Ora che l'ha detto anche il capo dei capi Riina, possiamo prenderla come verità storica: furono i servizi a rubare a Dalla Chiesa i documenti custoditi nella cassaforte, così come, qualche anno più tardi, portarono via a Borsellino la sua agenda rossa.
Ma sono cose che si sapevano già, con buona pace del boss e dei giornalisti a caccia di finti scoop (che suonano un pò come gossip politici di quart'ordine): nel paese dei segreti di stato (di Pulcinella) tutti sanno che Dalla Chiesa fu ucciso materialmente dalla mafia per una convergenza di interessi tra cosa nostra e pezzi dello stato. Il generale era ingombrante non solo per la mafia, disse a proposito Buscetta a Falcone.
Sui documenti rubati o mancanti, consiglio la lettura del bel libro di Salvo Palazzolo "I pezzi mancanti".
Ecco, allora è meglio lasciar perdere queste chiacchiere un pò anche qualunquiste, da bar della mafia, per iniziare a chiedersi come mai tanta loquacità da parte di Riina: a chi sta parlando? E chi sta ricattando, con queste mezze rivelazioni, pezzo a pezzo? E' ancora in corso una trattativa e si stanno cercando nuovi interlocutori e nuovi equilibri?
E torniamo a Dalla Chiesa: nell'ultima intervista a Giorgio Bocca aveva spiegato al giornalista un concetto semplice, sulla lotta alla mafia
"Ho capito una cosa, molto semplice ma forse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosi certamente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati"Sono passati 32 anni, c'è stato il maxiprocesso, le stragi del 92, la mancata vittoria sulla mafia, la condanna di Andreotti (che pure doveva significare qualche cosa), il 61 a 0, il cuffarismo e il lombardismo.
E ora le larghe intese.
Ma sul tema dei diritti, in Sicilia e nel sud, non sono stati fatti passi in avanti.
E' uscita sui giornali di questi giorni l'intercettazione del chirurgo che ammette di aver ucciso una paziente, per nascondere un errore in sala operatoria: ma il medico aveva le spalle coperte, dalla politica, dunque non doveva rischiare nulla (e senza le intercettazioni che tra qualche tempo forse non si potranno pubblicare, nemmeno avrebbe rischiato nulla).
Quanti medici amici di potenti, parenti di ras politici o portavoti girano nei corridoi degli ospedali del sud?
Chi pagherà per questo scippo di democrazia, il diritto alle cure che al sud è negato in nome del familismo, della corruzione, delle spartizioni delle poltrone per correnti politiche?
Quanti anni dovremo ancora aspettare prima di dare seguiro alla lezione del prefetto Dalla Chiesa, mandato a combattere la mafia in Sicilia ma senza poteri?
Quanti anni dovrà aspettare il sud, prima di diventare il deserto dei diritti?