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Di: Andrea

Creato il 03 dicembre 2011 da Uccronline

Di: AndreaIl 25 ottobre 2011 presso il Sheldonian Theatre di Oxford, Richard Dawkins è stato invitato dall’associazione di studenti cristiani della prestigiosa università a difendere il suo libro “L’illusione di Dio” durante un dibattito pubblico con il filosofo e teologo William Lane Craig. L’invito è purtroppo stato rifiutato da Dawkins e la sua sedia è rimasta simbolicamente vuota, tanto che la stampa inglese l’ha accusato di essere “un codardo”, come abbiamo già avuto modo di sottolineare. Craig ha comunque tenuto il suo discorso sottolineando le debolezze degli argomenti centrali del libro del noto polemista anti-religioso. Usando gli argomenti di Dawkins contro l’esistenza di Dio, il filosofo ha voluto ribaltare le affermazioni delineando tre prove dell’esistenza di Dio.

 

1) Argomento cosmologico:

Richard Dawkins intende rilevare l’irragionevolezza del postulare un Creatore scrivendo: «Anche se ci concediamo il dubbio lusso di far comparire arbitrariamente un essere che pone fine a un processo infinito e di dargli un nome solo perché ci serve, non c’è nessun motivo di attribuirgli le proprietà di norma ascritte a Dio: onnipotenza, onniscienza, bontà, progettualità, nonché attributi umani come l’esaudimento di preghiere, il perdono dei peccati e la lettura dei pensieri più riposti».

Ma, come afferma Craig, l’argomento cosmologico non vuole indicare le caratteristiche di onnipotenza, onniscienza, bontà, creatività, capacità di ascoltare preghiere come afferma Dawkins, se per lui chiamare “Dio” la causa dell’universo è fuorviante -continua- possiamo usare un altro nome. Dawkins ha confuso (volutamente?) i piani.

William Craig, partendo dall’argomento avanzato da Dawkins, sostiene:
1. Tutto ciò che ha cominciato ad esistere ha una causa.
2. L’universo cominciò ad esistere.
3. Quindi l’universo ha una causa.

Il filosofo fa notare come esistano prove sia scientifiche che filosofiche a sostegno dell’affermazione che l’universo ha cominciato ad esistere e dunque ha avuto un inizio. Anche nel caso della reale esistenza del “multiverso”, niente verrebbe risolto perché anche questo avrebbe bisogno di una causa iniziale di esistenza. La sua argomentazione prosegue poi indicando le caratteristiche che questa causa dell’universo deve possedere, deve essere: “immateriale, atemporale,s enza cambiamento e possedere una potenza inimmaginabile”.

 

2) Argomento morale:

Dawkins per sostenere l’inesistenza di Dio diventa un estremo relativista: «Non c’è nessun design, nessuno scopo, nessun male, nessun bene, niente, ma indifferenza impietosa, noi siamo macchine il cui unico scopo è propagare DNA…».
Ma, fa notare Craig, una volta che Dawkins ha negato l’esistenza del male e del bene, si dimostra invece un testardo moralista. Lui infatti ha più volte condannato vigorosamente azioni come: molestie sessuali, discriminazione degli omosessuali, indottrinamento religioso dei bambini, il sacrificio umano. Dawkins ci propone perfino dei suoi personali “10 comandamenti” che contraddicono il suo relativismo etico. E’  il primo a non credere a ciò che scrive.

Craig, partendo dall’argomento di Dawkins, sostiene invece:
1. Se Dio non esiste non ci sono valori morali oggettivi.
2. Valori morali oggettivi esistono.
3. Quindi Dio esiste.

 

3) Argomento teleologico:

Richard Dawkins, tentando di sminuire la forza del principio antropico, si rifugia nel Multiverso e scrive: «Il multi verso potrebbe sembrare stravagante nel suo avere così tanti universi, ma se ciascuno di questi è semplice nelle sue leggi fondamentali, noi non stiamo postulando niente di altamente improbabile».

Tuttavia, Craig fa le seguenti obiezioni:
1) Nessun universo nel “multi verso” è semplice, perché è caratterizzato da una molteplicità di costanti, se tutti gli universi erano semplici perché Dawkins ha sentito il bisogno di rifugiarsi nel “multi verso”?
2) Dawkins ritiene che la semplicità del tutto è dovuta dalla semplicità delle parti che compongono questo tutto, ma questo è un errore ovvio, un mosaico complesso per esempio è composto da un grande numero di piccole e semplici parti, nello stesso modo il multi verso è complesso anche se gli universi che lo compongono sono semplici.
3) Il rasoio di Occam ci dice di non moltiplicare entità all’infuori del necessario e Dawkins fa esattamente questo per spiegare il “fine-tuning”.

Rovesciando l’argomento di Dawkins, Craig sostiene:
1. Il “fine-tuning” dell’universo può essere dovuto da: a) Necessità fisiche. b)Il caso. c) Design.
2. Il “fine- tuning” non può essere dovuto da necessità fisiche o casuali.
3. Quindi è dovuto da un Design.
La prima possibilità (“necessità fisiche”), è altamente improbabile perché le costanti sono indipendenti dalle leggi della natura. Dawkins ci fa sapere che anche Sir Martin Rees rigetta questa ipotesi e dice di essere d’accordo con lui.
La seconda alternativa (“il caso”), appare irragionevole perché è irragionevole continuare ad usare il “caso” per spiegare l’incredibilità del “fine tuning”. Consapevole di questo, deve infatti ricorrere al Multiverso per tentare di sminuirne la portata, incappando però nelle contraddizioni fatte notare poco sopra.

 

Qui sotto il video del discorso di Craig (in inglese)


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