Foto di Richard Avedon
Di vacuità, vacazioni di sé
in assenze… e il futuro che sta là
e non si fa presente… né si sa
se rinnegarlo o prevenirlo in sé…
Darsi uno scopo che ancora non è
vita… se il vacuo invita o addita… Ma
certo a mancare il tempo poi verrà,
con vuoto di piaceri piante o che,
e tempo di dar sale, d’assalire
l’altrove, il non per me, l’altro avvenire…
o perlomeno il perché d’altri giorni
d’altri, come dormire… di ritorni
del non ancora, di chi sia a morire…
e del rifar notte… infine capire.
Patrizia Valduga, Medicamenta e altri medicamenta, Torino, Einaudi, 1989, p. 56.