Dopo aver assistito come tanti alla diretta della per molti versi storica conferenza stampa della Sergio Bonelli Editore tenutasi il 26 settembre 2014, mi è venuto spontaneo confrontare la disparità di visibilità e di promozione di alcune serie rispetto ad altre.
L’altro lato della medaglia sono titoli come Saguaro o Lukas, o anche la collana di albi autoconclusivi de Le Storie: serie e personaggi che sembrano abbandonati a se stessi, scarsamente valorizzati, poco pubblicizzati.
L’impressione è che le sorti di un fumetto dipendano in gran parte dagli autori e da quanto essi stessi si spendano per fare pubblicità al proprio lavoro. O che eventuali iniziative siano lanciate in maniera confusa e isolata – penso in questo caso a Dragonero, con il lancio del numero 0 nei negozi di videogiochi, salvo tornare in un’anonimato di tanto in tanto risollevato da iniziative collaterali annunciate o in arrivo (come il romanzo e il gioco di ruolo).
Siamo sicuramente in una fase di grandi cambiamenti in Bonelli, come testimonia la volontà di diventare coproduttori di opere multimediali tratte dai propri fumetti.
Sono convinto che uno di questi cambiamenti debba essere quello di una gestione centralizzata e razionalizzata per quanto riguarda l’aspetto, forse finora sottovalutato, della promozione dei propri fumetti, sia quelli di punta – per aumentare la base di lettori cavalcandone la forza mediatica – quanto non meno i titoli di minor successo, per aiutarli a mantenere un rapporto positivo tra i costi e i ricavi e far scoprire a ogni lettore il fumetto a lui più adatto.
Un’azienda delle dimensioni della Sergio Bonelli Editore non può più permettersi una gestione artigianale di queste dinamiche, né di avere al suo interno figli e figliastri.