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Diaz - don't clean up this blood

Creato il 15 aprile 2012 da Kelvin
(id.)
di Daniele Vicari (Italia, 2012)
con Jennifer Ulrich, Claudio Santamaria, Elio Germano, Davide Iacopini, Renato Scarpa
VOTO: ****
DIAZ - DON'T CLEAN UP THIS BLOODMi è capitato spesso di piangere al cinema, non mi sono mai vergognato ad ammetterlo. Ho pianto di commozione e di gioia, ma mai prima d'ora mi era successo di piangere di rabbia. Mai prima di aver visto Diaz. Il film di Daniele Vicari è sconvolgente, durissimo, impossibile da rivedere una seconda volta, almeno per il sottoscritto. Le lacrime che ti fa versare sono lacrime di sdegno, di vergogna per un paese e per le sue istituzioni, che a undici anni di distanza non hanno ancora pronunciato una sola, misera parolina di cinque lettere, l'unica possibile per una nazione che rivendica il diritto di definirsi 'democratica'.
E infatti la frase che accompagna il film, e che vediamo riportata in tutte le locandine, parla chiaro: secondo Amnesty International quello che è successo nella scuola Diaz e in seguito nella caserma di Bolzaneto (Genova), nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, è 'la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla seconda guerra mondiale a oggi'. Da quello che si vede nelle immagini, certo non si fa fatica a crederci. Intendiamoci, Diaz non è un film che contiene particolari rivelazioni o risvolti inediti sui fatti del G8 genovese. Anzi, non dice assolutamente niente di nuovo. Non è un film d'inchiesta, nè tantomeno di 'impegno civile'. Racconta fatti tutto sommato recenti e che dovrebbero in qualche modo 'preparare' lo spettatore a quello che sta per vedere.

DIAZ - DON'T CLEAN UP THIS BLOOD

Claudio Santamaria

Ma nonostante questo, o forse soprattutto per questo, le scene di violenza, massacro, pestaggi, torture, sevizie che si svelano ai nostri occhi, più e più volte nel corso della pellicola, risultano quasi insostenibili alla vista, inconcepibili a una mente razionale, in quanto è impossibile ogni volta non riflettere sul fatto che sarebbero potute accadere a chiunque di noi, che avesse avuto la sfortuna quella notte di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. In quella notte infatti i poliziotti che fecero irruzione nelle scuola, al preciso ordine di 'sgomberare un manufatto di pericolosi anarco-insurrezionalisti', entrarono con l'intento massacrare di botte chiunque gli si trovasse davanti, quasi come una 'ricompensa', una 'valvola di sfogo' per le pressioni a cui erano stati sottoposti nei giorni precedenti.

Jennifer Ulrich

Sono immagini tremende, che lasciano il segno. Come ha detto lo stesso regista, 'Fino a quando non ho letto gli atti del processo, avevo anch'io interpretato i fatti di Genova in senso politico, come la repressione di un movimento che si oppone a un sistema. Il che rientra anche in una certa logica, io mi ribello, lo Stato mi combatte. Ma quello che è accaduto lì dentro va ben oltre, riguarda la perdita della dignità di essere umano'.  Alberto Crespi, nella sua ottima recensione su L'Unità, ha paragonato Diaz a Salò di Pasolini, e il paragone non è certo blasfemo. Quello che vediamo è horror allo stato puro, oltretutto con una scelta stilistica particolarmente efficace, che Vicari ha spiegato come un omaggio a Rapina a mano armata di Kubrick: le vicende che vediamo susseguirsi non sono raccontate secondo l'ordine temporale, ma alternando i vari punti di vista (della polizia e dei manifestanti), 'obbligando' così lo spettatore a vedere e rivedere ogni volta le stesse scene, quasi come un contrappasso dantesco.

DIAZ - DON'T CLEAN UP THIS BLOOD

Elio Germano

Mai come questa volta, però, l'aspetto stilistico passa in secondo piano nel dare un giudizio al film. Il solo fatto che scateni queste emozioni, questa rabbia, questo stato d'animo, significa che ha raggiunto lo scopo. La sequenza della ragazza nuda, pestata a sangue, umiliata, derisa, spogliata della sua dignità esattamente come in lager nazista, vale più di mille articoli di giornale o trattati sul tema. Il regista, per sua stessa ammissione, ha voluto omettere qualsiasi nome e cognome dei protagonisti della storia, politici compresi. Questo perchè 'I nomi riguardano la cronaca, e il film sarebbe così invecchiato o circoscritto a questi fatti.' In questo modo, invece, Diaz resterà per sempre come la testimonianza di un'indicibile vergogna. 
p.s. vale la pena sottolineare che, a tutt'oggi, il governo 'tecnico' presieduto da Mario Monti e il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, hanno espressamente fatto divieto ai rappresentanti delle forze dell'ordine di -testualmente- parlare o concedere interviste riguardo al film, se non espressamente autorizzati.    

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