Magazine Per Lei
- Daaaaai, fa tanto asettico. E poi come savebbe, dopo anni di lotte per l'emancipazione femminile tu che fai? Ti fai aiutave per metteve al mondo un figlio? Ma su-u un po' di autostima, sii autonoma! E che non ce la fai da sola teso-ovo? -
- Ma no-o, sei tu che sei ancova fevma a un concetto vetvogvado e consevvatove della procveazione, sei tvo-oppo vintage .
E' supevato ovmaaai. Questo è il futuvo, non lo sai? Non lo hai sentito dive? Aggiovnati cava mia! Si chiama pvogvessismo, è IL F-U-T-U-V-O. Pavliamo delle tecniche più avanzate della scienza messe al sevvizio della donna e della coppia.
E' questo il nuovo tvend oggigiovno. Fidati. -
Oggi, qui, cercheremo di capire (a modo mio, s'intende) come cambia l'approccio alla caccia e quali sono le ripercussioni psicologiche, i risvolti emotivi della faccenda.
Per prima cosa bisogna specificare che la questione è quantomeno complessa e articolata, quando si entra così nell'intimo, nell'universo interiore dell'essere umano Donna, anche perché siamo fatte ognuna a suo modo e le reazioni posso essere diverse per ciascuna. Però io credo che alla fin fine le tappe siano un po' le stesse, come se ci fossero dei temi obbligati attraverso cui inesorabilmente e inevitabilmente si passa. In tempi e modi diversi ovviamente: qualcuna farà lo slalom, qualche altra giocherà d'anticipo su alcuni punti e ne posticiperà altri, oppure si incastrerà su certe questioni mostrando una inaudita abilità nel risolverne altre. Ma sono sicura che un filo che unisce tutte c'è.
Mi sento anche di aggiungere che non si tratta di un percorso lineare del tipo: superata una fase ne segue un'altra e quella precedente è andata, passata per sempre. Seee magari fosse davvero così. No, rassegnatevi fin da ora, ve lo dico.
Perchè nella realtà invece è più un coesistere di stati emotivi anche contrastanti, un alternarsi incontrollato e illogico di sentimenti e pensieri che ricicciano inaspettatamente quando ormai credevi di essertene liberata.
Prendiamo me, che sull'argomento sono abbastanza preparata. Le fasi sono state grosso modo le seguenti (provo a creare un ordine cronologico, anche se è poco realistico):
Nina fa la conoscenza (grazie all'isterosalpingoblabla) delle sue tube e non le trova in salute come sperava. In breve tempo capisce che avere le mestruazioni puntuali e ovulare regolarmente producendo un buon quantitativo di muco (cosa che contribuiva non poco a rivelare il momento propizio, rendendola fiera), non sono necessariamente sinonimo di fertilità. Scopre ben presto e con dolore che fertilità è un concetto ricco di implicazioni, nonchè di eccezioni (come la sua). Ecco le fasi che ha attraversato da quel momento in poi:
- Rimozione della realtà. Si vabbè mi hanno detto così ma vedrai che non è davvero tanto drastica la questione. Spesso si sbagliano, in fondo si tratta pur sempre di interpretazioni umane e in quanto tali, fallaci.
- Tentativo di negazione della realtà. Avviene quando una parte di te lotta con tutte le sue forze per mantenere viva la speranza mentre l'altra, più razionale e concreta, cerca di convincerti che dovresti, si forse è il caso, fartene una ragione.
- Osservazione oggettiva. Oppure detta dell' approccio razionale. Mi limito a dire che ho capito che non ho scelta, ma ancora non provo nulla. Sono distacca, ma non in modo sano.
- Immedesimazione drammatica. Quando metti in scena il tuo teatrino tragico e reciti alla perfezione il ruolo della vittima sacrificale, declamando a più riprese e con una certa insistenza (per la gioia di Lui) frasi del tipo: ma perchè io? Perché proprio a me? Non è possibile dev'esserci un'errore, la vita ce l'ha con me! Ma cosa ho fatto di male? Non è giusto non me lo merito e così via ad oltranza. Questa fase non ha una vera e propria fine, la sottoscritta almeno ha la tandenza ad essere recidiva. Di solito poi si alterna alla ben nota
- Fase dello scazzo e dell'aggressività latente. Dovuta certamente al fatto che dentro covi tanta di quella rabbia e frustrazione (e come darti torto?) che in genere tendi a sfogare su capri espiatori di vario genere e natura, a seconda del momento e della circostanza. Questi possono essere, nell'ordine: Lui, te stessa, oggetti e cose nell'immediato, la vita in generale, le donne impanzate, la gente che non ti capisce, il vicino stronzo e rompipalle, il governo.
- Tentativo pacato di accoglienza. Cerchi di fartene una ragione, provi ad accettare la nuova realtà per quello che è: qualcosa di orribile e sconosciuto. Ma confidi in giorni migliori.
