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Attorno a Devilman si è creato un universo di storie alternative, manga, serie TV, OAV, financo un film dal vivo. E’ per parlare di quest’ultimo che abbiamo chiesto l’aiuto di quelli de I 400 calci, nella veste del capo supremo Nanni Cobretti!
Dunque: funziona che quelli dello Spazio Bianco ci contattano e ci chiedono di recensire Devilman in occasione del 40esimo anniversario del personaggio, e che siccome la nostra stima per loro è molto forte e la cosa ci onora abbiamo detto
Lo ammetto e non me ne vergogno: ai tempi di Kyashan – La rinascita (e ai tempi dell’uscita italiana io possedevo il dvd inglese da un annetto buono), mi era presa una fotta incredibile. Era uno dei primissimi film a scenografia completamente digitale, e Kazu Kiriya aveva un occhio della madonna e ambizioni fuori dal normale: il risultato era un film noioso come la morte ma incredibile a guardarsi, roba che pareva essere costata dieci volte il suo budget effettivo. E poco dopo aver visto le prime, spettacolari immagini da questo Devilman, avevo pensato: “Ci siamo. I giappo stanno per superare gli americani. Tempo tre anni e avremo Goldrake.” BOOM. Amo ogni tanto lanciarmi in sparate simili. E infatti sono passati otto anni e (spoiler) abbiamo avuto solo Yattaman (ok, anche Starblazers e Rocky Joe ad essere pignoli, ma io puntavo ai robottoni). Io comunque ero già disilluso da tempo, e la colpa era proprio di Devilman.
Devilman non è ambizioso come Kyashan, il quale spingeva fortissimo su pesantissimi discorsi filosofici che non si intimidivano neanche di fronte al senso stesso della vita (mica male per una specie di cyborg che spacca robottoni a manate). Ma è bello ambizioso comunque, maledettamente serio, e soprattutto anch’esso di una noia apocalittica. Meno i visual incredibili.
La storia non è complicatissima: si parla di due ragazzi, amici inseparabili fin da bambini. A un certo punto uno dei due diventa Satana. L’altro invece viene colpito da uno spermatozoo gigante (storia vera) e diventa una via di mezzo: quando s’incazza si trasforma in un demone, ma mantiene il cuore di un umano. Da qui: Devilman. Noi ovviamente seguiamo quest’ultimo. Siccome Satana ha deciso di farla finita con la razza umana, lancia un’invasione di demoni sul pianeta Tokyo: essi si divertono a possedere umani e soprattutto scatenare della gran confusione per distinguere le persone normali dagli altri. L’unica speranza è, appunto, Devilman.
I temi di per sè sono molto interessanti e pieni di profondo potenziale epico incredibile, ma non c’è niente di peggio del vederli trattati con ritmo narcotizzante e pacchianerie imbarazzanti. Sono tante le cose che non vanno: Nasu avrà anche esperienza nel dirigere film tratti da manga (sua è quasi tutta la serie Bee Bop Highschool), ma alle prese con una materia serissima (e con giovani attori pesantemente inespressivi) il suo castello di carta crolla immediatamente, e la sua incapacità nel prendere situazioni e dialoghi melodrammatici che forse funzionerebbero in un fumetto o cartone animato e tradurle in modo sensibile per un film di attori in carne e ossa, è sconfortante. Nasu vorrebbe dipingere emozioni, riflessioni, metaforoni, ma ha la mano di piombo e il pennello Cinghiale. C’è ad esempio questo flashback metaforico esplicativo che mostra come la gran confusione fra demoni e umani porti a una “legge demoniaca” di tolleranza zero e ad applicazioni sommarie e opportunismi vari. Nasu che fa?
Gli effetti speciali sono già più difficili da giudicare nel 2012: all’epoca parevano tutti più che decorosi, oggi si dividono fra scene perdonabili e altre che paiono invariabilmente un pessimo videogame, più qualche estemporanea ispirazione visiva ancora carina, soprattutto nel finale dove lo scontro Devilman vs. Satana porta alla distruzione del mondo o quasi. Ma Kazu Kiriya è di un altro pianeta.
In generale, e non solo per lo scarso numero di scene d’azione, arrivarci in fondo è di una fatica inaudita.
Spero per gli appassionati che sia fedele al 100% e pertanto almeno di interesse filologico, altrimenti per quel che mi riguarda si può anche far finta che non esista.
P.S.: toglietemi una curiosità: proviene dal fumetto il grosso culturista di colore che fa, ehm, il conduttore del telegiornale? No perché se hai Bob Sapp e non gli fai menare nessuno, neanche quando si trasforma in demone, fai un po’ la figura di quello che ha fermato il primo che passava che sapeva parlare inglese…
OMAGGI
Andrea Cavaletto (clicca per ingrandire)
Ratigher (clicca per ingrandire)
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