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Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa

Creato il 30 maggio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Ossimoro Cari lettori, 
siamo arrivati alla fine di questo 26esimo Salone del Libro di TorinoUn'edizione segnata dell'austerity e dalla pioggia, tra stand spariti, case editrici fantasma e interi padiglioni scomparsi: persino lo storico e amatissimo negozio interno dei gadget del salone quest'anno mancava all'appello. E tuttavia un'edizione che ha segnato un netto rialzo dei visitatori, un record assoluto di ingressi (329.860, con un aumento del 4% rispetto ai 317.482 della chiusura 2012) e un incremento delle vendite del +20% di media (+40% Feltrinelli, +10% Gems, +15% Einaudi, +15% Mondadori, +15% Rcs, +20% Laterza, +20% Newton & Compton, +26% Sellerio, +16% Giunti, +15% Adelphi, +30% Voland), nonostante il paventato effetto crisi.
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+40% di Feltrinelli
+40% di Feltrinelnonostante i paventati timori dell'effetto crisi. Una Torino che vuole ancora perdersi nei meandri del sogno sulla pagina scritta (cartacea o digitale che sia) nonostante i problemi, la disoccupazione e la disillusione palpabile, che serpeggia tra visitatori e addetti ai lavoUn Salone che è stato On, ma anche Off, con tante proposte dislocate nei luoghi più diversi della città, sempre all'insegna del dialogo letterario, un dialogo forte e motivato che è riuscito, nonostante tutto, a sconfiggere il maltempo che ha segnato questi giorni di maggio.Un Salone coloratissimo, invaso ogni giorno da figuranti in costume e persino qualche cosplayer, attraversato dai tanti dibattiti sul dialogo tra la carta e i pixel, una fucina della grande letteratura, del lavorio sui testi e della traduzione, un luogo di contraddizioni, stranezze e curiosità. Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaUn Salone che è stato On, ma anche Off, con tante proposte dislocate nei luoghi più diversi della città, sempre all'insegna del dialogo letterario, un dialogo forte e motivato che è riuscito, nonostante tutto, a sconfiggere il maltempo che ha segnato questi giorni di maggio. Noi vi raccontiamo il nostro: e voi, lettori, raccontateci il vostro. Ci siete andati? Ci andate ogni anno? Non ci siete mai stati? Raccontateci la vostra esperienza!
Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa
Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa ELISABETTA OSSIMORO Mio undicesimo anno di Salone e primo in assoluto da addetta stampa: avere il pass perpetuo per entrare e uscire a piacimento tutto il giorno, per tutti e cinque i giorni, fornisce davvero una grande libertà. Diciamo che tralasciando l’ora di coda per accreditarmi il primo giorno (paradossalmente facevano più problemi ai giornalisti “veri” col tesserino che a quelli “fuffi” come me, che però avevano già il codice a barre stampato) è andata bene. Un privilegio di cui non mi sono privata è stato andare a bivaccare (oltre che mangiare) nel Lounge Bar riservato ai professionisti (ubicato nel padiglione 1), caro ma buono, dove ho polverizzato legioni di panini e gelati slow food. Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaRispetto agli anni passati ho notato, appunto, meno stand (alcuni accorpati, come quelli del Piemonte, con città, provincia e regione nello stesso spazio), meno padiglioni aperti, meno sconti e meno gadget, con 5 minuti di silenzio per la scomparsa del mitico negozietto con le magliette, gli orologi e tutti gli oggettini con il marchio del Salone con cui, per anni, ho fatto la felicità di amici, parenti e ospiti, contenti come non mai di portarsi a casa un ricordino concreto e simpatico di un’esperienza librosamente indimenticabile.

