A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma
I sintomi della depressione sono classificabili in quattro categorie di disturbi che interessano: la sfera emotiva-affettiva, la sfera neurovegetativa, psicomotoria e motivazionale.
Per quanto riguarda l’affettività essa risulta compromessa, nel senso di una deflessione dell’umore (disforia) che assume connotazioni variabili da soggetto a soggetto, secondo le modalità espressive, l’età, il sesso, la cultura. Nella fase acuta il disturbo dell’umore si manifesta come profonda tristezza, perdita più o meno totale di slancio, disperazione, sentimento pervasivo di catastrofe. Il dolore psichico è spesso così profondo da superare qualunque altro tipo di sofferenza.
Il suicidio rappresenta un tentativo di trovare sollievo a questo persistente tormento psichico e la morte può essere avvertita come un conforto.
L’ideazione suicidaria è presente nei due terzi dei pazienti. Il tasso di mortalità per il suicidio varia tra il 2-15% per i soggetti con disturbi dell’umore e tra il 15-20% tra i pazienti ricoverati (Oquendo et al. 2004).
Solo nei casi più gravi le condotte autolesive vengono programmate e messe in atto. Il rischio di suicidio deve sempre essere preso in considerazione, soprattutto in quei pazienti che già hanno tentato gesti autolesivi o che hanno una familiarità positiva per suicidio.
La compromissione delle prestazioni, la consapevolezza della propria anafettività conducono la persona depressa all’autosvalutazione, al disprezzo di sé, alla convinzione della propria indegnità e ai sensi di colpa. Il futuro appare privo di speranza ed il passato vuoto ed insignificante. I sentimenti negativi verso sé stessi sono legati ai sentimenti di disforia, ma hanno la particolarità di essere unicamente rivolti verso sé stessi.
Si manifestano con uno scarso apprezzamento delle proprie capacità, con il mancato riconoscimento del proprio valore e con una diminuzione dell’autostima.
In alcuni casi il contenuto del pensiero può assumere toni deliranti con tematiche di colpa e di rovina; altre volte possono essere presenti fenomeni dispercettivi, principalmente allucinazioni uditive a sfondo autodenigratorio. L’ umore è orientato verso la tristezza ed il pessimismo, completamente “impermeabile” agli accadimenti esterni; viene persa la capacità di provare emozioni e di avvertire le sensazioni piacevoli (anedonia).
In molti individui con disturbo depressivo l’esasperata percezione del dolore si accompagna all’incapacità di esperire le normali emozioni. Le persone possono perdere la capacità di piangere.
Tutto appare senza significato, le persone care non suscitano più alcun sentimento e ciò rappresenta un motivo di ulteriore abbattimento.
Per quanto riguarda invece l’aspetto neurovegetativo i pazienti con forme meno gravi spesso si lamentano di malanni fisici come cefalea, gastralgie, dolore precordiale, in assenza di malattia fisica. Tra i sintomi vegetativi è frequente la riduzione della libido. Nell’uomo i sintomi più spesso riferiti riguardano la difficoltà di erezione fino all’impotenza e più raramente eiaculazione precoce. Nella donna prevale la frigidità.
Spesso compaiono riduzione di appetito e sintomi gastrointestinali. L’interesse per il cibo diminuisce gradualmente e i pazienti lamentano secchezza delle fauci, bocca amara e gonfiore addominale. La riduzione dell’apporto di cibo può avere gravi conseguenze che vanno da un marcato dimagrimento a stati di malnutrizione a squilibri elettrolitici. Meno frequente è l’iperfagia con aumento di peso, favorito anche dalla diminuzione dell’attività motoria.
I disturbi del sonno sono molto frequenti: insonnia (difficoltà ad addormentarsi, sonno agitato, risvegli precoci) oppure da ipersonnia (bisogno irrefrenabile di dormire), perciò l’individuo depresso trascorre la maggior parte della giornata a dormire. la persona si sveglia più volte durante la notte, in particolare nelle prime ore del mattino.
Il tentativo di superare il problema assumendo alcool o psicofarmaci ipnoinduttori, può inizialmente avere successo ma alla fine porta ad un aggravamento dell’insonnia ( effetto rebound). I soggetti depressi giovani lamentano talvolta ipersonnia e difficoltà di svegliarsi al mattino: persone con disturbi d’ansia si risvegliano precocemente mentre individui depressi richiedono un tempo superiore per l’addormentamento.
Da un punto di vista psicomotorio,nonostante la depressione possa talora presentarsi con agitazione (logorrea, irrequietezza…), il rallentamento psicomotorio è il sintomo più frequentemente osservato. Possono essere presenti una serie di segnali: povertà di movimenti spontanei, atteggiamento dimesso con sguardo triste, eccessiva stanchezza, fluidità e facilità di linguaggio ridotte e aumentata latenza di risposta, sensazione soggettiva che il tempo scorra piano o si sia fermato, scarsa concentrazione e difficoltà di memoria e ruminazione di pensiero con fissazione su pochi argomenti di solito spiacevoli.
Riguardo, infine, i sintomi motivazionali riportano a difficoltà a livello della motivazione: il depresso mostra indecisione e incapacità di fare anche le più piccole scelte poiché è a conoscenza di ciò che si dovrebbe o vorrebbe fare ma non prova il desiderio, lo stimolo interiore per realizzarlo.
Il soggetto depresso sfugge infatti da attività costruttive e dal fronteggiare una difficoltà anche minima (scarsità di motivazione, capacità di pianificazione e rallentamento motorio): gli ostacoli non superati ed i problemi non risolti diventano così insormontabili e la persona può sentirsi talmente sovrastata da essi ed inerme da vedere nel suicidio l’ unica via di fuga.
Il disturbo depressivo può esordire a qualunque età, con una età media intorno ai 25 anni e con differenti modalità: a volte si sviluppa lentamente nel giro di settimane o mesi ed inizia con una lieve astenia, difficoltà di concentrazione, insonnia ma permettendo tuttavia un discreto funzionamento in ambito sociale e lavorativo. Con il progredire della sintomatologia depressiva si accentuano poi i sintomi vegetativi con maggiore compromissione del sonno, dell’appetito e della libido. In altri casi soprattutto quando l’esordio depressivo fa parte di un disturbo bipolare, l’esordio può essere brusco e improvviso. Il periodo di stato dell’episodio depressivo ha una durata variabile: da settimane a oltre anno, con una media di 4-6 mesi. Il decorso spontaneo della malattia prevede, dopo la fase di esordio e di stato, una fase di risoluzione.
In circa il 10-15% dei casi l’episodio depressivo può protrarsi oltre i due anni.
Se riscontrate anculi di questi sintomi che perdurano interferendo con il normale svolgimento dell’attività lavorativa, contattate uno specialista: chiedere aiuto è il primo passo per uscire dall’immobilismo in cui la depressione ci imprigiona.
(Ultimo articolo pubblicato “Iperventilazione e disturbi d’ansia: respirare male induce i sintomi del panico” )
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