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Di cappellini, mani e anniversari.

Da Cuordicarciofo
Quando ero all'istituto d'arte, in secondo o in terza, non ricordo precisamente, successe una storiaccia con il preside. No, niente sessso, tranquilli.
Era solo successo che dopo non so quanti anni di indisturbato dominio sull'istituto si scoprì che il famoso preside artista non aveva i titoli per fare il preside.
E allora lo cacciaro via (sembra incredibile, ma lo schiodarono dalla poltrona, d'altra parte parliamo di 20 anni fa).
La scuola fu commissiariata, tipo Bologna fino a poche settimane fa.
Solo che il "commissario" era una donnina tonda che si vestiva tipo Miss Marple con dei cappellini improbabili quanto lei nel ruolo di commissario.
La donnina, si scoprì, oltre a essere un commissario di ferro, aveva anche una altra particolarità, molto più in linea con il suo personaggio.
Leggeva la mano.
Si si, avete letto bene.
Noi lo si è scoperto in gita in una località montana di cui non ricordo assolutamente nulla, tranne lei che nel viaggio di ritorno legge la mano a tutte le femminette lì presenti.
Ho fatto un sondaggio e nessuna delle mie compagne di allora si ricorda il posto della gita, ma tutte si ricordano il pellegrinaggio dalla donnina, con il palmo rivolto in su.
Ricordo con precisione due cose. Me ne disse di più, ma sinceramente la scettica che è in me le ha cancellate bellamente.
Queste due cose le ricordo perchè sono tornate nella mia vita.
"Toc toc"
"Si?"
"Eccoci qua, siamo le previsione della povera pazza con i cappellini a forma di fioriera"
"olè"
Mi disse che di figli ne avrei fatti. Ma tardi. Avrei aspettato anni. Alla mia domanda "Ma per scelta?" Lei mi disse seccamente di no. Allora, a 14 anni non me ne poteva fregare di meno.
La seconda cosa fa sganasciare dalle risate.
Insomma. Più o meno.
"Non legarti per la vita a un uomo che fa il tuo stesso lavoro"
"Eh?"
"Si, tuo marito (e forse qua ci salviamo) non dovrà fare il tuo stesso lavoro."
"Ok, ok. Tranquilla, chiederò il libretto di lavoro prima di sposarmi"
Io e Lui quando ci siamo conosciuti avevamo più o meno vent'anni. Io facevo l' accademia, lui lettere.
Passavamo le giornate a parlare dei massimi sistemi e a cazzeggiare di brutto.
Poi abbiamo deciso che dal paese ce ne volevamo andare. E allora abbiamo trovato due lavori a caso e siamo venuti a Bologna. E non ricordo più come sia successo che siamo finiti tutti e due a fare lo stesso lavoro.
Già. Anch'io rido sguaiatamente.
Insomma. Più o meno.
Oggi sono 13 anni. E non che io ci creda eh, però la sensazione è più o meno questa.

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