Che nessuno si azzardi a dire che gli zombie di Devil’s Playground sono diversi dai classici o non sono realistici… perchè questi non sono zombie, nemmeno un po’!
Siamo a Londra e una società di ricerca farmaceutica mette a punto un integratore che dovrebbe aiutare il mondo in questi nostri tempi così stressanti.
Peccato che 29.999 dei 30.000 volontari che hanno sperimentato l’integratore in meno di un mese si trasformano tutti in superbestie fortissime e velocissime con l’unico obiettivo di mordere altri uomini e trasformarli in superbestie come loro.
Solo Angie sembra essere immune agli effetti del farmaco ed è ovvio che debba essere salvata perchè probabilmente il suo organismo nasconde l’antidoto capace di salvare il mondo.
Il film di Mark McQueen non è quindi un film di zombie. Non si muore nè si rinasce, semplicemente ci si trasforma. Prima per colpa dell’integratore, poi in seguito allo scambio di sangue con gli infettati, la sostanza si trasforma in una specie di virus.
Nel film ci sono diversi aspetti interessanti.
La prima parte è ben fatta, la sperimentazione, gli effetti collaterali crescenti sulle cavie, il lento progredire dela malattia.
Quando poi si passa alla diffusione la situazione cambia un po’. C’è la classica fuga del manipolo di superstiti, una malattia che ora dilaga in maniera velocissima.
E sono abbastanza classiche anche le figure dei protagonisti.
MyAnna Buring è la bionda predestinata, capace di prendere su di se le colpe del mondo. Craig Fairbrass è il classico colpevole che si redime e vuole portare a termine la sua missione. Danny Dyer è il fidanzato capace di sacrificarsi per il suo amore (e la salvezza del pianeta, già che ci siamo), Lisa McCallister è l’amica che poi si tira indietro.
E poi c’è tutta una serie di schifosi e normalissimi uomini che pensano solo alla salvezza della propria meschina pellaccia.
Capitolo mostri.
Chiarito che non sono zombie, sono invece delle specie di superuomini estremamente forti, veloci ed agili (in fondo l’integratore funziona alla grande!).
Ben fatta la loro ideazione, con la sottolineatura del veleno che scorre nelle vene e la potenza animalesca incontrollabile.
Giudizio sintetico: godibile ma non certo indimenticabile.