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Le edizioni Alegre e Wu Ming 1 hanno inaugurato, con questo libro, la collana “Quinto Tipo”; Diario di zona, infatti, rientra in un non genere, il libro è un oggetto narrativo non identificato.
Quando ho scoperto la nascita di questa collana, ne sono rimasto entusiasta, perché io, da sempre, non riesco a identificarmi, e a identificare. Non sono mai riuscito a ritrovarmi in una statistica e quando qualcuno mi chiede che partito voti, che genere di libri o film ti piacciono … non riesco a dare una risposta o se la do è solo per convezione sociale. Prima invidiavo chi con certezza, sin da piccolo, sapeva darle quelle risposte, mi sentivo in qualche modo anormale. Come si fa a non appartenere a una categoria, a rientrare in un gruppo, far parte di un tipo, in una società che cataloga? Si deve per forza stare o da una parte o dall’altra, io né nell’una né nell’altra: un soggetto storico non identificato. Poi, con il tempo, ho compreso, ma questa è un’altra storia.
Torniamo a Diario di zona, che nasce per caso, Luigi Chiarella è un attore, lavora in teatro ma tra un impegno a teatro e l’altro ha lavorato anche come operaio, letturista; non è, o meglio non era uno scrittore. Ma in giro per Torino, in sella alla sua bicicletta, ha percorso le zone assegnate e trasformato il lavoro precario in una inchiesta, un racconto: diario di zona. Il racconto è stato riportato dapprima sul blog di Chiarella, conosciuto in rete col nickname yamunin, poi è diventato un libro.
Chiarella racconta Torino, che non è la sua città, lui, è nato a Catanzaro. Un racconto dell’Italia dal basso, e non è un modo di dire, i contatori dell’acqua stanno giù, occorre aprire dei tombini o delle cantine per effettuare la lettura. Luigi Chiarella, quindi, non ha raccolto solo dei numeri ma anche delle storie, le storie delle persone che lo hanno accompagnato, in quel periodo, nelle cantine, proprietari dei palazzi, inquilini … una contronarrazione dai margini che aiuta a leggere da un'altra prospettiva l’Italia, col sottofondo della musica, che Chiarella ascolta, canta e fischietta e che riporta nel libro.
Chiarella osserva le persone, le targhe dei partigiani, le case, le fabbriche, i centri commerciali, il Filadelfia, il dormitorio Umberto I, dove su un muro ci sta una targa in cui sta scritto … A tutti viene offerta una cena ristoratrice, una notte trascorsa al caldo, l’assistenza medica e il dono di indumenti decorosi.
“Il dono” scrive Chiarella, “questa cosa perversa. Mi torna in mente la storia del pan pepato lanciato dai nobili parigini ai poveri, per gustarsi il piacere del dono che quello della zuffa che ne deriva. Lo ha raccontato Rousseau.” Una parola, dono, assume due prospettive a seconda che ci si trova dalla parte di chi dà o da quella di chi riceve. Diario di zona è il racconto dell’Italia, dalla parte in ombra, quella ai margini, raccontata da chi in quel periodo era un precario, un soggetto storico non identificato, con una storia non determinata.
Diario Di Zona di Luigi Chiarella Editore: Edizioni Alegre Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 224
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