La gente in Europa ha l’erronea convinzione che in Cina i lavoratori vivano incatenati alla macchina che utilizzano per la produzione, che lavorino 20 ore al giorno, che dormano poche ore su una stuoia buttata lì vicino, e che siano retribuiti in ciotole di riso al vapore.
Posso dirvi senza tema di smentita che nella maggior parte delle fabbriche non è più così. Ormai, in ufficio prima delle 18 se ne sono già andati tutti a casa, e i telefoni suonano a vuoto. Gli unici che eventualmente la sera tardi sono ancora in fabbrica sono gli europei in trasferta, che hanno pochi giorni a disposizione per smazzarsi montagne di lavoro prima di rientrare in patria, e la sera si ritrovano soli, in edifici deserti (e vi assicuro che non fanno allegria nemmeno di giorno e affollati di gente), con l’unica compagnia dell’unico impiegato cinese che sa l’inglese, e che giustamente li insulta di tutto cuore, magari anche a voce alta, tanto lo fa nella sua lingua madre e quelli non capiscono niente.
I cinesi hanno anche la pausa pranzo, si vedono pagati contributi per la pensione e l’indennità di malattia, i loro stipendi sono più bassi dei nostri per un mero discorso di costo della vita, e ad ogni modo sono in continuo aumento di anno in anno. Quando avete avuto l’ultimo aumento di stipendio voi? Appunto.
Quindi, se per ragioni etiche avevate intenzione di cominciare a comprare solo costosissimo Made in Italy (fra l’altro spesso prodotto da cinesi di Prato davvero schiavizzati per via della loro situazione irregolare), questo dovrebbe chiarirvi che è una fesseria.
Continuate a servirvi dalla vostra bancarella di fiducia senza sensi di colpa, se non forse verso i poveri buyer europei che devono coordinare la produzione di questa merce, e loro sì che si fanno il mazzo, poveretti.