Magazine Diario personale
Una di quelle cene in cui si inizia a parlare di cose frivole e si finisce la conversazione sui percorsi di vita che ognuno sceglie e su quanto ciò possa influire sui rapporti con quelli che si sono sempre considerati amici.
Ci si scambiano opinioni e consigli, si discute su quanto sia meglio lasciar scivolare via il rapporto che ormai si è esaurito e conservarne un buon ricordo oppure, proprio in nome di quei vecchi tempi, tenersi ancora una piccola finestrella aperta, per qualche conversazione sporadica.
Non è mai facile prendere quella decisione, staccare quel filo che ti lega a coloro i quali, fino a poco tempo prima, erano i tuoi amici mentre ora non sanno nemmeno cosa sta succedendo nella tua vita.
A me è successo.
Si rimane tristi, e anche male, nel vedere che quel gruppo con cui si era tanto affiatati ora si riunisce senza nemmeno considerarti e, quando capita di stare insieme, tu rimani comunque l'elemento estraneo.
Al contempo, almeno nel mio caso, c'è stato un altro tipo di tristezza, legata alla consapevolezza che quelle persone non si sono mai sforzate fino in fondo di capire i miei motivi, i perchè legati a certe azioni, a certe scelte, limitandosi a vedere l'aspetto più superficiale delle cose: io non uscivo più con loro.
Forse è stata un po' anche colpa mia che non ho mai voluto ascoltare o anche solo prendere in considerazione quella piccola vocina interiore che mi diceva che non ero mai propriamente me stessa, forse per paura che certi risvolti di me non sarebbero mai stati capiti e/o apprezzati e questo mi avrebbe allontanata da loro.
Poi succede che la vita cambia e prende una direzione diversa, incontri altre persone con cui ti senti subito a tuo agio e le serate non sono più andare in discoteca a ballare ma diventano un trascorrere le ore al pub, di fronte a una birra a parlare...e ti piace. Ti senti nel posto giusto, al tuo posto.
Ed è normale che una persona prediliga uscire con chi la fa sentire meglio e non chi la mette sempre, anche contro la sua volontà, al centro dell'attenzione.
Purtroppo questo mio "cambiamento", o forse dovrei dire maturazione, non è stato recepito in questo modo, non è stato visto come un "vediamo perchè Olivia non esce più con noi" ma è stato interpretato come un "non esce più con noi perchè non gli andiamo più bene o perchè preferisce uscire con qualcuno e quel qualcuno capita che ha anche degli amici e allora lei lo segue come un fedele cagnolino".
Se poi quel qualcuno odia le discoteche e non ama particolarmente ballare, ecco che diventa la causa di tutti i mali. Non sono io che sono cambiata ma è qualcuno che mi "impedisce" di essere me stessa, in base a quello che loro vedevano di me.
Mi sono sentita dire che avevo così tanta voglia di innamorarmi, di stare con qualcuno che mi sono accontentata del primo venuto. E quando stai iniziando a frequentare qualcuno non è una frase facile da digerire, soprattutto se proviene da chi ti si paventa come amico.
Io credo che a 20 anni sia giusto divertirsi, uscire tutti i sabati e tornare alle 4 di mattina stanca morta....quando cresci però è normale che le tue esigenze e anche le tue priorità cambiano.
Ed è proprio in questo che iniziò il nostro disallineamento.
Ho visto scivolare via lentamente quell'amicizia e la cosa più sconvolgente, o tranquillizzante a seconda dei punti di vista, è che ci sono rimasta male ma più in modo nostalgico, per ciò che era stato e che non c'era più e non perchè sentissi la loro mancanza.
Nonostante tutto decisi comunque di continuare sporadicamente a vederli ma poi, di fronte a una pizza, mi sono resa conto di no aver argomenti per fare conversazione, non riuscire ad andare oltre quel "come va? lavoro? tutto bene?" di circostanza. E lì ho capito che le strade si sono divise per sempre.
Decidere di allontanarsi del tutto o vedersi ogni tanto penso dipenda da molti fattori: la profondità del rapporto, l'intelligenza delle persone nel capire che si va avanti e si cambia ma soprattutto la volontà di mettersi a un tavolo e capire, parlarsi, confrontarsi.
Se manca questo credo che la soluzione non possa che essere una sola.
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