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Di delusioni e di successi

Creato il 15 luglio 2013 da Cronachedallalibreria @MarinoBuzzi
Interrompo il silenzio vacanziero che tanto vacanziero non è, visto che mi aggiro come un'anima in pena che non può stare al sole a causa delle maledette tonsille che ho deciso di condannare a morte dopo settembre, per una riflessione sulla delusione. Il tutto nasce da un articolo che riguarda la Rowling, autrice della fortunata saga di Harry Potter. Come forse saprete ha pubblicato, sotto pseudonimo, un giallo che non è andato troppo bene, circa 1500 copie vendute salvo, poi, schizzare al podio delle vendite una volta rivelato il vero nome dell'autrice. Credo che questo episodio rappresenti molto bene lo stato attuale delle cose, ne abbiamo parlato già molte volte ma ogni tanto è bene rinfrescarci la memoria. Dimenticate per un attimo la Rowling e pensate alle 1500 copie vendute. In un mercato come quello attuale 1500 copie per un esordiente non sono poche, non lo sono nemmeno per un autore/autrice che pubblica da tempo, a dire il vero. Noi siamo abituati a vedere solo le autrici e gli autori che vendono migliaia di copie ma per ogni autore di successo ce ne sono parecchi che di successo non ne hanno. Sono la maggior parte, a quanto pare, c'è gente che pubblica con case editrici che pubblicano 300 copie del libro, spesso queste copie vengono vendute a parenti e amici, se arrivi a 1500 copie vendute significa che hai avuto un minimo di distribuzione e pubblicità. Una nota canzone diceva 1 su 1000 ce la fa. Io direi 1 su 1.000.000. Certo qualcuno arriva alla fama ma, nella maggioranza dei casi, ti va già bene se: A) pubblichi, B) riesci a vendere un numero dignitoso di copie, C) hai qualche recensione/passaggio radio, comparsa tv o giornali, D) se alla fine della corsa ti vengono pagati i diritti d'autore. Più conosco questo ambiente più mi sembra una giungla: ghost writer che scrivono libri per personaggi famosi, strategie di marketing che decidono cosa e come pubblicare e molto altro. Temo che il mercato sia sempre meno “naturale” e sempre più “costruito”. È una mia considerazione, ovviamente. Un'altra cosa che ho notato è che la maggior parte degli autori e delle autrici di successo non è disposta a rischiare, se individuano il filone vincente non si spostano di un millimetro. La sperimentazione è un lusso che più nessuno può permettersi. Il vero problema è che se in passato nessuno avesse investito sulle “incognite” oggi non avremmo alcuni dei grandi della letteratura, personaggi fuori dal comune che quando scrivevano pensavano al loro testo e non alla fetta di mercato che li aspettava.

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