Un Salone tuttavia punteggiato di curiosità e stranezze: figuranti in costume tutti i giorni (dalle damine settecentesche ventenni ad attempati Robocop), stand con alberi di limoni in cui regalavano tutto il giorno il sorbetto Ferrero Gran Soleil, le Iene che facevano il narcotest a sorpresa al pubblico della presentazione del loro libro sulla droga (chi vi parla era presente), pupazzoni giganti e case editrici fantasma che vendevano solo stendardi e gagliardetti (cari e salati) e neanche un libro, a loro dire per finanziarsi la loro prossima apertura. Ohibò! Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaChiudendo con l’estetica, veniamo ai contenuti: quest’anno grande protagonista dei dibattiti, più ancora della "forza delle idee" (tema del Salone), è stata la dicotomia tra digitale e cartaceo, tra realtà editoriale e realtà aumentata dei social network. In particolare sono risultati illuminanti i dibattiti corali proposti dallo stand Book to the Future: penso all’incontro sui nuovi mestieri dell’editoria (tra editori nati, falliti e resuscitati dall’avvento dell’ebook, come la Zandegù), a quello sulla nuova critica online non togata e su come si è evoluta dai primi anni zero ad oggi (con ospiti alcuni utenti Anobii torinesi che hanno fondato una sorta di “comune letteraria” e che raccontavano il mondo del passaparola nell’era del web 2.0). Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa Sulla stessa tematica è stato controverso l’incontro con Roberto Casati, autore di “Contro il colonialismo digitale” (Laterza), latore di un punto di vista inedito, che parla di come il digitale, applicato a pioggia in tutti i settori, potrebbe arrivare a minare i fondamenti stessi della democrazia: il voto digitale, che consentirebbe brogli e hackeraggi, nonché a mariti dispotici di votare per moglie e figli assoggettati. Un punto di vista scomodo che valeva la pena conoscere. L’incontro internazionale più intenso è stato quello che ha visto protagoniste l’autrice di "Cuore di bestia" (Keller) Noelle Revaz e la sua traduttrice Maurizia Balmelli (da me già conosciuta al corso di scrittura di Con.testi): grande emozione di fronte al mistero e alla difficoltà di un linguaggio artificioso, artificiale e nonostante tutto mimetico di una situazione rurale, la sua faticosa creazione e l’ancor più faticosa resa in italiano. Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaIl dibattito più “rosa”, anch’esso incentrato sulle ombre della traduzione, è stato “Fifty and more shades”, in cui editor, traduttrici e responsabili di collana di alcune delle case editrici coinvolte hanno affrontato lo spinoso argomento della traduzione in italiano dei romanzi erotici, oggi più che mai sulla cresta dell’onda; discorsi sulla necessità di creare da zero un lessico italiano dell’erotico, sul coraggio di smontare tanti eufemismi per trovare la soluzione in modelli più “anatomici”, più aderenti all’originale, solitamente anglofono. Non ho condiviso la scelta di tante traduttrici di risolvere esplicite anatomicità britanniche con un’italica reticenza (cito “dick” e “cock” resi con “membro” e “erezione”), il che secondo me appiattisce la plasticità delle scene e fa di noi una nazione ancora bigotta e fondamentalmente chiusa a nuove suggestioni letterarie. Grande protagonista di questo salone è stato anche il discorso contro la violenza sulle donne, con tante conferenze moderate da Michela Murgia e Loredana Lipperini (che ho avuto il piacere di conoscere personalmente), culminati con l'incontro di domenica a mezzogiorno, in cui sono state lette e premiate le parole e le immagini proposte da scrittori e studenti liceali, giunti da tutta Italia per sensibilizzare le nuove generazioni ai temi della parità e della lotta alla violenza. Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaÈ stato anche il salone dei bagni di folla per quei personaggi che qualche anno fa erano conosciuti da poche migliaia di persone in tutta Italia e ora attirano code chilometriche per una dedica, o una foto; in particolare per gli “ottantini” Licia Troisi (la studentessa di astrofisica che ora è regina indiscussa del fantasy italiano, oltreché mamma e ricercatrice) e Guglielmo Scilla (lo youtuber classe ’87 che da timido performer casalingo di scenette surreali ora è una star a tutto campo, tra trasmissioni radio, film da protagonista, web series di culto e ora un romanzo fantasy, suo esordio letterario). Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaEd è stato anche il Salone del Salone Off, dedicato a tutte quelle presentazioni ed eventi che, pur connesse idealmente al Salone, hanno trovato spazio in altre strutture. Personalmente io ho partecipato come relatrice alla presentazione di “Il destino attende a Canyon Apache” insieme all’autrice Laura Costantini, al fumettista e sceneggiatore Massimiliano Valentini e ai “principi di Las Vegas” Andrea Malabaila e Carlotta Borasio, i volti teneri e giovani dell’editoria indipendente italiana. Un’esperienza di grande intensità emotiva, complicata purtroppo dalla pioggia scrosciante e da un sottofondo musicale imprevisto, che ha reso la nostra impresa ancora più epica e avventurosa.

