"Devo molto a quelli che non amo": la prima volta che lessi questa poesia mi fermai alla sconcertante verità del titolo, e quindi non capii nulla. Wislawa Szymborskain realtà intendeva dire che le persone nei confronti delle quali nutre un sentimento tiepido e di pura cortesia le permettono di essere equilibrata e guardare alla vita con obiettività, senza il trasporto emotivo di quando si è innamorati. La cosa ha senso, no? Anche perché se provassimo per tutti un vero coinvolgimento amoroso saremmo già morti di ansia e crepacuore. Io vi consiglio di leggerla integralmente, con meno superficialità di come feci io la prima volta. Siccome io la lessi in un momento in cui ero profondamente polemica, la interpretai nel modo che all'epoca mi si adattava meglio: io devo molto a quelli che non amo odio. Infatti, con le persone che detesto ho un grandissimo debito: esse mi hanno mostrato esattamente come non voglio essere e dove non voglio andare a finire. L'occasione mi è quindi gradita per stilare la top three delle donne che ho detestato di più in vita mia.
DEVO MOLTO A QUELLI CHE NON AMO - GATTAMORTA CI COVA
Questa è una mia compagna del ginnasio. Che era carina, ma una gattaccia morta di quelle vezzose, sbatticiglia, provolone, profumiere, simulatrici, attrici scafate. Per dire, teneva nella Smemo -su cui segnava i compiti, non il diario segreto!- una foto di lei in topless in Sardegna (era il 1997/1998: a 16 anni stare in topless per quanto mi riguarda è fantascienza, figuriamoci farsi immortalare, e portare pure il rullino a sviluppare dal fotografo di Volpiano che mi fece il servizio della comunione, ma stiamo scherzando?) e di tanto in tanto faceva in modo che cadesse dal diario e che qualcuno (un maschio, chiaramente) la raccogliesse. Allora le saliva un rossore virginale, diceva "ridammela, dai!" e simulava imbarazzo ricollocandola al suo posto. Era una seminatrice di zizzania, riportatrice professionale di parole altrui, opportunamente vestite e travisate. In aggiunta a questo, era solita circondarsi solo di ragazze molto deboli per soddisfare il suo bisogno di leadership facile, e anche per soddisfare il bisogno altrui di avere un seviziatore, credo (una specie di sindrome di Stoccolma high-school edition). A me, nella fattispecie, non aveva mai fatto niente, perché le piacevo così poco che non voleva nemmeno provare a interagire: ho avuto quindi la fortuna di mantenermi lontana da lei, non avere personali coinvolgimenti e poter osservare in tutta calma il suo folle dispiegamento di crudeltà. A onor di cronaca, il karma si è recentemente rivoltato contro di lei e la sua famiglia in un modo bruttissimo, e questo mi dispiace molto.
DEVO MOLTO A QUELLI CHE NON AMO - SUE ELLEN DE NOARTI
Questa invece è una amica di una amica che si distingue per una importante caratteristica: ha tantissimi soldi. Non mi sentirete mai dire che povery è bello perché non lo penso affatto, anzi penso che la ricchezza ti permetta di vivere più sereno, di far vivere più sereni i tuoi famigliari e amici, di aiutare chi ne ha bisogno, di spogliarti delle tristi ansie quotidiane per dedicarti alle cose belle. Quindi, la mia prima reazione quando conobbi questa ragazza fu invidia allo stato puro: beata lei, che è ricca di famiglia. Quando poi capii che era una zarra cessa arricchita volgare, mi sono concessa il lusso di litigarci apertamente (colpo di testa che ho pagato carissimo: sono stata infatti l'unica esclusa dal suo matrimonio, che persone attendibili mi hanno detto essere spettacolare, nel senso trash e neomelodico del termine). Questa ragazza, in combutta con i propri genitori che sono zarri cessi arricchiti volgari come lei, ricatta il -pluricornuto- marito dicendogli che senza i suoi soldi non sarebbe arrivato da nessuna parte, e lo minaccia regolarmente di rovinarlo. Cose che nemmeno Sue Ellen e Jr di Dallas ai tempi d'oro. Ma la cosa che più mi infastidisce, più della volgarità e dell'ostentazione, è che gli arricchiti non sanno nemmeno goderseli, 'sti soldi. Potrebbero andare alle Galapagos in alta stagione e invece vanno negli all-inclusive di Sharm-el-Sheikh, si comprano case stratosferiche e non ci fanno mai uno straccio di festa figa, hanno il budget per rifarsi il guardaroba ogni 3 mesi e invece gli sta tutto di merda perché sono brutti, potrebbero pasteggiare con caviale, carpaccio di tonno e avocado toast eppure mangiano timballo di testina di maiale alla sugna e si fanno esplodere le arterie. Quando hai i soldi, puoi andare dall'estetista tutte le settimane e financo ricorrere alla chirurgia estetica. E invece no, lei si tiene quel naso informe e deturpante. Non voglio aggiungere altro, ha già detto tutto @La_Connie_
DEVO MOLTO A QUELLI CHE NON AMO - L'APE REGINA
Questo è il soggetto che sopporto meno anche perché per mia somma disgrazia lo devo vedere ogni giorno. In verità ho già parlato dei baroni aziendali: quelle persone con anzianità aziendale timorate di Dio che procurano sempre di tenere i loro collaboratori più giovani nell'ombra, nell'ignoranza, nell'anonimato. Fingono di farlo per tutelare l'azienda dagli errori, o per non esporre i giovinetti al rischio di figuracce, ma in realtà lo fanno perché hanno paura che diventino più bravi di loro e che gli rubino prestigio&privilegi. Il barone in realtà fa il male dell'organizzazione, perché costringe i suoi collaboratori a sottoperformare, e dello Stato, perché l'immaturità professionale di un lavoratore è a tutti gli effetti un costo sociale. Ma poi fa anche il male di se stesso perché se tu hai dei bravi collaboratori puoi anche delegare, lavorare meno, fare ferie più lunghe e precipitarti ad acquagym dopo aver timbrato il cartellino, lasciando che siano i giovani a spezzarsi le reni in ufficio. Ma l'ape regina è peggio rispetto al barone: questi, se non altro, fa del sano e antico nonnismo mentre l'ape regina si trincera dietro il suo essere femmina, materna e premurosa. Quindi sembra farlo per il tuo bene, come se metterti un tappo sulla testa, pretendere di essere in copia in ogni email, reprimere ogni tua iniziativa e pretendere che tu faccia le cose con il suo metodo antidiluviano fosse un modo per proteggerti. Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile, per intanto fai come ti dico io e stai al tuo posto. Tutte le api regine che ho conosciuto hanno in comune alcune caratteristiche: prima di tutto, sono mamme orgogliosissime -e intimamente convinte di essere madri eccezionali-, hanno paura della tecnologia e dei social network -forse perché basati sull'idea che ognuno può dire la propria opinione-, sono lente di comprendonio e spesso, nonostante la laurea, hanno una cultura molto limitata. Solo un caso? Non lo crediamo affatto.
DEVO MOLTO A QUELLI CHE NON AMO - IL GIVEAWAY
Ai primi 3 che faranno un video in cui pronunciano esattamente #szymborska per 5 volte di seguito e me lo manderanno regalerò un'agenda di Intesa San Paolo, che potrete a vostra volta regalare a quelli che non amate in segno di schifo e disistima.