Diario africano/26 - Luci e ombre di un viaggio in bus (2 parte)

Creato il 12 novembre 2014 da Mapo
Sempre da qualche parte tra Gulu e Kampala, solo un po' più tardi di prima
Fa un po' strano ascoltare i Sigur Ròs in questo luogo così lontano da casa, loro e mia. Ma, tant'è. La funzione shuffle di questo vecchio iPod blu che mi accompagna ad ogni passo non perdona.Hoppípolla è una canzone di cui non ho mai capito, non capisco e, sono certo, non capirò mai, neanche una parola. Eppure è uno di quei brani che, quando arriva, fa sorridere ed emozionare come vecchie signore davanti a una telenovela. Una di quelle canzoni che riempiono, con quel suo andare in crescendo, quella scelta sapiente di strumenti musicali che nemmeno conosco e quella voce acuta e inafferrabile che la rende in-cantabile, e quindi perfetta.La colonna sonora di un viaggio in Islanda di qualche tempo fa, immersi in quella luce eterna e alienante come solo i paesi nordici in estate riescono a rendere. Una cuffia a testa, il pile pesante e il ghiaccio fuori dai finestrini in quei lunghi viaggi in autobus in riva al mare.

Autobus, appunto. Qui è calata la notte, improvvisa come sempre. Una breve sosta a un autogrill ed eccoci di nuovo sulla strada verso l'inarrivabile Kampala. La capitale e le sue luci sono là davanti, da qualche parte nella notte. Miraggio.La temperatura è scesa di parecchi gradi, così come le luci nel pullman. I finestrini, invece, non sono saliti di molto. Offro una manciata di pringles alla mia vicina di posto, un po' per farmi perdonare, un po' per ringraziarla del suo calore umano che, adesso, fa quasi piacere. 
Viaggiare di notte, su strada, è uguale in ogni tempo e in ogni luogo. Insieme al sole all'orizzonte si appiattiscono anche tutte le differenze. E rimaniamo soli con noi stessi, al buio, indifesi e in balia.La notte africana, antitesi del giorno eterno di Reykjavik, è lì fuori a pormi una domanda dietro l'altra, impietosa. Io non lo so chi sono e dove vado, so solo che se mi dovessero fare una foto vorrei che fosse adesso, in movimento. Io fermo non ci voglio stare e le foto mosse, in fondo, sono le più belle: in uno scatto sanno ritrarre ben più di un istante. 
"E pensavo dondolato dal vagone,cara amica il tempo prende, il tempo Da.Noi viaggiamo sempre in una direzione, qual sia e che senso abbia chi lo sa?Restano i sogni senza tempo le impressioni di un momento,il buio di case intraviste da un treno.Siamo qualcosa che non resta,frasi vuote nella testae il cuore di simboli pieno"
Francesco GucciniIncontro

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