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Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce

Creato il 26 febbraio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Vittoria Averni 26 febbraio 2013 teatro, vedere Nessun commento Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce

Spesso è difficile, se non impossibile, riuscire a esprimere con esattezza il turbinio di emozioni che abbiamo dentro di noi. Cerchiamo le parole perfette o ideali per farlo, ne usiamo a profusione per identificare e spiegare al meglio i nostri sentimenti, le nostre sensazioni. Ma a volte il modo migliore per esprimerci è un singolo gesto o un movimento, che smette di essere un semplice atto motorio per diventare il mezzo attraverso cui manifestare se stessi. Ed è questo che a mio avviso definisce la danza: non una semplice sequenza di movimenti a ritmo, ma la capacità di esprimere l’ineffabile. Ecco perché guardo sempre con piacere i balletti classici e non, e sono sempre curiosa nel vederne di nuovi. Spero sempre di trovarvi quel quid che sfugge alla parola, ma può capitare che ciò non accada, come negli ultimi balletti visti, Diaghilev e Nijinskij e Shéhérazade portati in scena al Teatro Massimo Bellini di Catania dal Russian State Ballet con la direzione artistica di Vyacheslav M. Gordeev.

Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce

La prima parte dello spettacolo è un omaggio alla coppia rivoluzionaria che aveva cambiato il mondo della danza, l’impresario e organizzatore Serge Diaghilev e il ballerino Vaslav Nijinskij. Rappresentato per la prima volta nel 2009, questo balletto dovrebbe esprimere il legame non solo professionale che ha unito i due uomini, e utilizzo “dovrebbe” appositamente, perché è un proposito che per quanto mi riguarda non viene realizzato. Infatti, ciò a cui assistiamo è una confusa presenza sul palcoscenico di diversi ballerini, che rappresentano tutti le opere messe in scena dalla celebre coppia, a cui si aggiungono varie comparse in smoking (quasi del tutto immobili e di pochissima rilevanza) e i personaggi di Diaghilev e Nijinskij. Questi ultimi più di tutti deludenti in quanto incapaci di esprimere la gelosia che tormentava l’impresario e l’oppressione patita dal danzatore, oltre ai sentimenti che provavano l’uno per l’altro.

Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce

Dopo una breve pausa, all’apertura del sipario ci troviamo nelle atmosfere orientali che fanno da sfondo alla storia di Shéhérazade, ma in una versione della fiaba diversa dal primo racconto de Le mille e una notte. A essere messe in scena non sono infatti le doti affabulatorie della schiava favorita del sultano, ma gli incontri amorosi che avvengono nell’harem tra le donne e gli schiavi neri e che, tramite la particolare musica costituita da episodi slegati di Nicolaj Rimskij-Korsakov (ideata in realtà dal compositore per non accogliere la danza), evocano un Oriente fascinoso e crudele. I movimenti che avrebbero dovuto trasportare maggiormente nella sensuale atmosfera dell’harem, in realtà non riescono ad esprimere appieno il vortice di passioni e impulsi descritto nel libretto, probabilmente per la non eccelsa performance dei ballerini della compagnia.

Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce

Risultano piatte le coreografie che avevano estasiato Parigi al debutto dello spettacolo nel 1910, coreografie che sembrano dei semplici esercizi fisici eseguiti non alla perfezione e che non assecondano molto i ritmi frenetici e le melodie della musica di Rimskij-Korsakov, nonostante nell’intenzione dell’originario coreografo Michel Fokine i movimenti di mani, polsi, collo e braccia dovevano caricarsi di lascivia disegnando linee sinuose. Purtroppo nemmeno la scenografia viene in soccorso – poiché molto austera, se non quasi scialba – disattendendo le aspettative e risultando poco rilevante nel creare la sognante atmosfera orientale che ci aspetteremmo. Degna di nota invece è l’esecuzione del direttore d’orchestra Alevtina Ioffe, che è riuscita a guidare magistralmente i suoi musicisti. Diaghilev e Nijinskij e Shéhérazade non riescono così ad arrivare al pubblico, sebbene resti indiscusso il valore artistico sia di libretti che delle partiture musicali.

Fotografie di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania

Diaghilev e Nijinskij / Shéhérazade: l’Incantesimo non Riesce


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