Ho terminato la scrittura dei nuovi racconti. Ma non ho terminato la scrittura dei nuovi racconti. Non è chiaro?
Sono dieci. Come ho già scritto in passato, sono in ritardo, e visto il lavoro che mi aspetta, lo sarò ancora di più.
Mi ero dato come scadenza il mese di settembre: siamo a ottobre, e adesso viene il bello.
Che non è la scrittura. Ma la rilettura, e la riscrittura, che conducono alla revisione. Profonda, leggera: l’importante è che sia efficace. Che consegni qualcosa di valore al lettore. Qualunque sarà il destino di questi racconti, che almeno non diano l’impressione di essere figli della fretta, della superficialità.
Dopo questi processi, credo che (ma ci devo ancora pensare), stamperò i racconti, per un’ulteriore revisione. Diciamo tre pagine per volta.
Poi matita e righello. Con un bel dizionario della lingua Garzanti accanto, che non fa mai male, anzi.
Non è divertente? E invece sì, pure molto. Il bello non è scrivere, ma riscrivere. È lì che si nasconde il divertimento, e la maggior parte degli esordienti se lo perdono…