Giorgione, Venere dormiente
E da Botticelli della scorsa settimana prendo spunto per continuare una divagazione sul nudo nell'arte.La nudità nell'arte, nella pittura, nella scultura e più recentemente nella fotografia, ha generalmente rispecchiato, con alcune eccezioni, i livelli sociali di estetica e di moralità dell'epoca.La questione che nel medioevo veniva ritenuta blasfema, viene ripresa nel Rinascimento. Come vestire la Venere non ossessiona solo Botticelli, importa anche a Tiziano nel 1538, quando pone le due serve in fondo al dipinto mentre sono intente a frugare nel cofano per trovare la veste più adatta alla Venere nuda, detta di Urbino perchè commissionata da Guidobaldo II della Rovere, duca d'Urbino appunto, un pò come dipinto da cassapanca con intento iniziatico per la giovanissima sposa. Si tratta di Giulia Varano ch'era allora appena una adolescente, e gli lascerà dopo il matrimonio una figlia, prima di morire giovanissima. Chiaro il riferimento alla fedeltà matrimoniale nel cagnetto addormentato.Tiziano, Venere di Urbino
Prima Bellini, Vivarini e Carpaccio, mai avrebbero ipotizzato il nudo. Tutta gente di città, di Venezia, interessata al sommo potere rappresentativo, al potere, della Chiesa o del patriziato. Ci vollero i foresti per scoprire il sexy. Il primo fu Cima da Conegliano, che disegnava corpetti o corsetti con fiorellini sui capezzoli. Poi arriva dalla campagna il Zorzon, il grande Giorgio, quello di Castelfranco. E' il primo ad osare con la sua Venere nuda, prima del 1510, che non fa affatto scandalo in casa del coltissimo Marcantonio Michiel, parente del cardinal Giovanni Michiel, avvelenato a Castel Sant'Angelo da Cesare Borgia. Marcantonio è protagonista della cultura e lascerà una serie di scritti che sono preziosissimo materiale per indagare l'epoca. La carnalità nella pittura veneziana, tassello importante nella storia del nudo, verrà sempre portata da fuori laguna, fino all'ultimo apporto di Paolo Veronese, passando per Lorenzo Lotto, natio veneziano, ma educato a Bergamo.Queste due opere insomma sono centrali per capire tutta l'arte del nudo femminile che seguirà nei secoli successivi.Ma questa è un'altra storia.