Finalmente anche l'Albertone Nazionale nel mio blog!
Un'assenza colpevole della quale ero stanco di biasimarmi. Un esordio che ho voluto col botto (miglior attore ai David ed anche a Berlino), un Capolavoro del genio di Nanni Loy che da tempo mi promettevo di rivedere. Film che ho scoperto essere poco noto, non tanto quanto merita, tra i miei interlocutori più giovani in particolare, ma su questo torno dopo, sulle conclusioni.
Sordi interpreta un personaggio dal cognome emblematico: Giuseppe Di Noi, uno che potrebbe essere chiunque. Geometra, vive da quasi sette anni in Svezia dove ha trovato successo professionale, amore e figli. E' il ritratto della felicità quando, concluso un ricco contratto, torna in Italia per una breve vacanza con la famiglia, sul tetto della volvo una barchetta e al traino una roulotte. Alla frontiera italiana lo invitano a scendere dalla macchina ed entrare negli uffici per una "formalità", solo che lo faranno uscire dal retro senza nemmeno avvisare la moglie e trascinato su una gazzella della polizia ammanettato si ritroverà a San Vittore arrestato, perquisito in ogni orifizio corporale e pure sbattuto in isolamento come un pericoloso criminale!
Una situazione spaventosa, l'inizio di un calvario, anche per la povera moglie che con quell'autotreno di veicolo e i 2 bambini seguirà tutta la vicenda, rincorrendo il marito prima a Milano, poi a Roma ed infine nella provincia di Salerno, nei vari carceri dove il povero Giuseppe, impossibilitato a comprendere il perché dell'arresto e del trattamento a lui riservato, sarà trasferito. Poco prima dell'arrivo a Salerno le prime notizie: accusato di omicidio colposo preterintenzionale di un cittadino tedesco, tale Franz Kaltenbrunner. - E chi è? - si chiede - forse quel tedesco (durante la guerra) che mi riempì di botte, sarà morto per la stanchezza? - santidei, quando dice questa battuta che riporto più o meno fedelmente, con quella faccia pesta e tragica, avevo le lacrime agli occhi! Non vi anticipo la vera natura del reato, del quale Di Noi era completamente inconsapevole e fu processato contumace mentre era lontano dall'Italia, e non vi dico nemmeno del finale incredibile e lunghissimo che ha questo film.
Come molto bene vien detto nella pagina wiki dedicata: "Il film-denuncia di Nanni Loy, una sorta di incubo kafkiano calato nella realtà italiana, suscitò enorme scalpore, poiché per la prima volta un'opera cinematografica denunciava senza mezzi termini l'arretratezza e la drammatica inadeguatezza dei sistemi giudiziario e carcerario italiani." .
VISIONE OBBLIGATORIA!
Qualche altro accenno alla storia lo faccio nei frame sottostanti.
Tornando al discorso sulla scarsa notorietà di questo film... Ha sicuramente una programmazione irrisoria nei canali generalisti, e quando viene trasmesso ciò non avviene in prima serata. Perché? Una somma di concause probabilmente. "Sordi facce ride!" è comprensibile come auspicio, ma questo grandissimo attore ha interpretato ruoli drammatici con capacità come pochi altri, questo non è il solo caso ma certo è tra i pochi dove nemmeno uno spiraglio è lasciato alla sua straripante carica di simpatia ed umorismo. Io ho riso su quella battuta citata sopra, ma è di uno humor nerissimo, non so nemmeno dire se c'era volontà di far ridere da parte di Loy e la faccia di Sordi è tragica al massimo.
Altra ragione può essere quella che indubbiamente tutta la macchina della giustizia non ne esce assolta e direi non solo la giustizia, che sembra più rappresentare una condizione diffusa dell'amministrazione statale. Questa possibile ragione però mi lascia un po' così, perché visto che la magistratura da tempo in italia è sotto costante attacco e minaccia dalla politica, e visto che in testa a chi minaccia c'è un essere che possiede ben 3 reti nazionali oltre a controllare capillarmente la rai, io al posto suo questo film lo farei trasmettere almeno una volta alla settimana. Ma anche qua c'è del sotteso e forse dovrei ripetere le considerazioni fatte poco tempo fa per "Cadaveri Eccellenti"
Ci segua prego, è solo una "formalità"... sarà l'ultimo momento che vedremo il protagonista sorridente, ottimista.
perché le manette? non è dato sapere. dove si va? nemmeno si sa. avvisare la moglie? impossibile, e quella si ritroverà abbandonata alla frontiera, senza conoscere la lingua, senza soldi italiani... pazzesco.
non vi dico la faccia di Giuseppe quando vede il perquisitore indossare quel guanto! al di là delle necessità per la sicurezza, l'ingresso in un carcere pare seguire una sorta di liturgia il cui scopo sembra essere l'impietoso abbattimento di ogni dignità umana, a cominciare da chi lì dentro dovrebbe semplicemente vigilare su di te.
si riconosce Lino Banfi? è il bastardissimo direttore del carcere vicino Salerno, una figura che è la quintessenza del menefreghismo verso i detenuti e del comportamento becero all'insegna del "penso solo ai cazzi miei". durante la messa a suffragio di un detenuto suicidatosi, amico del Di Noi, tutti i presenti pregano rispondendo alle invocazioni del prete come liturgia normale prevede, cosa che a loro però era vietata, una delle tante regole senza un perché sensato. è l'inizio reale di una rivolta che sarà anche il momento, come azione, più spettacolare del film. la permanenza a Salerno sarà descritta bene, il pezzo carcerario più lungo nel film, descrizione minuziosa della detenzione
mi pare chiaro quale sia la destinazione finale di Di Noi, e non c'è finito perché ha fatto il furbo. finito l'isolamento e dopo la rivolta si ritroverà trasferito, non ricordo dove, in una cella con altri detenuti di quelli di lungo corso e presto, scambiati i primi convenevoli, rimpiangerà l'isolamento che non gli verrà concesso... sarà l'atto che porterà al delirio definitivo.
avvocato alla sua destra, pubblica accusa a sinista, un momento d'idillio, chiarimento, anche scuse ma senza esagerare, tanto che Di Noi verrà persino rimproverato perchè "... un po' è anche colpa sua eh!"...
ormai però quell'uomo è arrivato ad una condizione irreversibile, questo primo piano la esemplifica perfettamente.