dobbiamo tutti in coro ringraziare con gli occhi colmi di lacrime i tipi di Multiplayer.it Edizioni. Ripetete con me: grazie Multiplayer.it! Grazie per aver portato anche qui in Italia, ai confini dell’impero, l’idea del diario zombie. E che è? Si chiederanno alcuni. Presto detto: con diario zombie si intende un racconto zombie che si sviluppa on line, giorno per giorno, con dei messaggi scritti in tempo reale, in genere con un blog. In questo modo, ad esempio, è nata Apocalisse Z, la trilogia di Manel Loureiro: partito come un blog che narrava giorno dopo giorno gli sviluppi di un’epidemia zombie, Apocalisse Z è diventato un libro, sviluppatosi in una trilogia – a proposito, pare che la Nord, dopo mesi di proteste, si sia finalmente decisa a pubblicare nel corso del 2013 il terzo volume.
Ma torniamo alla Multiplayer e alla faccenda del diario zombie. Ci siamo già lamentati qui su Diario di come a volte le case editrici non sappiano sfruttare le possibilità offerte dai social media, e di come spesso questi siano usati pigramente come tabelloni su cui affiggere la pubblicità del libro della settimana. La Multiplayer ha capito invece come sfruttare i social media in maniera brillante: l’idea del diario zombie fa infatti parte di un progetto più vasto volto a promuovere il libro di J.L. Bourne Diario di un sopravvissuto agli zombie, primo capitolo di una trilogia nata anch’essa come blog e in seguito diventata caso letterario. La prima mossa da parte dei tipi della Multiplayer è stata indire un concorso, rivolto ad illustratori e grafici, per la realizzazione della copertina — che, va detto, è incredibilmente molto bella e lontana dalle decine di illustrazioni pacchiane con cui in genere i libri vengono presentati. Il secondo passo è stato quello di dare il via al diario zombie in contemporanea su Twitter e Facebook. Brevi racconti da diverse città italiane, istanti presi e lanciati nel web dai sopravvissuti all’epidemia dilagante. Qui a Diario pensiamo sia un’idea stupenda: non solo introduce in Italia questo genere di esperienza, ma consente anche di esaltare lo spirito dell’opera promossa creando allo stesso tempo un testo parallelo e originale: il non plus ultra. Tra l’altro l’iniziativa di Multiplayer.it coglie pienamente lo zeitgeist: Warm Bodies prossimo alla distribuzione nei cinema italiani; la terza azzeccata stagione di The Walking Dead ha registrato finora ascolti pazzeschi; il kolossal World War Z che inizia finalmente a prendere corpo. Insomma siamo al massimo dell’eccitazione per il fenomeno zombie e, proprio per questo, abbiamo deciso di contattare la mitica Selene Pascarella, esperta zombie e già curatrice per i tipi di Gargoyle dell’Alba degli zombie, e di passarle la patata bollente zombie per farci dire la sua su quattro cosette zombie. Zombie, zombie, zombie: zombie ovunque.
1.Cara Selene, ciao! Gli zombie sono ovunque: secondo te perché sono così di moda in questo ultimo periodo?
Gli zombie non sono “tornati di moda”. Per loro tornare a vivere, emergere dall’oblio è una condizione naturale. Apparsi per la prima volta nell’industria culturale moderna a cavallo della grande crisi del 1929, hanno fatto capolino in tutti i momenti di rottura. The night of the living dead è del 1969 e sarebbe stato impensabile senza la rivoluzione politica e culturale di quegli anni. Il 2011-12, l’anno della “crisi globale”, ha visto un’invasione di massa degli zombie nell’immaginario collettivo. Dove c’è una frattura, si apre uno squarcio nelle nostre convinzioni, si smuove il terreno perché i morti risalgano dal buio in cui cerchiamo di relegarli. Un mondo ossessionato dall’attesa, sempre rinviata e quindi sempre attuale, dell’apocalisse, segnato da un orizzonte di pandemia e guerra permanente, è un mondo di zombie.
2. Penso anch’io la stessa cosa durante i giorni dei saldi. Ma dicci, perché la forma del diario è così funzionale nella letteratura Z?
La narrativa Zombie è, fondamentalmente, post-apocalittica. Sono i sopravvissuti a raccontare quello che viene dopo la Fine attraverso un atto di testimonianza. Il memoir, il diario, il racconto autobiografico in prima persona, cartacei o 2.0, sono strumenti di questa testimonianza.3. Il racconto ha preso intanto pieghe anche rosa: cosa pensi del nuovo filone "romance" degli zombie – come Warm bodies o Gli zombi non piangono?
Io non sono tra quelli che si strappano i capelli per le derive dell’horror. Sono convinta che sia il mashup a innescare le potenzialità meno sfruttate e più prolifiche di un genere, che avvenga con un fantapeplum stile Ercole al centro della terra o un romanzo zomb-com come Breathers, l’importante è che funzioni. Da quel che ho visto gli zombie si sono dimostrati assai più refrattari dei vampiri alla compressione del loro potenziale destabilizzante, persino in storie romanticheggianti come Warm Bodies. Che al cinema sarà di certo, lo sottoscriverei persino oggi, a scatola chiusa, una gran zozzeria, ma una gran zozzeria zombie.
4. Selene, ascolta, per concludere: anch’io sono ammalato di zombie, ma a te, chi ha attaccato la malattia? Chi ti ha contagiata?
Credo che sia tutta colpa di Max Brooks, così come, per il cinema e i fumetti, ci sono in ballo grosse responsabilità di George Romero, Lucio Fulci e Robert Kirkman.‘Sti zozzoni. Grazie Selene, sei stata gentilissima.
Grazie a te e ciao!