Magazine Cinema
(Detachment)
Tony Kaye, 2011 (USA), 97'
uscita italiana: 22 giugno 2012
voto su C.C.
Henry Barthes (Adrien Brody) è un supplente, forse il migliore dello stato. La sua è una scelta di vita: non accetta un posto “fisso” perché dopo anni di professione ha maturato una visione disincantata del ruolo dell'insegnante, convinto che il suo compito consista solo nell'evitare che i ragazzi si ammazzino tra loro durante il tempo nel quale li controlla. Questa apatia ha radici negli sfocati ricordi di un'infanzia infelice e si alimenta della sua vita miserabile; l'ennesima fermata in un liceo di periferia e l'incontro con una giovanissima prostituta da salvare (Sami Gayle) proveranno a stravolgergli la vita.
Sono passati anni da American History X ma la visione del mondo di Tony Kaye sembra non essere cambiata affatto, almeno non in un modo che potremmo definire "positivo". Negli occhi di Adrien Brody, giustamente cristallizzato dalla sua studentessa Betti Kaye come uomo senza volto in un'aula vuota, c'è una insostenibile tristezza e un'assenza di vitalità tali da togliere il fiato, che incarnano nella visione del regista britannico l'essenza di un'intera generazione. Il sistema scolastico (pubblico) americano si trasforma in perfetto palcoscenico per mettere in scena l'apocalisse targata Kaye: professori eroici perennemente dileggiati da alunni e genitori, strutture cadenti, lo spettro di interessi economici che condizionano iscrizioni e finanziamenti, tutto congiura contro l'utopica visione dell'insegnante in missione per salvare le anime (se non i cervelli) dei suoi studenti. Ecco dunque giustificato l'atteggiamento del prof. Barthes, che si difende con l'ostentata precarietà dal pericolo di affezionarsi in qualche modo alla gioventù bruciata con la quale ha a che fare ogni giorno, pur essendo attratto dalla possibilità di riuscire a cambiare in qualche modo la sua esistenza infelice, magari rivelandosi un padre (migliore di quanto non fosse stato il suo) per una ragazzina abbandonata dalla vita. Kaye regala momenti di Cinema altissimo, affidandosi al contrappunto tra lugubri disegni animati ed istantanee dalle disavventure dei protagonisti; una prima visione non è sufficiente per apprezzare tutti i numerosi messaggi più o meno espliciti nascosti tra le pieghe della storia e soprattutto nell'accurato montaggio col quale le sequenze sono confezionate – merita di essere citata la scena in cui la violenta invettiva di un professore che si sta licenziando si fonde con le immagini di un'adunata nazista proiettate da un collega in un'altra aula.
Mentre l'interpretazione di Brody si rivela semplicemente perfetta, l'eccellente cast di supporto (tra gli altri figurano James Caan, Lucy Liu, William Petersen, Tim Blake Nelson e Blythe Danner) non ha modo di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, relegato spesso a cornice per le vicende del protagonista. Paradossalmente Kaye affida ad un enorme cliché (la ragazza salvata dalla strada che si rivela dolce, sensibile e premurosa) la responsabilità di gettare un flebile fascio di luce su questa storia desolante; la scelta, che dato il contesto sembra una provocazione, funziona però solo in parte conducendo ad un epilogo confuso ed ambiguo. Soffocato da pessimismo a volte indigesto, Detachment offre un ritratto tagliente dei nostri tempi, utilizzando il contesto scolastico come privilegiato punto di vista dal quale giudicare l'umanità con sempre minor benevolenza. Pur non sposando completamente la visione del barbuto profeta Kaye, possiamo comprenderne l'urgenza. E apprezzare un film che non ha nulla di banale. Apocalittico.
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