Magazine Diario personale

Di pena e perdono.

Da Chiara Lorenzetti

Vien da sé di questi tempi interrogarsi di pena e perdono. Di misfatti e del riconoscere la loro gravità comminando una pena equa, equa secondo i canoni delle leggi e  del buon senso ( che molto spesso non collimano).
Non sto ad elencarvi gli esempi più ecclatanti, aprite un blog, un quotidiano, un telegiornale e ne avrete un campionario da far invidia ad un rappresentante di calze e  bijoux.
Il periodo di quaresima, inoltre, per chi crede, è periodo intenso di riflessione per il perdono. Per il pentimento, per la redenzione.

Io, personalmente, ho sempre creduto che le pene dovessero essere giuste, che i condoni sono uno spregio a chi fa bene; che se sbagli devi pagare, dopo un processo che determini le tue colpe e che ti permetta, una volta trascorso il periodo di pena, di rifarti una vita.
Io ho sempre insegnato ai miei figli che se fai bene, corretto, non devi temere, che così facendo sarai sempre in pace con te e con la tua coscienza. Ho insegnato loro che chi sbaglia paga, che il cattivo paga, che il violento paga.
Mi sono sbagliata, lo sapete da voi, vero?
Ho sovradosato le mie capacità, lo so da me, lo sto imparando da me.

Le pene non sono mai giuste per nessuno; si cerca sempre il modo per sfuggirvi. Nessuno ammette mai la propria colpa e il più delle volte da colpevole si erge a vittima della sua stessa colpa, incolpando la vittima di aver fatto loro chissà quali torti.
Le pene anche quando decretate, decise, dichiarate, non vengono quasi mai applicate. Semplicemente si fa passare del tempo  fino alla completa dimenticanza per la prescrizione dei termini.
Infine si perdona tutti, indistintamente e lo si fa senza un vero senso di pietà e riconoscendo un vero cambiamento in chi ha sbagliato: si applica la legge del “facciamo finta di nulla, per vivere tranquilli, nessuno se ne accorgerà” e questo comportamento porta al non pentimento di chi ha sbagliato, anzi, ad accrescere se stesso e le proprie malefatte in virtù di quel finto perdono.

Io, sarò sbagliata, sarò severa, sarò dura, ma certe storie non le perdono, certe violenze, brutture, ripetute e continue.
Non le derubrico in “errori”.
Chi sbagli paghi; dopo ne riparliamo.

Chiara 



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