“DEMARCHIA”. Un termine poco conosciuto per indicare una forma di democrazia alternativa a quella elettiva in cui lo Stato è governato da cittadini scelti a sorteggio (Wikipedia, articolo scritto da Fela Winkelmolen un giovane che ha pure creato un blog sull’argomento www.demarchia.info).
Per la prima volta di demarchia ne parla il filosofo Friedrich von Hayek, mentre John Burnheim è il primo a indicare una forma di governo selezionata tramite sorteggio, definendo in modo preciso una sua possibile realizzazione. L’idea è stata tirata fuori da Michele Ainis, Professore Ordinario di Diritto Pubblico alla facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre, nel suo pezzo intitolato “Per una politica meno distante occorre una Camera dei cittadini”, pubblicato il 2 gennaio 2012 dal Corriere della Sera. La curiosa proposta ha scatenato immediate reazioni. Giovanni Sartori e Luciano Violante dalle stesse pagine del Corriere, , hanno a loro volta contrastato le tesi di Ainis il quale ha replicato ribadendo e spiegando ancora le ragioni. Noi di PoliticaPrima vogliamo cogliere la proposta nella sua essenza e originalità per dare un contributo al dibattito politico, rivolgendo la nostra attenzione verso ogni iniziativa che possa migliorare il rapporto tra cittadini e la Politica. Le rilevazioni sulla fiducia verso i partiti e la politica è al precipizio e i dati non sono mai stati così in basso dai tempi di mani pulite. La furia dell’antipolitica verso un sistema ritenuto lontano, nemico e sentito come tale non può che fare male. Alla Politica, ai partiti e al Paese intero. Ma torniamo alla proposta. Una Camera dei Cittadini, una sede di rappresentanza degli esclusi – i giovani, le donne, i disoccupati, (ne ha parlato Carlo Calenda sul Foglio del 29 dicembre) formata per sorteggio, in modo da riflettere il profilo socio-demografico del Paese con funzioni di stimolo e controllo sulla Camera elettiva. Diminuirebbe, così, il potere delle segreterie politiche, e la rappresentanza tornerebbe al suo più autentico valore. Ci pensate che rivoluzione? Come sarebbe diverso tutto e come tutti ci sentiremmo più vicini ai palazzi del potere, poter vedere un giorno un cittadino qualunque uno di noi tra gli “eletti”? Sarebbe così assurdo? Proprio no. Il metodo del sorteggio viene già attuato, per esempio, nella composizione delle giurie popolari in Corte di Assise per comporre il collegio giudicante, 6 titolari e 4 supplenti più due magistrati, per fatti anche gravissimi. Dagli elenchi predisposti dai comuni e aggiornati annualmente vengono estratti a sorte un certo numero di cittadini “normalissimi” che, spesso, senza alcuna esperienza né preparazione giuridica svolgono questa importate e delicata funzione pubblica. Nella democrazia ateniese le cariche erano a rotazione e i governanti provvisori. Aristotele diceva che l’elezione è tipica delle aristocrazie, il sorteggio delle democrazie. E un esempio di democrazia diretta riguarda l’istituto del “recall”, funziona in Canada e negli Stati Uniti, consiste nella revoca anticipata dell’eletto immeritevole. Pensate come sarebbe bello per i cittadini avere la possibilità di revocare un “onorevole” che non fa il suo dovere o che non svolge con serietà e correttezza il suo mandato. Insomma, Michele Ainis, ha il grande merito di centrare il cuore del problema politico dell’Italia. Che è la disaffezione dilagante e il sentimento “anti” degli italiani. Le sue proposte, provocatorie e non, come quella di limitare il mandato degli eletti a due legislature (succede negli USA per il suo Presidente) sono, nello stesso tempo, rivoluzionarie, ma anche di facile attuazione. I partiti, se vogliono veramente il bene del Paese e svolgere il ruolo a loro assegnato dalla Costituzione, avviino sul serio un ripensamento profondo. Si aprano ai cittadini, li coinvolgano nelle scelte attraverso metodi di vera e sana partecipazione. Tutto il resto è una politica malata. Un passato che i cittadini rifiutano.
fonte: www.politicaprima.com