Forse se a Roma uscisse fuori un problema, dei gatti, solo per fare un esempio, la soluzione prospettata potrebbe essere quella dell’abbattere il colosseo?
Mentre la prima considerazione è reale la seconda è una mia conclusione con una certa logicità conseguente alla prima considerazione.
Uno dei più belli , pieni di storia e cultura, centri storici del mondo, si sacrificano con coraggio in funzione della sicurezza. Non si cerca di recuperarlo, valorizzarlo e consentire del fatto che possa rendere servizi. Si abbatte e basta.
L'esternazione "reale" fu raccolta dall’emittente locale Primo Canale, di Genova nel giugno 2008 in una intervista all’allora prefetto di Genova Anna Maria Cancellieri, attuale ministro degli interni.
Come si vede la signora non è nuova ad uscite poco felici, ma soprattutto, incompatibili al ruolo che esercita. Non dovrebbe quindi stupirci nella sua uscita odierna, anche se l’indignazione e lo sconcerto è cosa non solo inevitabile ma assolutamente dovuta.
«Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà».
Risulta quindi pretestuoso, con un presupposto fortemente ideologico, e nel senso più negativo del concetto, ogni accostamento tra presunta flessibilità del lavoro e articolo 18 dello statuto dei lavoratori, considerando che sull’economia del mercato del lavoro l’articolo 18 non interviene non trattando il tema del licenziamento in quanto tale, ma trattando il conseguente reintegro in termini antidiscriminatori e non solo politico o sindacale ma in tutte le forme siano razziali, sessuali, religiose parentali…o altro.
Risulta oltremodo offensiva la frase , detta in un paese dove la percentuale di disoccupazione giovanile supera il 30% e dove il mercato del lavoro ha subito un processo di precarizzazione senza uguali con conseguente precarizzazione dello stesso welfare sino ad un impoverimento generale e generalizzato del “sistema Paese”. Dia un posto di lavoro a questi giovani con una casa e uno stipendio e benefit come ha lei,o come ha avuto come prefetto signor ministro e le assicuro che questi giovani non esiteranno a lasciare mamma e papà per progettare la propria vita. Forse avrebbe anche la sorpresa di scoprire che non parlerebbero a vanvera disprezzando i propri datori di lavoro, perché se non lo ricordasse, siamo noi, che manteniamo voi “servitori dello stato” e non gli istituti bancari finanziari o industriali. Loris
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