[…] Arrivo alla questione: la letteratura è snob? Se pensa al significato originario del termine letteratura, direi proprio di sì. L’arte, e sottolineo l’arte, di leggere e scrivere, era limitata a pochi, a chi era estraneo all’ambiente commune.
Quindi snob per lei è chi ostenta qualcosa di estraneo a molti?
Non esattamente, non è questo ciò che ho detto. Il problema sono le parole e il loro significato e come noi le assembliamo, mi conceda l’uso improprio di questo termine, per dar loro un effetto.
Una sorta di provocazione?
Anche. Ma pensi, ad esempio, come noi italiani usiamo la parola snob per indicare una persona che ostenta, anche volgarmente, modi aristocratici, raffinati, eccentrici e talora di superiorità. In realtà il primo significato della parola documentato in inglese è quello di «ciabattino», in seguito, se ne aggiunge un secondo per cui lo snob è «una persona estranea all’ambiente» e, successivamente «una persona non fine, non adeguata a un ambiente colto e raffinato». Capisce che poi, le provocazioni vengono da sole.
Beh… sì. Ma come giustifica allora l’uso improprio che ne facciamo?
E qui appunto entra in gioco lo snobismo letterario. Deve sapere che dall’eccezione che le ho appena descritto deriva quella diffusa in Europa grazie ad alcune opere di Thackeray – The Irish Sketch-Book, The Snob Papers (1846) e, particolarmente, The Book of Snobs (1848) – e usata ancora oggi sia in italiano che in inglese.
Mi sento sollevato.
Resti coi piedi per terra invece. Oggi, per letteratura intendiamo l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque.
Un ostentare.
Non solo. Vede, è questione di nobilitare, di conoscere, di elevare. Questo se osserviamo il tutto dal lato oggettivo.
Vorrebbe dire che ci sono diversi modi di essere snob letterari?
Voglio dire che non è facile essere uno snob tra gli snob. Quando entra nell’argomento letteratura, come ben saprà, trova una vasta tipologia di opere: antica, classica, moderna; italiana, francese, inglese, provenzale, universale; del Trecento, del Settecento. Poi, con riguardo al contenuto, alla forma, al carattere, ai fini che si propone: in prosa, in versi; narrativa, poetica, didascalica; popolare, popolareggiante, patriottica; impegnata o disimpegnata, per l’infanzia…
Da perdersi.
No, per lo snob letterario è questione di gusti. Vede essere snob, implica certe conoscenze generali, ma nello stesso tempo anche una scelta. Il vero snob riesce a far discutere di sé e del proprio gusto letterario.
Un’arte dunque.
Una forma d’ansia conoscitiva più esattamente. Quando si apre una delle porte che si è scelto di aprire – per gusto personale ovviamente – se ne trova un’altra e un’altra ancora, e ancora . Una sorta di matrioska letteraria.
Non c’è rischio che io ne apra una senza volerlo, allora.
E invece sì. Soprattutto se è una persona curiosa, e visto che lei è un giornalista, questo implica che lo sia.
Per via delle domande?
Per via del fatto che dovrebbe scrivere qualcosa di diversamente scontato dalla solite cose, altrimenti nessuno la fila. Per questo la sto aiutando.
Scusi?
Non se n’è accorto, ma grazie a me scriverà un’intervista molto snob.
Allora la ringrazierò, ma prima deve dirmi come faccio a finire dentro la matrioska io.
Le dirò. Deve sapere che inizialmente non mi sentivo snob, e tanto meno lo pensavo della letteratura. Vede il mio era solo bisogno di sapere e di avere risposte. La mia era curiosità e piacere puri, senza secondi fini. Ma poi, il giorno in cui lessi quella recensione…
Quale recensione?
Un amico, neanche troppo, un tipo che mi cercava solo per certi favori, un giorno mi invitò a dare un’occhiata al sito della sua agenzia di comunicazione per un parere.
Interessante, si occupa anche di siti web?
Per carità, non ne so gran che, ho solo un buon occhio grafico, niente di più. Poi devo dire che questa persona non si limita alla creatività, ci unisce la conoscenza. E per uno curioso come me, è un bel vedere. Ma è lì che successe.
Aprì la porta?
In una pagina del sito c’era la recensione di un libro che non avevo mai letto e di cui non avevo mai sentito parlare. Mi sono sentito mancare di qualcosa, era una sensazione che non avevo mai provato prima. Non dissi niente a quel mio “amico”, anche perché lui sì che è un tipo snob, e a me non andava di dargli troppa soddisfazione.
Mi par di capire non corresse buon sangue tra voi due?
Non corre proprio. Comunque incuriosito e anche ansioso di colmare questa mia mancanza, mi misi a cercarlo in libreria. Anzi nelle librerie.
Di quale libro si trattava?
Mi lasci finire. Non lo trovai da nessuna parte, peggio scoprii che non veniva più pubblicato e copie rimaste in qualche magazzino non ce n’erano più. Mai mi era capitata una cosa simile! Ci rimasi spiazzato. Non era possibile capisce? Ero lì lì per chiamare la casa editrice e pretenderne una copia.
Scusi se la interrompo, ma non pensò a qualche biblioteca, qualche archivio?
Sta scherzando vero? I libri che leggo devo possederli a costo di snobbare gli snob. E così feci; mi giustificai con tanti altri libri, passò un bel po’ di tempo. Non dimenticai mai però quel sospeso.
Ancora non l’ha trovato?
Eccolo. L’ho portato con me. Le avevo detto che sarebbe stata un’intervista snob! Ho dovuto accontentarmi di un usato quasi nuovo su Amazon. L’ultima copia in giro: Lasciami sola di Marcelle Sauvageot.
Per uno snob è perfetto come titolo.
Lo ammetto: un perfetto battesimo snob. La cosa interessante è che già dalla nota iniziale, guardi, l’editore francese dichiara che il lettore ha tra le mani un libro appartenente a una specie rara in tutti i sensi del termine: quella degli scritti votati, per volontà dell’autore, a una sorta di eliminazione, o comunque a una discrezione rivendicata a chiare lettere, assai lontana dagli usi comuni della letteratura tout court.
Da snob a snob.
Esattamente. Anche se a dir la verità, è un peccato che un libro di questa portata venga risucchiato dall’oblio. La storia è semplice: una giovane donna, ricoverata in un sanatorio, riceve una lettera dall’uomo che ama: lui sposerà un’altra e le offre in cambio la sua amicizia. Da qui lo scritto di questa donna che per me è stata una risposta per un nuovo tipo di scrittura. Venne definita Commentaire, commentario (che in mancanza d’altro all’inizio divenne anche il titolo dell’opera) che non vuole essere un diario, né un racconto, né una lettera, ma una risposta per parlare senza pudore a se stessi. E per me una nuova collocazione della scrittura.
Potremmo mai ambire a questo libro?
Dovrete accontentarvi della biblioteca, almeno finché non ci sarà una nuova pubblicazione. E forse mi toglieranno dall’albo degli snob.
Le prometto che cercherò di non diffondere troppo questa intervista.
Vede che avevo ragione? Benvenuto tra gli snob.
Featured image, Snob à L’Exposition, by Victor Eugène Géruzez (fr) (Crafty) 1867