Dexter, ovverosia la favola di Pinocchio
Pubblicato da Antonella Albano Devo proprio scrivere di Dexter, la serie della Showtime che il 30 settembre andrà in onda in USA con la settima stagione. Per me è una riscoperta recente e premetto che il mio è un work in progress, dato che ora sto finendo di vedere la quinta stagione, mentre in Italia la Fox ha trasmesso la sesta. Da ora posso dichiararmi ufficialmente una fan, finché Dexter continuerà, perché questa serie mi ha conquistato. Avverto però che qui potrete leggere degli SPOILER per la quarta e la quinta stagione, quindi pensateci bene!Chiara Poli, nel suo “Maniaci seriali: le serie tv e i loro fan”, ha ben spiegato come e perché i cattivi risultino affascinanti: è un processo di identificazione che svolge a volte anche una funzione catartica. Non tutti i cattivi sono uguali però, perché quelli che vogliamo considerare negativi e basta – come Alien o la regina di Biancaneve – hanno il merito di essere monolitici, mitici direi, e noi non ci chiediamo perché sono cattivi. Il bello viene quando i cattivi sono complessi, conservano in sé elementi di bene e di male e noi – a volte identificandoci, a volte allontanandocene per usare la nostra capacità critica – possiamo riflettere sulle loro scelte e, in definitiva proprio per questo, rimanerne affascinati.
Dexter Morgan ci fornisce fin da subito le motivazioni del perché è un serial killer: da piccolo è rimasto seduto nella pozza del sangue della madre, mentre questa veniva uccisa. Salvato da Harry Morgan, il poliziotto che lo trova, è da lui adottato. Quando il padre capisce che Dexter manifesta sin da bambino i comportamenti tipici del sociopatico – tipo: uccidere il cane del vicino per vedere l'effetto che fa – gli crea un codice e lo accompagna nella creazione di un Dexter fittizio, ad uso e consumo degli altri, in modo che nessuno sospetti la sua “diversità”. Il solerte genitore fa in modo che, se il figlio deve uccidere, perché è una pulsione che non può reprimere, lo faccia in modo controllato e finalizzato paradossalmente a “far del bene”.Infatti Dexter, in base al Codice di Harry, elimina solo i serial killer, i pedofili, insomma i criminali che la giustizia fa fatica a raggiungere, ritagliandosi il ruolo di giustiziere, forse anche per vendicare in eterno il male fatto a due innocenti: sua madre e lui stesso. Nel frattempo la sua pulsione oscura trova sfogo e, a quelli che lo circondano, appare una persona normale. Anche qui ci sono tutta una serie di istruzioni per mimetizzarsi. Infatti di mimesi si tratta: Dexter non prova emozioni – questa è l'ipotesi – e dunque finge sentimenti, interazioni, rapporti. Il padre, ormai defunto, è una specie di fantasma che parla con Dexter e gli dà consigli, rappresentando la coscienza di Dexter stesso, la visualizzazione del suo Super io, che gli ricorda le precauzioni necessarie alla finzione che è la sua vita.
