Magazine Per Lei
di strizzacervelli, altalene e cambiamenti cercati
Creato il 14 gennaio 2014 da Verdeacqua @verde_acquaEd ecco che ciclicamente arriva il post triste.Giusto per ricordarci quanto poco io sia il riflesso dei miei ormoni.E’ un’altalena, su e giù. Su e giù.Ho comprato cose, speso soldi che non avevo, riempito finti vuoti.
Come se bastasse vedere il cambiamento allo specchio, di tutto punto vestita.Come se un trasferimento in campagna non bastasse come cambiamento.Io vorrei cambiare.Nel senso di migliorare.Nel senso di imparare.Nel senso di rallentare.Sono passati tre mesi.In un certo senso solo tre mesi.In un certo senso già tre mesi.Su e giù.Vorrei riuscire a lasciar andare tutto quello che è successo.So di dover risolvere e non "non pensarci" per poter cambiare, cambiare come dico io.Ho visto una psicologa ultimamente. Pochi incontri, troppo poco tempo per trarre conclusioni ma non va.A pelle non va.Non cerco soluzioni, cerco strumenti.Secondo il suo parere quello che dovrei fare per “stare meglio” (ne faccio un pessimo sunto) sarebbe cambiare lavoro. Per carità, sarebbe un buon modo per concentrarsi su altro, sarebbe un buon modo per cercare di soddisfare ambizioni che ho sepolto in nome della mia crociata alla ricerca di un secondo figlio.Ma io sono proprio impantanata.Cioè, avrei bisogno di ripartire, a piccoli passi, possibilmente felici. E semplici.Voglio dire, ma lo sa quanto poco lavoro c’è in giro? Cambiare lavoro suona come un’impresa titanica. Un po’ come riuscire ad avere un altro bambino. Ma un obiettivo più piccolo, più fattibile, no?!
Credo di dover andare più a fondo, dove ci sono le ancore. Perché è cominciato tutto tanto tempo fa. E non ho mai guardato in faccia le vere paure. Quelle che tornano. Quelle che fanno su e giù. Nonostante io le abbia sconfitte alla grande qualche anno fa.C’è un pezzo di me che devo imparare ad accettare. Che devo imparare ad amare, comunque.Voglio imparare a fermarmi. Qui e ora.E così sono alla ricerca di uno strizzacervelli che possa darmi degli strumenti.
Dei diversi modi di vedere le cose. Così come sono.
Cambiare lo sguardo, non le cose.
Bene, come lo si trova? Cioè, mi affido a SantoGoogle? O provo a chiedere in giro, tipo “ciao scusa, è bravo il tuo analista?”. O tiro a sorte. Tipo andrebbe bene quello dietro casa. Forse.E poi, uomo o donna?Per me è sempre stato ovvio, donna. Non mi sono mai fermata a pensare, un po’ come per la ginecologa, donna, senza discussioni. Senza riflessioni.Che poi la mia patata sia stata ispezionata da molti dottoroni maschi durante questi anni è un altro discorso.Non mi ero mai posta il dilemma fino all’altra sera quando l’amica, quella razionale e concreta, mi ha giustamente fatto notare che, perché non un uomo? Potrebbe risultarne un punto di vista interessante.
Sto leggendo il libro della Gamberale, “Per 10 minuti”. Bello, bello, bello. Come mi era piaciuto anche questo.E’ proprio brava la ragazza.Tutto il romanzo è incentrato sulla sua personale ricerca di normalità dopo la bomba: un marito, il compagno di sempre, che se ne va. O meglio decide di non tornare più. Un lavoro piccolo ma grande, perso.E Chiara è persa nella sua quotidianità. Deve imparare a guardare le cose con occhi diversi, solo suoi.La sua psicoterapeuta le consiglia un bel gioco: per dieci minuti al giorno, tutti i giorni, per un mese, deve fare qualcosa che non ha mai fatto in vita sua. Dieci minuti diversi ogni giorno. Da pensare, da provare, da ridere.E così si dipinge le unghie di fucsia, va su youporn, cucina pancake, fa una camminata all’indietro, ascolta la propria madre parlare solo di sé. Dieci minuti al giorno per imparare a vivere la vita così com’è ora.Cose fattibili, piccole, che richiedono inventiva e azione.Insomma, certo che sarei contenta di cambiare lavoro, ma adesso mi sembra solo una nuova montagna. Quasi quasi questo giochino dei dieci minuti lo provo anch’io.
Voi no?!
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