L’incolore stagione di Detroit è giusta ormai al termine, ed ancora una volta il Palace of Auburn Hills chiude i battenti al termine della regular season, salutando i propri tifosi ed invitandoli a ritornare il prossimo autunno. Lontano quindi dalle luccicanti luci playoffs che abbagliano team e giocatori al vertice della popolarità Andre Drummond, il centro dei Pistons con il suo numero zero sulla maglia suggerisce da dove o meglio da chi Detroit dovrà ripartire la prossima stagione.
Per essere il leader di una squadra vincente le statistiche da sole non sono spesso sufficienti, anche se esprimono piuttosto chiaramente le abilità del prodotto di University of Connecticut, soprattutto sotto le plance:
- 13.8 punti e 13.5 rimbalzi di media
- 5.3 rimbalzi in attacco di media (leader NBA)
- 54 partite in stagione con almeno 10 rimbalzi (meglio di lui solo DeAndre Jordan con 69 partite)
E queste statistiche, confrontate con i migliori centri in giro nell’NBA, permettono di apprezzare le qualità di un giocatore appena al terzo anno nella Lega e che ha ancora senz’altro dei grandi margini di miglioramento:
Nonostante le eccellenti prestazioni prodotte sotto canestro insieme al suo collega di reparto Greg Monroe i Pistons non sono comunque riusciti ad agguantare neanche l’ultimo pass disponibile per la post season. Ciò lo si può imputare senza dubbio ai grossi cambiamenti nel roster ed nei piani dirigenziali che non hanno permesso a Detroit di trovare un’identità di squadra precisa: l’addio del GM Joe Dumars, l’arrivo di Stan Van Gundy con i ruoli di coach e presidente, il chiacchierato licenziamento di Josh Smith poco prima di Natale e le notevoli manovre di mercato (che hanno portato lontano da Detroit Kyle Singler, Jonas Jerebko e Gigi Datome) hanno tutti prodotto un effetto non positivo sulla stagione di Detroit, costretta più volte a ricostruire un’amalgama.
E non ultima come grana è quella che riguarda la situazione contrattuale di Greg Monroe, visto che il prodotto di Georgetown sarà unrestricted free agent quest’estate (ed i rumors lo vedono già in possesso di un accordo con i New York Knicks, nonostante le solite smentite di rito).
La prospettiva di un addio da parte di Monroe permetterebbe a Drummond di essere il padrone assoluto del pitturato ma costringerebbe Detroit a cercare altri giocatori, sul mercato dei free agent e via Draft. Anche perchè è vero che il roster è giovane e con potenziale – ad esempio si attende la definitiva esplosione di Kentavious Caldwell-Pope – ma va considerato che Brandon Jennings starà fuori ancora a lungo per l’infortunio e Reggie Jackson, arrivato dai Thunder, è un restricted free agent e quindi non è scontata la sua permanenza nel Michigan.
Tra i tanti punti di domanda che aleggiano sui Pistons del presente, Drummond rappresenta una sorta di punto esclamativo nonchè un progetto tecnico in grado di trascinare Detroit verso palcoscenici di alto livello. Tuttavia una rondine non può fare primavera, e da questo punto di vista la franchigia del Michigan deve saper approfittare della pausa estiva per fare il punto della situazione ed evitare per il futuro nuovi scossoni che azzerino il lavoro avviato nel bel mezzo della stagione. Ripartire da un centro di sicura prospettiva come Drummond è possibile, come lo è ricominciare da zero, a patto di non farlo troppo spesso o nel momento della stagione meno ideale.