La storia procede con la voce narrante di Dexter e, nei suoi dialoghi con Harry/coscienza, questa incapacità di capire fino in fondo i comportamenti “sociali” degli altri e la necessità di inventare escamotage goffi per beccare la reazione giusta, che non scandalizzi nessuno, è ciò che diverte, smitizza la brutalità del serial killer e in definitiva ci fa identificare, sorridendo, in lui. Infatti i guai in cui incappa sono gli stessi della nostra vita quotidiana. Al lavoro si crea una certa fama ed è apprezzato dai suoi colleghi, perché ovviamente Dexter diviene esperto un perito ematologo per la polizia, esperto, per vocazione, di ciò che lo affascina di più: il sangue. E quindi la sua doppia vita di tutore dell'ordine e di serial killer procede con i casini tipici che nascono quando si vogliono fare troppe cose. Tutti infatti, identificandoci con il caos della nostra vita multifunzione, lo compatiamo quando le faccende si intrecciano in maniera talmente stretta che manca un filo per far deflagrare tutto: sua sorella Debra può capire il suo segreto; i suoi capi potrebbero mangiare la foglia e dare un nome a chi soffia loro i colpevoli da sotto il naso, per consegnarli a una giustizia sommaria quanto poetica; sua moglie Rita potrebbe capire che, quando lei gli telefona per chiedergli di comprare i pannolini, lui sta giusto pugnalando qualcuno. Le doti funamboliche con cui si danna per mantenere il controllo gliele invidiamo. Come gli invidiamo sottilmente anche quel suo eliminare i malvagi senza sensi di colpa e con gusto. Dichiara di essere un mostro, è un mostro, ma noi, nonostante tutto, proviamo simpatia per lui. Dexter insomma consente una notevole altalena emotiva, anche perché siamo coinvolti – e questo è il punto – dal suo percorso di crescita individuale, ci poniamo le stesse domande che si pone lui, che, in qualità di sociopatico anemotivo, risulta una sorta di extraterrestre delle relazioni umane E sì: piccoli killer crescono. E Dexter, la serie, è un romanzo di formazione. Che usa anche escamotage narrativi che ricordano Zeno Cosini (vi ricordate Italo Svevo?). Infatti Dexter ed Harry, il suo Super Io, continuano a sostenere che lui è diverso dagli altri, che non prova emozioni e che la sua unica strada è rimanere nascosto per non essere scoperto. Anche umanamente lui deve sempre fingere. Ma noi spettatori sappiamo bene che lui mente. Che vuole negare a se stesso la verità che noi, comodi nel nostro divano, vediamo bene: e cioè che Dexter Morgan prova emozioni e che, in fondo, non è così diverso da noi. Anzi il suo punto di vista estraniato ci fornisce illuminazioni inaspettate. E il percorso da “mostro” ad essere umano ricorda proprio Pinocchio, il burattino di legno, che fa sempre errori, ma vuole diventare un “bambino vero”. Un'evoluzione interessante, infatti, è il suo incontro con Rita, la donna che si innamora di lui e lo sposa, che un poco assomiglia alla fata turchina. “Roba danneggiata” anche lei, da un marito violento e stupratore, con cui Dexter fa i conti: il malessere che hanno in comune li unisce. Rita ha già due bambini e, dopo un lungo training affettivo, un altro figlio, Harrison, nasce dalla loro unione. Insomma Dexter diventa fidanzato e poi marito e padre. È molto coinvolgente vedere il ghiaccio, presunto, che si scioglie e come Rita, con la sua dolcezza, lo faccia sentire una “persona”. Le emozioni, il nostro terrificante Dexter, le finge dapprima, ma poi le prova, eccome! E i rapporti familiari sono da lui vissuti, studiati, osservati e riprodotti attraverso a volte goffi tentativi ed errori. Nel frattempo però un uomo o una donna, colpevoli di qualche provato ed efferato delitto, finiscono su un tavolo, completamente avvolti dal cellophane, in una stanza tappezzata di plastica, perché nessuna traccia rimanga della loro morte. Pezzi accuratamente tagliati di quelle che una volta erano persone finiscono in fondo al mare dentro sacchi dell'immondizia. E noi riprendiamo a dubitare, episodio per episodio, con lui stesso, che non sia semplicemente questo il vero Dexter. E non l'altro, la cui dolcezza ci conquista. Insomma Dexter è multiforme. I membri della sua squadra