Ormai diventa sempre più facile cadere in un disturbo dell’umore.
La depressione fa parte dei disturbi dell’umore, insieme ad altre patologie come la mania e il disturbo bipolare. Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L’episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l’adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi (Wikipedia).
Essa rappresenta una delle modalità affettive con cui l’uomo si relaziona col mondo e gli permette di superare le frustrazioni, le delusioni e le perdite. Ogni cambiamento, in quanto tale, è perdita di qualche cosa di noto e avventura dell’ ignoto e quindi comporta sentimenti di depressione per la perdita e di ansia per l’ignoto. Vivere significa affrontare continuamente cambiamenti, è quindi sempre presente il rischio di passare dalla depressione fisiologica alla depressione patologica.
Il DSM IV dice che:
Disturbo depressivo maggiore: ll disturbo depressivo maggiore si caratterizza da uno stato emotivo di grande tristezza e apprensione, da sensi di colpa, abulia (vedi glossario), isolamento sociale, insonnia o ipersonnia, alterazione del livello di attività (nella direzione di un rallentamento psicomotorio o dell’agitazione), perdita di appetito e conseguente calo ponderale, oppure aumento dello stesso e incremento del peso, perdita del desiderio sessuale, mancanza di energia, stanchezza, concezione di sé negativa, autobiasimo, autoriprovazione, autosvalutazione, sensazione che nulla abbia più valore, perdita di interesse nei confronti delle attività che si svolgevano precedentemente, incapacità di provare piacere per qualunque attività, pensieri di morte o di suicidio.
Sulla definizione di depressione si sono espressi molti studiosi, Freud, Breuler e altri, e scritte moltissime opere. Ma centriamo il senso di questo articolo dicendo che:
La chiave della depressione è la perdita di un affetto. Il soggetto depresso percepisce se stesso, la propria vita, la realtà circostante secondo una trasformazione peggiorativa che colora tutto di qualità spiacevoli e dolorose. La qualità di vita, o meglio, l’’esistenza del depresso si svuota di significato e di interesse, è vissuta nella solitudine, la morte è vista come liberatrice. Esso cambia i parametri del tempo e dello spazio ,cioè il modo di essere nel mondo. Il peso del passato si dilata, pochi atti del passato delineano tutta la storia personale e pensando che il proprio vissuto sia stato in parte negativo, quindi, c’è una sorta di paralisi che non vuole far affrontare la vita attuale, la nostalgia è dolorosa, il futuro inaccessibile, sbarrato, non c’è più progettualità, il presente si contrae, diventa immodificabile. Il luogo o spazio in cui si vive è ristretto, chiuso, angusto, vuoto, immobile, gli oggetti diventano irraggiungibili; ci si sente lontani dentro e non capiti.
Come detto, i sintomi del lutto fanno parte della depressione minore, cioè non ha gravi conseguenze; i sintomi persistono per un periodo più breve di due mesi e sono spesso caratterizzati da una marcata incapacità funzionale, preoccupazione morbosa con senso di mancanza di valore, ideazione suicida, sintomi psicotici o ritardi psicomotori. Il lutto può essere però provato, non necessariamente per la morte di una persona cara, anche in occasione di importanti separazioni che riguardano diversi aspetti della vita, sia interni che esterni.
Le separazioni da persone, forse, sono quelle più dolorose e perciò si cade più facilmente in uno stato depressivo, malinconico.
Oggi i nuovi disagi invisibili sono quelli legati all’assenza di relazioni: anziani e malati sempre più lasciati soli e ‘dimenticati’ dalla collettività. La povertà dunque non è solo non avere abbastanza soldi per vivere ma anche non avere abbastanza legami con gli altri. Ne è convinto Don Virginio Colmegna tra i redattori del V Redattore Sociale di Milano.
Quanto affermato da Don Virginio Colmagna è più manifestato nel periodo estivo, dove le città si svuotano e gli anziani e i malati vengono lasciati sempre più soli, quindi questi soggetti cadono più facilmente in uno stato depressivo per mancanza di relazioni.
Consiglio: cercate di non lasciare sempre più soli, soprattutto in questo periodo, tutti quei soggetti che sono tendenzialmente più fragili e che cadono più facilmente in uno stato di depressione.