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Di conti a metà si muore: una pseudo-democrazia

Creato il 20 maggio 2012 da Blogdispiccioli @blogdispiccioli
Di conti a metà si muore: una pseudo-democrazia
"A sedici anni, a scuola, si dovrebbe morire solo di noia" (Anonimo) Apprendo in queste ore, come tutti, dell'attentato all' Istituto superiore per il turismo "Morvillo-Falcone" di Brindisi. Molti di voi si chiederanno cosa c'entrino dei ragazzi di sedici anni in una qualsiasi vicenda di bombe. Se lo è chiesto anche una delle ragazze ferite: "e noi cosa c'entriamo?"   Sia nel caso in cui si voglia etichettare queste bombe come "di mafia", sia che le si consideri "politiche" (la linea di demarcazione tra i due ambiti, in realtà, è sempre stata piuttosto sottile), la risposta è "niente!" Non si pensi, però, che la mancanza di relazione tra vittima e carnefice comporti che quest'ultimo non abbia ben chiaro il suo intento, o che, ancora più banalmente, sia incappato in un fatale errore. La radice della parola Terrorismo è Terrore. Non c'è ambito in cui il terrore metta più facilmente radici di quello in cui noi tutti ci sentiamo a nostro agio: il quotidiano. E non c'è nulla di più quotidiano di una Scuola superiore e di un gruppo di ragazzetti che, con buona probabilità, attorno alle 8:00, titubavano davanti al portone, veramente consci di star per morire...di noia. Chi di noi è esente dal pericolo, allora? Non credo che il 2 agosto 1980, nella sala d'aspetto di 2a classe della Stazione di Bologna, alle ore 10:24, fossero molte le persone coscienti, neanche lontanamente, di come si sarebbe svolto il loro immediato futuro. Questo è il Terrore. Puro. Inesorabile. Imprevedibile. Io, nato nell''87, ho sempre visto Gli Anni di Piombo come un qualcosa dal quale, per fortuna anagrafica, ero scampato, e sono troppo giovane per ricordare con chiarezza Capaci e Via D'Amelio. Per mia ingenuità ho creduto che tutto quello non fosse altro che una scossa di assestamento dopo il terremoto della Seconda Guerra Mondiale, e che da quell'ultimo movimento tellurico ne fosse scaturita una quiete democratica. E' troppo presto per misurare realmente la mia ingenuità, ma spero vivamente che non mi stessi sbagliando. Una considerazione più ampia è, però, possibile. Ciò di cui vi sto per parlare mi è balenato in mente dopo aver visto "Diaz:don't clean up this blood", ed essere uscito dal cinema visibilmente incazzato. Sfortunatamente (perché non ci si può che ritenere esistenzialmente sfortunati se non si riesce mai a trovare un minuto per spegnere il cervello), avevo con me un libro comprato nel pomeriggio, La Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti, il cui tema, in senso più o meno stretto, aveva una certa attinenza con il film che tanto mi aveva colpito. Riporto qui un estratto della Prefazione a cura di Antonio Sbardella. "...se si considera che nel libro...viene ribadita la definizione di Fascismo...come <autobiografia della nazione>. E più di Mussolini, questo <attore più che artista,tribuno più che statista>, questo rozzo e anacronistico <signorotto incompiuto>, preoccupa il Mussolinismo. Allora a quello meglio si attaglia la definizione di <capo primitivo di tribù>. E la tribù preoccupa più del capo". Mi chiedo io, allora: quanta tipicamente italica superficialità nel leggere la propria storia (chi ha avuto, ha avuto. Chi ha dato, ha dato.) si riscontra nell'aver creduto che Piazzale Loreto fosse la "Caporetto del Fascismo"? L'Italia è una Repubblica fondata sui conti a metà. Mussolini è morto, e non è questo il momento di discutere lo spinoso problema del modo, ma il Fascismo ha  saldamente rinforzato le sue radici nella penisola. I Repubblichini, grazie all'amnistia concessa da Togliatti per i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi, che aveva come intento quello di sedare il clima di violenza e di esecuzioni sommarie che si era venuto a creare, hanno continuato a vivere attivamente la politica italiana, e come loro, anche i firmatari del Manifesto degli Scienziati Razzisti. A mio avviso, è da questi conti a metà che sono scaturiti tutti gli eventi su cui ancora si stenta, nel più dei casi dolosamente, a fare chiarezza. Ritorna in mente la famosa Teoria dei cerchi concentrici, con l'aggravante che coloro i quali sono deputati ad accendere la luce sugli eventi sono proprio coloro ai quali giovano le tenebre.
Massimo McMutton

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