sono comprimari, protagonisti di storie parallele alla vicenda del nostro eroe oscuro, ma ben incastrate con la trama principale. Serial killer. Marito e padre premuroso. Rita, fornendogli la copertura di una famiglia, è il catalizzatore di un cambiamento che mette Dexter al centro di relazioni reali, perché ai bambini è difficile mentire. Rita lo ama e anche Dexter comprende, lui per ultimo, di amarla. Ma, c'è un ma. Rita e tutti gli altri, si dice il nostro mostro preferito, non sanno chi sia lui davvero e quindi chi in effetti stanno amando e considerando un marito amorevole, un padre premuroso, un fratello affezionato, un amico affidabile. Harry preme perché Dexter mantenga le sue vite separate, perché il presupposto è che non ci sia speranza che qualcuno possa accettarlo per quello che davvero è. E qui, nella quinta stagione, arriva Lumen. Nella quarta Rita è morta orribilmente, lasciando Dexter annichilito e incapace di versare lacrime o di mostrare emozioni. E lui fugge via. E poi, no. Torna, ma solo dopo aver ucciso un uomo, un innocente che ha irriso al nome di sua moglie morta, senza nessuna delle precauzioni previste dalla procedura standard delle sue uccisioni, trasgredendo il codice di Harry. Solo così la reazione emotiva devastante arriva. Dexter si riscopre umano quando perde il controllo. La scena di disperazione rende onore alle capacità recitative di Michael C. Hall, già più volte premiato per questa serie. Harry gli dice che quella sì, finalmente, è una reazione “umana”. Ma un attimo... Come la mettiamo, intanto, col nostro codice morale? Quello che implica “non uccidere”? Qui dove la vittima non è un assassino, il nostro naturale assentire alla conclusione del fantasma risulta ancora più paradossale! Il potere della metafora, quello che usiamo normalmente quando decodifichiamo i messaggi della narrativa, scritta o rappresentata visivamente, ci suggerisce che dobbiamo astrarci e che Dexter non ci sta affatto suggerendo che uccidere sia liberatorio. Sta piuttosto indicando che, a volte, venir meno alle regole autoimposte lascia erompere il cambiamento che sta avvenendo in noi. E che rinasciamo nuovi dal dolore di un parto. È così che Dexter può tornare alla sua famiglia e pensare di poter essere, sì, proprio lui, il sociopatico, il suo centro affettivo. Accetta le responsabilità e i dolori dei rapporti, anche quelli con i figli, come quando Astor, distrutta dalla morte della madre, lo contesta. Non è crescere questo? Il burattino di legno – il mostro che pedissequamente deve seguire le regole di Harry per poter rimanere se stesso – cede il passo alla persona che accetta le provocazioni della vita Emozioni, preoccupazioni per i figli, dolore, e speranza per il nostro Dexter, con in braccio il biondo figlioletto Harrison. E Lumen? È il particolare che sfugge al controllo. Uno dei killer da lui uccisi aveva lasciato viva una vittima: una ragazza violentata, ferita, annientata – la tredicesima di una serie – che lo sorprende durante il suo rituale. E Dexter, invece di uccidere il testimone, come il codice di Harry gli suggerisce, la salva. La aiuta e la supporta quando lei si rende conto che solo uccidendo i mostri (e sì, ce ne sono altri) che le hanno rovinato la vita può saziare il passeggero oscuro che si è insediato dentro di lei. “Per quanto io abbia considerato me stesso un mostro da quando ho memoria, è sempre uno shock quando mi confronto con la profondità del male che esiste nel mondo”: questa è la sua considerazione nel visionare i video delle dodici ragazze stuprate, violentate e uccise. C'è del relativismo in questo? È forse quel tipo di pensieri che portano ad ammettere come possibile la pena di morte per i colpevoli di crimini orrendi? Nel chiaroscuro del dubbio se considerare Dexter un killer spietato o un giustiziere sta la sfida per gli spettatori. La serie vuole fornire o suggerire risposte? O si limita a giocare fra le ombre?La conclusione della quinta stagione fa riflettere soprattutto attraverso il personaggio di Debra, la sorella di Dexter. Lei, un tipo “tutto bianco o tutto nero”, scende a compromessi e compie una serie di scelte difficili, come, per la prima