14 dicembre 2013 • Speciale Cinema - Eventi, Vetrina Cinema
Devil’s Knot: l’anteprima internazionale
SPAVENTOSI DELITTI SENZA CASTIGO aprono il NOIR FEST 2013
Quando si accosta la formula “festival” ai vari thriller, noir, giallo, mystery, si intende immediatamente Courmayeur Noir In Festival. Una delle kermesse italiane con anima e peculiarità inconfondibili, che ha scelto di aprire la sua 23ma edizione con l’anteprima internazionale di un film decisamente atteso, tra i più discussi oltreoceano anche in fase di lavorazione. Parliamo di Devil’s Knot (titolo italiano Fino a prova contraria), che segna il ritorno sullo schermo di Atom Egoyan, in un detection-movie che ha l’ardire di affrontare uno dei processi peggio condotti degli ultimi 10 anni. Nel 93 ha scosso tutti, nel 2013 Egoyan prova a riaccendere le luci sulle molteplici quanto maledette incongruenze di un caso inquietante e tuttora irrisolto: siamo nella provincia dell’Arkansas di West Memphis, tre bambini escono per una passeggiata in bicicletta e non fanno più ritorno.
Vengono trovati i loro cadaveri nelle acque di un bosco, mani e piedi legati con i lacci delle loro stesse scarpe, i corpi martoriati. I primi (e, racconta il film, anche gli ultimi) accusati sono tre presunti satanisti, ragazzi dark che vestono punk, ascoltano heavy metal, e sanno bene cosa sia un sacrificio umano. Tratto dal romanzo di Mara Leveritt, basato sullo script di Scott Derrickson e Paul Harris Boardman, il film si sviluppa faticosamente quasi a rimarcare l’estenuante sviluppo di un processo mozzo, dove le prove più schiaccianti vengono perse insabbiate fatte fuori, le testimonianze sembrano finte o comprate, gli stessi padri dei bambini uccisi non sembrano poi così estranei ai fatti. E tutta la società pare d’accordo nel voler trovare a tutti i costi un capo espiatorio (anzi tre, i ragazzi presunti satanisti) senza valutare il principio che fonda il nostro modello di giustizia (ma non quello americano) “in dubio pro reo”.
Fino a prova contraria – Devil’s Knot
Solo Colin Firth, nei panni del detective Ron Lax, contrario alla pena di morte, prova a guardare oltre, a indagare la colpevolezza di altri, puntando sull’innocenza di tre ragazzi condannati a morte. E lo fa affiancato da una Reese Whiterspoon decisamente persa, sia fisicamente (ingrassata in modo impressionante) sia emotivamente, nei panni di una madre disperata che tuttavia non rinuncia a cercare la verità, tra incubi e angosce senza fine. Il problema del film non sta nella direzione degli attori, bensì in alcune lacune di sceneggiatura e nello sviluppo di una narrazione che smarrisce il ritmo a più riprese, si incaglia in un processo di per sé più che labirintico e sembra quasi per contagio subirne il rallentamento. Le ellissi del processo diventano gravi lacune di sceneggiatura, i troppi personaggi restano solo abbozzati, la pista degli indagati, la lista degli indizi, le prove, l’accusa, gli stravolgimenti legali e psicologici, tutto viene mescolato in un calderone che ha poco della precisione del detective movie e molto del pathos del dramma familiare.
Resta un film a metà, un legal-thriller che non colpisce nel segno, perde i personaggi per strada e si concentra soltanto nel sottolineare quanto il caso sia tuttora colpevolmente non concluso. Non traccia ipotesi, non sbroglia i fili della matassa, non fa neanche il tentativo di rendere chiari personaggi, moventi e accadimenti. A fine visione si ha l’impressione di un puzzle non finito, di un plot confuso ben lontano dal sacro metodo Sherlock Holmes: “I fili scarlatti del delitto si aggrovigliano nella matassa incolore della vita ed è nostro dovere dipanarli, isolarli e scoprirli uno ad uno”. Nella realtà, come sullo schermo.
L’uscita prevista per il film in Italia è Aprile 2014.
Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net
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