- Ottimismo ingenuo ed incosciente. Ti dici che in fondo in fondo sei pure fortunata che tot anni fa era impensabile, che culo avere la possibilità di provarci, avere una chance e blablabla. Più che altro questa è la fase più comunemente nota come dell'autoconvincimento. Strategia di sopravvivenza colladauta ma effimera, l'effetto dura poco perché poi ma a chi vuoi prendere in giro? Certo non te stessa.
- Fase del bagaglio culturale. Inizi dei timidi tentativi di affrontare la cosa anche dal punto di vista pragmatico, cercando informazioni e tornando nel forum che segui da tempo, cambiando però sezione, quella che si chiama "Infertilità e Pma". Ti deprimi perchè mai avresti pensato di entrarci, se non spinta da pura curiosità antropologica. Invece pare che te tocca proprio a te. sei stata scelta. Complimenti.
- Fase del panico più totale. Vai in iperventilazione a causa del sovraccarico neunorale, troppe informazioni, troppi stimoli, troppi i centri di pma (pubblico, privato, Italia, all'estero), troppe variabili (liste d'attesa, congelamento si-no, anestesia locale o totale). Ti rendi conto che non sapresti nemmeno da dove cominciare la ricerca del centro adatto, nè tantomeno quali siano le cose da tenere in considerazione, quelle che contano e che devi guardare al momento in cui compi tale scelta.
- Fase del rigetto. Rifiuto in toto dell'argomento. Non ce la posso fa diventa il tuo secondo nome
- Fase dell'irrazionalità spinta. Somiglia molto alla fase dell'immedesimazione drammatica ma ha di diverso che stavolta non ti dici più - perché a me che ingiustizia, cosa ho fatto di male. - Ma inizi proprio (letteralmente) a cagarti addosso. Hai paura, ti prospetti gli scenari più apocalittici e disfattisti forse pure perchè hai ingurgidato tante di quelle esperienze negative, lette o sentite e l'ignoto, magari, ti spaventa. Ma appena appena eh. Piangi, il senso di disorientamento ti pervade, ti senti persa e sola. Abbandonata. Lost diventa il tuo terzo nome.
- Fase della ripresa. Capisci che forse è solo di tempo che hai bisogno, di riflettere e metabolizzare la cosa e quando sarai pronta (ma perché si è mai pronte per una cosa così?) la risposta affiorerà. Almeno così consigliano le discipline orientali no? Fai spazio dentro di te affinchè il nuovo si manifesti. Così fai tesoro del consiglio e inauguri la
- Fase dello spazio dentro di te. Ti butti in qualunque attività ti distolga dalla cosa, riprendi in mano la tua vita, la tua femminilità (sarebbe il caso di fare una ceretta?), i tuoi svaghi, le tue passioni, la tua relazione (ah ecco chi era quest'uomo che girava per casa...ora ricordo), la tua vita sessuale (ammettiamolo pure che era l'ultimo dei miei pensieri, ma non dei suoi, poraccio) le tue amiche. Insomma tutto il TUO del mondo torna prepotentemente alla ribalta nella tua vita come la nuova e unica priorità. Che brava Nina, così si fa. Poi un giorno ricominci a piangere senza motivo, ti incazzi perchè ti torna il ciclo e capisci che forse non basta neanche questo.
- Fase del E' ora che te ne fai una ragione. Mettiti l'anima in pace e cambia prospettiva. Ovvero smettila di fingere che le cose si sistemeranno da sole. Datti degli obiettivi (perché un figlio non lo è?). Basta frignare, la soluzione c'è sta a te decidere il come e quando.
- Fase denominata: sono io la padrona assoluta della mia vita. Sono io che scelgo. Questo mi rende attiva, smetto di subire. Immediatamente seguita a ruota da un meccanismo becero messo in atto dalla parte vigliacca e nichilista di te che ti dice cose come: chi cazzo prendi in giro? Tu hai scelto COSA? No, in effetti potendo scegliere io, gentilmente, rivorrei indietro il mio sogno. E qui molto probabilmente potresti ricadere nella fase del rifiuto, altrimenti detta
- Momento del coglione. Sono una donna a metà, sono una fallita, sono in difetto, si vede che non me lo merito...e altre amenità che vi risparmio. Il filone, tanto, è sempre questo.
- Fase del lecito dubbio. Ma lo voglio davvero sto figlio? E perchè? Ma non stiamo bene comunque? Ma in fondo a noi che ci manca? Ma guarda come ce la spassiamo...ma chi ce lo fa fare? Forse poi non è neanche il momento giusto. Ma sarò capace? Ma ne vale la pena? E poi che gli dico? E se mi viene rimpipalle a morire? Ma perchè c'è fretta? Questo accade perché di tempo ne hai a dismisura, trattandosi di una ricerca che copre lo spazio temporale di più anni. Sicuro che se facevi parte di quell'universo governato dalla legge Volere è Potere, non te le saresti neanche poste tutte ste domande qui.