volta nella sua vita da poliziotta, lasciar andare dei colpevoli, continuare a stare vicina a Quinn, partner che aveva tradito la sua fiducia. Il suo traguardo è complementare a quello di Dexter e strizza l'occhio a noi, chiamati a prendere una posizione. Alla fine si arriva a “non giudicare se non vuoi essere giudicato”. È un inno ai compromessi morali oppure una messa in discussione di una giustizia tranchant, che non contempli l'umanità? Dexter deve la sua ambiguità di personaggio all'essere vittima prima che carnefice. Il suo uccidere le persone è voler uccidere il male. La sua è la hybris del vendicatore che non riconosce né la sovranità della Legge né quella di un Dio giusto. Diventare un “bambino vero”, per lui, contemplerà mai anche l'empatia per quelle persone che uccide? Per quanto colpevoli siano? Che il suo infatti sia un cammino verso l'empatia lo vediamo proprio con la ragazza scampata alla morte. Lumen. Voi dite che sia un caso che si chiami così? Luce? Dexter vede lei al posto della moglie morta (anche letteralmente quando trova la ragazza a fare il bagno nella vasca dove Rita si era dissanguata) e dunque inconsciamente sente che può fare per lei ciò che non ha fatto per Rita: salvarla. In questi episodi spesso Harry non compare: perché Dexter interagisce realmente con qualcuno, nel bene e nel male. Lei è scomoda, non vuole lasciare in pace la vita di lui divisa in compartimenti e, soprattutto, vuole vendicarsi di quelli che l'hanno distrutta. La vittima si trasforma in carnefice, ma Dexter vuole rispettarla, non vuole che lei uccida, le offre la possibilità di farlo lui al suo posto, le conserva la chance di mantenersi vergine dall'omicidio. Ma in lei si è insediato lo stesso oscuro passeggero che domina in lui. Sono uguali: entrambi “nati nel sangue”. La nuova Lumen, che non vuole mai più subire, viene protetta e instradata nella difficile strada del “killing safely”. Con lei Dexter può essere se stesso: non è un mostro ai suoi occhi. In questa manciata di episodi lo sviluppo di questo rapporto è notevole, dal punto di vista della sceneggiatura e da quello dell'interpretazione dei due attori (Julia Stiles viene dal cinema). Lui vuole profondamente il bene di un'altra persona, nel rispetto della sua libertà: è “commosso” da lei. E in lei si rispecchia. Tutte le remore vengono meno, anche le regole che imponevano la separazione delle varie vite di Dexter Morgan, quelle teorizzate nella quarta stagione con Arthur, il Trinity killer, e la ragazza conosce anche Harrison, il bambino, a simboleggiare la promessa di interezza per Dexter. Quando Lumen è in pericolo Dexter corre e quando lei, che non sopporta di essere toccata dopo quello che ha subito, con profonda emozione, scopre di poter ancora provare desiderio per un uomo, la scena d'amore fra loro è molto bella e intensa.
Pinocchio, il burattino, il serial killer sociopatico rischia tutto per difendere un'altra persona – e non solo Lumen, ma Astor, sua figlia, in una significativa prova del nove di questo cambiamento –, persino Harry/Super Io lo riconosce. Dexter ama ed è riamato, esattamente per quello che è. Quando Lumen, dopo l'uccisione dell'ultimo stupratore assassino, comprende che con quell'omicidio conclusivo l'oscurità finalmente se ne è andata dalla sua anima e lei non può più condividere quella vita con Dexter, lui ne è distrutto, ma la lascia andare e le dice che la sua oscurità la porterà lui al posto suo così lei potrà andare avanti. Non è un “bambino vero”, un uomo con tutti i crismi, quello che vuole il bene dell'altro più del proprio? Il nostro killer di killer potrà anche affermare: “Non importa quanto amo i miei bambini. Io sono ancora una creatura della notte”, noi sappiamo che la storia è in divenire, perché il nostro eroe oscuro sa che al mondo c'è qualcuno che lo ha amato per quello che è, che conosce il vero Dexter e lo accetta. Poi Lumen si è liberata della sua oscurità. Questo vuol dire che può farlo anche Dexter? Cioè: le persone possono cambiare? E questa sembra essere l'ipotesi di lavoro della sesta stagione. Staremo a vedere dove il suo cammino lo porterà: in fondo basta seguire le tracce di sangue!