Insomma, un Salone vivo ed energico, nonostante le ristrettezze e la crisi; un’esperienza che per me va a sommarsi a undici anni di amore per i libri e per i legami che creano, nonostante tutto. ANDREA VEGLIA Salone del Libro cominciato al giorno 2 quest'anno, il giorno delle scolaresche e degli studenti. I ragazzi sono tantissimi e interessati a tutto.
Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaPrimo incontro sul "come fare una proposta editoriale" in cui si parlava di traduzione e delle difficoltà di scegliere per la pubblicazione un testo, magari anche interessante, ma di ardua collocazione editoriale. Poi naturalmente, ospite fisso di ogni anno di Salone, c'è Luciano Canfora, in dialogo con Alessandro Schiesaro sul tema dell'attualità dei classici e sul perché essi ancora ci riguardino. Sala stracolma di ragazzi delle superiori accompagnati da inferocite professoresse che urlano contro le maschere perché la sala è piena ma vogliono che i ragazzi vedano lo stesso Canfora dal vivo. Alla fine le maschere cedono. Posti esauriti, gente in piedi, sbattuta a terra ma tutti ad ascoltare il Luciano nazionale, che, nonostante l'età, conserva una verve stupefacente. Schiesaro è palloso, ma questo lo sapevamo già. Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa Paese ospite, il Chile! 10 anni sono passati dalla morte di Roberto Bolaño e il festival ha voluto ricordarlo con una serata di ricordi. Presenti la moglie dello scrittore, Carolina López, l’ormai quasi italiano Javier Cercas, l’einaudiano Paolo Collo e Roberto Brodsky. Valter Malosti leggeva passi dei romanzi di Bolaño. Bolaño viene ricordato per la sua voracità di lettore, per un costante lasciarsi andare alla scrittura al punto di non averne quasi il controllo, e per il fatto di non poter essere rinchiuso nell'etichetta di "letteratura ispano-americana"... la sua opera ha fatto proprie le tecniche di quella narrativa, ma, superandole, è entrato a far parte di quegli autori mondiali che appartengono alla "letteratura globale". Il suo “il romanzo va, ma non so bene dove va” ne è l’esempio più luminoso. E soprattutto è strabiliante quanto gli ultimi anni della vita siano stati i più creativi, quasi in modo accanito. E alla domanda “Che tipo di vita è quella passata accanto a un genio?”, Carolina López risponde candidamente “Come quella passata a un qualsiasi altro essere umano”! E per rimanere sul tema dei traduttori, importante è ricordare colui che ha scoperto Bolaño e ha spinto perché fosse pubblicato in Italia, Angelo Morino, purtroppo anche lui scomparso. Domenica ci si getta nel rapporto tra letteratura e scienza con Remo Ceserani e Danilo Mainardi, con la spettacolosa moderazione di Piero Dorfles, dal vivo più rigido e compassato che non in tv. Spettacolosa perché Dorfles, al parlare di una coppia di merli che vive nel suo giardino, sfoggia un talento nella riproduzione dei cinguettii dei due animali. Racconta di aver provato a riprodurre il verso della femmina in presenza del merlo maschio e di aver ricevuto un’occhiataccia. Il verso dei merli è infatti segno di riconoscimento, e lui ha fatto la parte di un uomo che apostrofa un merlo con un “Ciao, ciccino”! Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampaPoi è il turno di Sgarbi e della sua apologia della cultura e di se stesso. Naturalmente questo offusca in parte il tema della lectio : la rappresentazione del Cristo nell’arte. Ma Sgarbi sa destreggiarsi bene e il pubblico resta sveglio. Ho l’impressione che tutti fossero lì per vederlo esplodere in uno dei suoi leggendari attacchi d'ira funesta. C’è stato un momento in cui “stava per…”, quando non c’era nessuno a far scorrere le slides. L’incontro con il Procuratore Anti-Mafia, in dialogo con Antonio Nicaso e Giovanni Tizian chiude la serata. Un esempio di dedizione e di coraggio straordinari. Racconti terribili di un Paese che si sta suicidando e sta lasciando spazio alla criminalità. Pochi ad opporsi, e sembra che il tema non interessi poi più di tanto perché la sala giallo è piena solo a metà. Chiudo l’ultima giornata con l’ultimo evento legato al Chile: il dialogo tra Roberto Ampuero e Arturo Fontaine sulla Nuova Narrativa cilena, sorta dopo il ritorno della democrazia. Le domande più assillanti sono la rappresentazione dell’orrore senza che questo venga banalizzato e annacquato. Sono le grandi domande sulle potenzialità dell’arte, e dal confronto tra la letteratura italiana e quella cilena possiamo forse trovare delle risposte. Guardo il programma e vedo che c'è un incontro con Don Gallo, ma quando mi siedo in sala scopro che l'incontro è stato annullato. Al suo posto ci sarà la presentazione di un libro con la presenza di Marco Travaglio. Non l'ho mai sentito dal vivo. Già che ci sono mi fermo. Alcune considerazioni conclusive: stand ridotti, editori straordinariamente importanti assenti, il pubblico tutto focalizzato su ospiti che dal punto di vista della letteratura e della cultura hanno ben poco da dire, sempre più spazio dedicato ad attività che sono estranee al mondo dell’editoria. I sondaggisti che giravano per il Festival chiedevano se il Salone servisse per scoprire nuovi autori o nuovi generi, e la gente rispondeva candidamente di no. Perché? Perché la maggior parte del pubblico va per sentire il già-noto. Non per niente lo stand più frequentato è sempre quello Mondadori. Come si può andare in Fiera allo stand Mondadori? Diario del 26esimo Salone del Libro di Torino: il reportage dei nostri addetti stampa Per le prossime edizione si pensa a far entrare gli “hobby”. Ora c’è da domandarsi se si vuole che il pubblico aumenti perché attirato da un interesse per il mondo del libro o se cresca perché sa che, intanto, quello della carta è un pezzo di percorso che si può saltare, tanto c’è una parte della fiera dedicata ad altro. Bisogna fare attenzione perché il passo è breve prima che il Festival perda la propria identità.
VALENTINA BETTIO La Fiera del Libro di Torino è sempre un evento che mi lascia piuttosto combattuta e, sinceramente, spossata: attesa con trepidazione, non riesco mai a dedicarle più di una giornata, che vola davvero in fretta e si rivela sempre un tour de force. E di fronte all'impegno dei miei colleghi di blog, vergognandomene un pochino, lo ammetto, quest'anno ho vissuto un salone più easy: quasi in incognito, ho potuto godere pienamente dell'atmosfera frizante, riempiendomi gli occhi di ciò che il Salone aveva da offrire in tema di spunti e novità, senza però soffermarmi su nulla in particolare. Quasi una visita di piacere ad un caro amico, in compagnia dell'impagabile socia Valentina Coluccelli. Un Salone un po' sottotono quello di quest'anno: meno stand e meno occasioni per i lettori, ma che è riuscito comunque ad essere una colorata vetrina del panorama letterario.
< Foto di Elisabetta Ossimoro, salvo: Roberto Bolano (Wikipedia) e Presentazione Canyon Apache (Carlotta Borasio)>

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