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Di pioggia e di nebbia

Da Barbaragreggio
Di pioggia e di nebbia Non capisco il perché del suo atteggiamento. Lui ha le redini del gioco, comanda una strada e io devo soltanto percorrerla, per non perdermi. Mi siedo di fronte a lui una volta alla settimana, guardo oltre le tendine sottili della finestra, vedo le fronde degli alberi piegarsi con il vento, sento la pioggia sbattere contro il vetro, con impeto. Lui mi fissa, per un po', si sofferma sulle mie mani che si muovono nervose sopra la scrivania, gioco con un anello, poi passo al fermacarte. Mi mette a disagio il suo osservarsi, quasi specchiandosi, sulla vetrinetta alle mie spalle, non capisco se guardi la sua immagine riflessa sulla superficie lucente o la mia schiena rigida, leggermente ricurva, seminascosta dallo schienale.Gioca con un riccio, lo avvolge attorno all'indice, ne fa un boccolo perfetto e morbido, infine lo sposta dietro l'orecchio e mi sorride. Io, nel frattempo, snocciolo anni di vita difficile, faccio il resoconto asettico, a tratti impersonale, della mia esistenza. Passo dalla bambina che ero, all'adolescente, per arrivare alla donna. Racconto dell'amore, il sesso, le sofferenze, i cambi di direzione che ho imposto alla mia vita, evito di lasciarmi andare alla tristezza, reprimo il desiderio urgente di chiedere aiuto, ricaccio giù in gola un singhiozzo di lacrime. Il buio dentro di me si fonde al grigiore della stanza, la malinconia che avvolge il mio cuore si esprime in piccole mosse, un piede che dondola, il naso che si arriccia appena, prima d'ingoiare un accenno di raffreddore. Mi sono vestita bene, per essere al meglio. Perché, per me, conta quello che sei e come lo mostri. Per anni ho nascosto questo mio corpo di donna, celandolo sotto maglioni extra large e jeans anonimi. Ho indossato i tacchi, stamattina, mi sono lisciata i capelli e ho i messo gli orecchini nuovi, quelli con la fenice di Swaroski. Volevo essere in ordine fuori, per sentirmi in ordine anche un po' dentro. Ora, invece, mi sento sbagliata, i suoi occhi su di me non mi fanno sentire a posto. E' come se, sedendomi di fronte a lui, mi fossi in qualche modo sporcata. Gli racconto di una storia surreale e fragile. Lui annuisce, come se non gli importasse nulla. Mi racconta, invece, del suo amore per una tipa sbagliata, una a cui ha cercato di risolvere la vita ma che alla fine l'ha lasciato. Mi da consigli che non sembrano il meglio per me, ma la voglia di sapere cosa si prova a vivere un'esperienza come quella che sto vivendo io. Mi fa arrabbiare, m'indispone e mi viene voglia di alzarmi e tornarmene a casa. Com'è possibile che io sia lì per un sostegno e lui mi racconti tutti quei dettagli della sua vita privata? Deglutisco un "Siamo qui per me, non per te!" e faccio finta di essere interessata. In realtà non me frega nulla delle sue esperienze passate, dei punti in comune che abbiamo. Voglio solo un po' di silenzio, sono qui per buttare fuori il dolore che ho dentro e non mi va proprio di stare ad ascoltare le grane altrui. Continuo a parlare, e lui continua a specchiarsi sulla vetrinetta dietro a me. Con la matita scrive sull'agenda, mi da un altro appuntamento, l'ultimo.Per lui abbiamo finito, o meglio, io ho finito. Veloce e indolore. In realtà è stato un pianto ininterrotto, a casa, tra le braccia del mio uomo, a farmi consolare per anni di diniego e sofferenza. Torno, dopo alcune settimane, in quel suo studio che sa tanto di burocrazia e polvere sterile. Lui mi sorride, mi stringe la mano, parliamo un po' e poi ci salutiamo. Ci scambiamo il numero di telefono, come se fossimo due vecchi amici. Io lo faccio per non sentirmi abbandonata, non ora che sto ritrovando un po' di serenità. In fondo con me non è stato poi così male, un po' sopra le righe, ma gentile e paziente. Passano i giorni, nevica e si accendono le luci del Natale. Ci incontriamo in una chocolaterie e lui mi sembra invecchiato di colpo, meno avvenente. E' carino con me, mi sento meglio. Ora che non ci sono barriere di separazione burocratica, mi sembra di sentirlo amico. Parlo con lui, continuo a raccontargli di me, lui fa lo stesso. Seguono alcuni messaggi, di cortesia. Lui sta male, è molto giù. Non capisco bene il perché.Dopo qualche settimana ci organizziamo per una pizza, una sera umida e nebbiosa. Non mi sembra afflitto, tutt'altro lo vedo bene, energico e frizzante. Mangiamo chiacchierando, come se davvero fossimo amici da una vita. Lui mi racconta del lavoro, io pure. Il cameriere mi fa il filo, scherzo con lui, vedo che posa spesso lo sguardo sul mio seno, sorrido, come se stessi flirtando per la prima volta in vita mia; lo faccio per me, per sentirmi attraente e viva. E' solo sul finire della serata che noto gli occhi di lui posarsi sul mio decolté, proprio dove, poco prima, c'erano stati quelli del cameriere. Alzo la giacchettina di lana, la strattono per i baveri, nel tentativo di coprire la pelle che ora mi sembra eccessivamente esposta. Mi sento in imbarazzo.Ci salutiamo davanti alla vetrina illuminata di un negozio, le decorazioni natalizie pendono dal soffitto verso i manichini sorridenti. Mi confida di essere felice per me, per i miei successi, per la mia nuova consapevolezza. Appare triste, lui, quando mi dice di aver voglia di qualcuno, di una persona di cui innamorarsi.Sono passati molti mesi da quella cena, io ho cercato di contattarlo, ma lui non mi ha più risposto. Pensavo fossimo amici, che, dopo le burrasche del mio animo, potessimo trovare un angolo tranquillo dove l'affetto avrebbe placato le ire della vita, un porto sicuro a cui fare ritorno dopo momenti difficili. Mi sbagliavo. Lui non si è più fatto sentire... forse perchè il suo, per me, non era soltanto affetto.E ora io sto qui, a chiedermi dove ho sbagliato, cosa posso aver detto o fatto che lui abbia in qualche modo frainteso.Sola, con la sensazione di un abbandono non meritato, guardo la pioggia che cade violenta fuori dalla finestra. Nessuno seduto davanti a me, nessuna vetrinetta su cui specchiarsi. Ma, in fondo, è meglio così. Io non potrei mai corrispondere un simile sentimento, e se lui, per dimenticarsi di quanto ha provato (e che forse non avrebbe mai voluto provare) ha bisogno di cancellarmi, allora resterò ferma, fino a che la mia ombra non svanirà dai suoi pensieri.Barbara Greggio

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