Tondo con affresco romano, del 50 circa, di donna con libro e stilo (cosiddetta “Saffo“) proveniente da Pompei (Napoli, Museo archeologico nazionale).Immagine reperita da Wikipedia.
C’è un bel sole in questo inizio di Febbraio! Sembra che il nuovo Presidente della Repubblica ce l’abbia fatto recapitare come primo cadeau del suo nuovo mandato settennale, in segno bene augurante!. “A tutti gli Italiani, pieni di grane, di paure e di debiti, con i miei migliori auguri e la garanzia che i prossimi sette anni siano di vacche grasse, o moderatamente e piacevolmente obese. “Accolgo titubante e senza sorriso, questo timido raggio di sole che entra dalla mia veranda, posandosi direttamente sulla scrivania da lavoro. Che altro non è se non un vecchio tavolo in formica, pitturato color glicine e ricoperto da un vetro spesso. E’ una scrivania solida, confortevole, larga e lunga, ci potrei anche mangiare mentre scrivo! Già lo scrivere! Ecco il dilemma che mi risale dallo stomaco, ecco che rispunta l’assuefazione e l’abitudine reiterata nel tempo alla mia “droga buona”, perché qui di droga muta si parla e con essa i sortilegi magici che porta con sé! Il dono di saper scrivere, ossia il mettere una letterina dell’alfabeto attaccata all’altra, per formare parole di senso compiuto, l’uso della punteggiatura, i margini, gli accenti, le “acca” al posto giusto, i verbi: un trionfo di segni grafici che rappresentano delle unità linguistiche e altrettante regole per combinarli assieme. Il regalo che le maestre mi hanno fatto a suo tempo nell’insegnarmi le vocali: A come ape, E come edera, I come imbuto, U come uva, O come oca ed i relativi cartelloni con i disegni! L’ entusiasmo nel comporre, la fatica del rileggere, l’angoscia del chiedermi chi mi leggerà che cosa penserà di questo povero essere umano, lo scuotere le spalle a volte fregandomene del giudizio umano, la croce e la delizia nel rileggermi, i patemi d’animo quando non so come e dove andrà a finire la mia scrittura, il batticuore se non conosco anzitempo dove andrò a parare… Ahimè! Le parole e le virgole sparse, i miei eterni batticuori e sfiducia totale al contempo. La mia battaglia personale con la mente, il mio sfogo passionale e amoroso muto, i miei timori. Ai miei amori passati, quei pochi e veri, ho sempre donato un pezzetto di carta scritta. La mia povera e semplice arte, l’abitudine, il desiderio, la cura, la voglia, la fame, la necessità, il piacere, il dolore, la forza, la debolezza, l’accusare, il giudicare, il mentire a me stessa e forse ad altri. Sono forse ninfomane della scrittura? Non me lo sono mai chiesta! Questa definizione del “Tracciare su una superficie i segni convenzionali di una lingua o di un codice, in modo che possano essere letti (anche + su, con ): s. una parola, le note musicali; s. i numeri sulla lavagna; scrivi il tuo nome con la matita; anche assol. : imparare a s.; s. su carta, su pergamena; non dovete s. sui muri; s. con la penna, con il gesso; sai s. con il computer?; + a, in : s. a macchina; s. in inglese; s. in modo chiaro, illeggibile.
La scrittura, questo mezzo per me ossessivo, fu inventata dai Sumeri, attorno al 3200 A. C., come sto ripassando con mia figlia. Si esterna agli occhi della gente per mezzo di un insieme di segni detti grafemi, che formano un sistema di scrittura e di lettura. I grafemi denotano spesso suoni o gruppi di suoni. Come il linguaggio parlato, la scrittura è un modo fondamentale di comunicazione umana, ed è il mezzo finora più efficace per la conservazione e la trasmissione della memoria. Quante volte per essere ricordati o per ricordare, scriviamo una lettera, un biglietto, un messaggio, lasciamo un post it sul frigorifero, scriviamo un appunto sulla nostra agenda o sul calendario? Usiamo le mani, altro strumento importante, le facciamo scorrere come in una danza ritmica ed imparata a memoria: il saper scrivere lo si impara molto presto e lo si perpetua per tutta la nostra vita. Guai a quei popoli che non sanno scrivere e leggere! Preghiere e dolore per chi impedisce loro di comunicare di capire! E’ fondamentale scrivere, è vitale leggere e capire, così come è disumano fermare un’azione che desideriamo fare. Anche se abbiamo appena asserito con noi stessi che avremmo fatto il contrario: non possiamo essere eternamente in lotta con noi stessi! Periremmo sotto i colpi del nostro io più profondo, sarebbe una guerra persa in partenza, tanto vale auto assecondarci… Scrivi Fabiana, scrivi e non avere più paura, tu forma quei cerchietti e fai le astine, metti il punto e virgola e vai punto e capo qui e ora. Danza con le dita e chiudi gli occhi: la scrittura ti prenderà per mano e ti condurrà dove tu sarai al sicuro, abbandonati al suono melodioso ed amorevole dei suoi significati.