un mondo da scoprire, naturalmente quello del posto. Gaia sapeva che al di là dei confini italiani, l’unico imperativo era sperimenta, e per il cibo valeva ancora di più.

Viaggiare per terre infinite, negli occhi della gente, nelle case sconosciute, tra sorrisi e incoraggiamenti stranieri e nello stesso tempo così familiari, è un viaggio negli altri, è un viaggio dentro se stessi. Perché sono proprio gli altri a permetterci di scoprire parti di noi nuove o dimenticate.

La città che ti accoglie è come una persona, diffidente o estremamente coinvolgente.

Gaia salì sulla torre di Carfax, scalino dopo scalino arrivò in cima e la veduta di tutta la città non la lasciò indifferente. Mentre il vento le scompigliava le ciocche bionde, i suoi occhi cercavano di catturare tutti i particolari.   Oxford era il gotico all’estremo, potrebbe esprimere la parte più scura di ognuno di noi.   Era il buio dell’anima che vaga come un fantasma che ha perso la sua persona, che ha perso chi ama.   Era il cielo grigio, plumbeo che solo talvolta vede affacciarsi su di esso il sole.   Oxford era come una poesia che si ha dentro, come la lacrima non espressa.   Oxford era la ricerca tra le guglie, i campanili, i portici, i vicoli, era la ricerca della propria strada, quella che in realtà tentava di mostrarsi da tempo.   Oxford doveva essere la fuga, la rottura, un momento solo suo invece era riappropriazione. Un posto così triste per certi aspetti, così oscuro che non concedeva consolazione, anzi a volte spaventava Gaia. Le faceva desiderare l’abbraccio del sole, non della neve.

Gaia cercava il fondo, l’estremo, la solitudine reale ed era questa, ce l’aveva.

Aveva bisogno di una tale situazione per riscoprirsi, per capire quanto ancora di vivo ci fosse per lei, per conoscere le sue capacità.

Era importante per continuare il viaggio più importante, quello della vita.

Non era semplice perché in cima alla torre di Carfax aveva sentito di nuovo quella sensazione di non appartenenza, non mancanza di niente e di nessuno.

C’era ancora da scavare in quel vuoto, c’era ancora tanto da cercare o forse, solo percepirlo, con la consapevolezza che ci sarebbe stato sempre.   Ma c’era anche altro…

Il viaggio si compie in un altrove, in posti che non si conoscono come in noi stessi.

Dentro un viaggio c’è tutto ciò che già conosci, misto a infinite possibilità che queste hanno di darsi.   Dentro un viaggio c’è l’esperienza, il valore supremo della vita.


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