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Denunci la violenza e ti accusano di bigottismo!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

L’azienda non si è scusata, anzi addirittura, nonostante le polemiche e il dubbio gusto della pubblicità, ha premiato il “creativo” che ha un nome: Stefano Antonelli.
Il “creativo” con l’appoggio della stampa ha accusato le donne e gli uomini che non hanno gradito la pubblicità, di essere bigotti, perché ” gli omicidi sono all’ordine del giorno”. E allora siccome sono all’ordine del giorno dobbiamo fomentarli e rappresentarli in chiave ironica?
Non dovremmo invece sensibilizzare contro la violenza di genere affinché questi femminicidi non si ripetano?
L’opinione del castigamatti riflette l’opinione culturale secondo la quale ammazzare una donna rientra nell’assoluta normalità. Perché è “bigotto pensare al femminicidio”. Infatti meglio non pensarci e riderci su,  che sarà mai, e magari stimolarci con un bel vibratore o trovarci un fidanzato come ha scritto chi si è alleato all’ideatore della campagna, contro le “acide” “represse” e “isteriche” che siamo. Ah dimenticavo, pure misandriche. Perché opporsi ai modelli stereotipati e preconfezionati che ci relegano all’assoluta sottomissione ora è diventato un sintomo dell’odio nei confronti di tutto il genere maschile.
Ma l’Antonelli per giustificarsi dichiara che:

  1. “voleva ammazzare lo sporco”. La donna quindi è sporca?
  2.  “l’ombra sul muro non è un coltello”. Infatti gli assomiglia per casualità.
  3. Ci siamo ispirati a CSI e i film dell’orrore”. “Così fan tutti”, lo abbiamo sentito molte volte come scusante.
  4. “Nella prima versione dei manifesti era una donna a uccidere un uomo”. Quindi dovremmo accettarle tutte e due? Sei sicuro che ci piace di più lo stereotipo della donna-killer sessualizzata per renderla più conforme al ruolo di malvagia? non è anche questo un simbolo della cultura patriarcale che associa la tentazione femminile al male?
  5. “Abbiamo invertito i ruoli per evitare di legare il prodotto a una caratteristica femminile”Infatti solo in un paese incivile, retrogrado e sessista come il nostro si può pensare di dare in mano uno straccio ad un uomo per pulire le tracce della partner uccisa piuttosto che daglielo per aiutarla a fare i mestieri di casa.
  6. “la versione maschile era più morbida e non è chiaro l’omicidio”. Talmente morbida che è risultata perfino più offensiva della prima con la donna nuda a gambe divaricate, rappresentata come un oggetto nel modo più degradante possibile.
  7. “Non abbiamo usato né sangue né armi, è un messaggio tutto sommato dolce”. Veramente molto tenero e romantico.

Abbiamo visto culi, tette, fighe di ogni tipo affianco a prodotti, senza alcun nesso logico, sui manifesti ma mai una cosa simile. Nemmeno immaginavamo che si potesse scendere così in basso.
E’ assurdo che un’azienda, nonostante la violenza dell’immagine e le polemiche, dichiari geniale l’idea del “creativo” comunicando a mezzo stampa che continuerà a diffondere i poster anche in versione maxi sulle stazioni dei treni.
Credo fermamente che questo sia purtroppo permesso dalla mancanza di una legge che tuteli le donne dalla simbologia sessista e misogina perpetrata dalle aziende e dalle agenzie pubblicitarie.
In un altro Paese avrebbero bloccato la campagna già prima della sua diffusione, ma probabilmente non sarebbero arrivati nemmeno a pensarla. Qui invece non solo un’azienda non porge le sue scuse ma dichiara a mezzo stampa di non voler ritirare la campagna. Tutto ciò è assurdo, incivile.



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