Magazine Diario personale

Diario di una mamma che lavora a Greenpeace

Da Vinews

bitz-colosseoMercoledì 9 dicembre 2009- Notte prima dell’azione di Greenpeace, notte movimentata di una mamma che lavora nell’associazione come addetta stampa. Le bimbe si svegliano diverse volte. Maya, la più grande, tre anni,  mi chiama piangendo “Mamma, ho sognato che crescevo ma diventavo più piccola!” la rassicuro “Amore, non ti preoccupare, ecco ti ho misurata, stai crescendo e sei bravissima, dormi adesso che sono le tre”. So che intanto i ragazzi si stanno preparando a entrare in azione, tutto è pronto, tra poco inizieranno a issare le scale per salire sul Colosseo. Sono emozionata, vorrei che il blitz avesse la risonanza mediatica che merita, un messaggio importante su uno dei monumenti più famosi al mondo.

Ore 6 del mattino, a casa tutto tace, mi vesto velocemente, mi organizzo per stare diverse ore fuori al freddo. Chiamo uno dei coordinatori “Tutto ok, i climbers sono su: quattro ragazzi e due ragazze. Abbiamo già alcune foto. Il Colosseo all’alba è bellissimo”.

Fa un freddo! Sento gli altri della “squadra” di comunicazione. Per immagini e video sono già a lavoro da un po’, alle 6.30 arriviamo in ufficio e siamo al completo per stampa, new media e web.

La stampante è deceduta, ci ha abbandonati proprio prima di produrre il materiale da distribuire ai giornalisti che tra poco verranno sul posto. Iniziamo a correre per l’ufficio in cerca di una soluzione alternativa. Che fame, non ho neanche fatto colazione, ingurgito un cornetto mentre alle 7 inviamo alla nostra mailing list di giornalisti “Ultim’ora attivisti di Greenpeace conquistano il Colosseo”. Partono sms,  messaggi sul sito, Facebook, Twitter…

Corro sul posto, tra poco arriveranno le prime troupe televisive. I ragazzi sono lì, a centinaia di metri, pronti con il loro banner giallo ancora arrotolato. La giornata è molto fredda ma limpida, bellissima. Iniziano a srotolare lo striscione di 300 metri quadri, non è facile, loro sono bravi, esperti. Ogni volta che  facciamo un’azione i vigili del fuoco ci fanno i complimenti per la sicurezza e per l’attrezzatura degli scalatori. Le altre ragazze dall’ufficio stampa si attaccano al telefono per allertare tutti. Le radio cominciano a chiamarci, vogliono interviste in diretta, sapere cosa sta accadendo.

Sono le 8.30, il banner sta per aprirsi, i ragazzi si muovono, fotografi e operatori video si posizionano per avere la migliore visuale. Io corro da una parte all’altra per accertarmi che tutti siano a posto e possano intervistare il responsabile di Campagna, Francesco Tedesco. Lui racconta che, come dice il banner, “A Copenhagen è importante raggiungere un accordo storico, adesso. Tagli alle emissioni per i paesi industrializzati e soldi ai paesi in via di sviluppo per adeguarsi”. Lo dice in italiano ad alcuni, in inglese ad altri, mentre i ragazzi rimangono appesi lungo la fiancata del Colosseo. La notizia uscirà sulle tv di tutto il mondo.

La Polizia ci guarda, ci fotografa a uno a uno, ci filma. Sanno che non abbiamo cattive intenzioni, ma ci controllano. Alle 10 arrivano 50 attivisti vestiti con tute bianche, si sdraiano a terra formando la scritta “Act now”. Tutto procede bene, ci sono troupe di tutte le tv e le agenzie, i fotografi. Incrociamo le dita e le uscite saranno molte. La gente riuscirà ad ascoltare questo messaggio importante, assieme ai servizi sui panettoni in preparazione, la cronaca nera e la politica nazionale.

Chiamo mio marito Adriano “Tutto ok con le bimbe questa mattina? Hanno fatto colazione? Lavato i dentini? Hanno pianto quando le hai lasciate al nido?” di solito le porto io a scuola. Amo il mio lavoro ma ovviamente la fetta più grande del mio cuore è per la mia famiglia. Scontato? Non per tutti, vi assicuro.

Si avvicinano due signori, sorridendomi: “Piacere, sono il capo di Gabinetto di Alemanno, il sindaco è solidale e vorrebbe salire su con i climbers. Tra poco sarà qui.”

Chiamo i direttori, allerto tutti, sento le ragazze che in ufficio mandano un nuovo “alert” ai giornalisti.

Eccolo arrivare, Alemanno scende dall’auto blu, incontra il direttore di Greenpeace, Giuseppe Onufrio e gli dice “La prossima volta vengo anche io, avvertitemi!”

Intanto la notizia esce ovunque con le foto e i video. I colleghi di Greenpeace dal resto del mondo ci fanno i complimenti, anche i media internazionali ne stanno parlando.

Sulla mia scrivania è aperto il Financial Times che ha pubblicato una notizia data in esclusiva: “L’Enel chiede a Greenpeace 1.600.000 euro per i danni arrecati con le sue manifestazioni”.

Non ho neanche il tempo per gioire del successo che stiamo avendo, lo faremo domani.

Intanto mandiamo un nuovo comunicato alla stampa “Se l’Enel crede di intimidirci, otterrà l’effetto contrario”. Duri da piegare. E’ sera, sono sfinita. Tra poco torno a casa, sono uscita dodici ore fa, magari nessuno ci pensa, ma per me, lì inizia un altro lavoro. Anche quello appassionante e bellissimo, anche per quello non posso dare meno del massimo “Mamma, mamma, evviva!”

vi


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