E le risposte che ti dai sono talmente tante che potresti tranquillamente scriverci su un libro: il famoso "Libro dei perché".
Ma eviti perchè non ti basterebbe una vita.
- Fase del Io ballo da sola. E mi sta bene così perché a me non serve altro, mi sento completa e realizzata così.
- Fase del Certo però con un nanetto come sarebbe più bello.
- Fase della rivalutazione del sogno come momento fondante di ogni realizzazione pratica. Perchè privarsi del sacrosanto diritto di sognare? Eh' me lo dici tu a me? In fondo un giorno lo avremo anche noi sto benedetto pupo reticente, prima o poi ha da girà sta rota dico io. E allora santa pace perchè mi censuro da sola, mi punisco e non mi concedo nemmeno quel quarto d'ora accademico di volo pindarico nella Nowhere Land popolata da Io, Lui e Matilde? (Matilde è il nome della nana latitante). E allora te lo concedi. Pure perché i miracoli esistono e te l'ha detto pure Lui che ci crede.
E poi ti torna il ciclo. E ti dici - chi cazzo me l'ha fatto fare vedi che poi la delusione è scottante. -
E allora provi a smettere perchè la paura del botto è più forte epperò poi ci stai male comunque allora fanculo tanto vale sognare...che qui come caschi caschi male, perciò...
Ecco i SOGNI. Ora io vorrei fare una piccola digressione sull'argomento, breve breve, per sottolineare come anche quelli NOTTURNI cambiano: lo scenario è lo stesso (e cioè tu sei incinta, ovvio) ma il modo in cui ci arrivi al ripieno è diverso. Ah se è diverso. Vediamo come.
Nei primi che facevo io, (questo e questo ad esempio) semplicemente, dopo aver fatto all'ammore sapevo che il mio ovulo era fecondato (in barba alla scienza che dice che è impossibile, io lo sapevo ebbasta), la quesitone che rimaneva insoluta era la seguente: attecchirà oppure no? Che manco nel sogno stavo tranquilla e mi concedevo il diritto di una felicità semplice, facile facile. No l'ansia e il dubbio mi perseguitavano pure lì.
L'ultimo sogno che ho fatto invece, quello di stanotte, vedeva una Nina alle prese con la PMA di primo livello, altrimenti detta IUI. Lo giuro! Ora (e scusate se è poco) vorrei farvi notare come il mio inconscio, in realtà, sia stato clemente in quanto a concessioni, prodigo di positività, non c'è che dire: Io (che ho le tube chiuse e dovrò affrontare una Fivet) mi sogno che addirittura posso concedermi il lusso (e che lusso) di una IUI. Voglio dire questo si che è volare alto! Il massimo che mi concedo di sognare è una cazzo di IUI. Già quella è fantascienza per me ma vi rendete conto? E ci costruisco un film.
Che robba, non ho parole.
Comunque venivo fecondata al 16° giorno (io, miss ciclo breve), mi sparavo dei pipponi allucinanti sull'inverosimilità della cosa (che nella realtà manco mi finisce il ciclo che già sto ovulando), mi domandavo se forse non era il caso di farla prima sta IUI, dubitavo poi della sanità mentale dei dottori e poi cominciavo con la solita solfa del speriamo che si impianti, speriamosperiamosperiamo...
Il concetto-sogno si è evoluto, certo, pare che a livello subliminale, da queste parti, cominciamo a fare progressi, a farcene una ragione (passando dal naturale al sofisticato, diciamo così), quello che non cambia invece è la mia totale incapacità di osare oltre, di lasciarmi andare, almeno in un sogno pliiiiis. Sono incinta ah che bello, naaaa troppo facile, o meglio troppo ardito. Ma sei pazza? Non te lo puoi permettere. Della serie: là dove osano i polli!
Allo stato attuale delle cose, se c'è una psicologa in sala (anche laureanda, che è sempre meglio di niente) è pregata di uscire allo scoperto e rivelarmi, (sempre se è nelle sue capacità perchè mi rendo conto della gravità del mio caso), in quale diavolo di fase mi trovo io ora? Che qui tra cicli e ricicli, superamenti e ricadute io, personalmente, mi sento un caso disperato, al limite del clinico! E io la scena me la immagino così:
Siamo nel salottino di Nina e una voce (quella del conducente della trasmissione o del moderatore della serata fate voi) introduce l'argomento:
- Ecco il caso umano del giorno: Nina Cerca. Lei dottoressa, specialista nei disturbi del comportamento, cosa ne pensa al riguardo? E, soprattutto, cosa sente di poter consigliare a chi è costretto a condividere spazi e tempo con la signora Nina? -
- Signorina...prego... -
Ma prendiamola a ridere va. LoL
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