Magazine Diario personale
Dieci anni fà, di ritorno dal cinema ti dissi:"se vuoi entrare ci facciamo un bagno caldo".
Entrammo a casa mia, vivevo sola con un cane dall'orecchio piegato.
Non facemmo il bagno caldo, non quella notte.
Il letto giapponese tremava perchè tu eri emozionato, avevi quasi quarant'anni e tremavi.
Poi ridevo perchè avevi un cerotto con i fumetti sulla schiena, mi hai chiesto di togliertelo poi hai detto:"glielo ho detto a papà di mettermelo normale non con i fumetti mannaggia", io ridevo ancora di più, avevi quarant'anni e tuo padre di ottanta ti metteva cerotti con i fumetti a tua insaputa.
Era domenica mattina ed il sole filtrava dalle serrande, ti ho detto dentro ad un orecchio:"è bello averti qui", tu hai risposto:"è bello stare qui".
Poi non ricordo più bene, mi versavi l'acqua a tavola e mi prendevi sulle ginocchia e mi dicevi:"raccontami di te".
Io ti raccontavo e tu ascoltavi davvero.
Andavamo al parco, sull'erba, in montagna a camminare, facevamo l'amore disperatamente dieci volte al giorno, senza pensare a cosa stavamo facendo, non era una cosa, non era una posizione, era un turbine d'amore incontrollato.
Guardavamo film aggrovigliati sul divano, mi portavi commedie americane vecchissime e carne da grigliare, mangiavamo con le mani e ci schizzavamo l'acqua nella vasca fino ad allagare tutto.
Eri primitivo, scostante, complicato, appassionato, avevi la pelle di un delfino e la barba dolorosa.
Fumavi masticando una liquirizia pura, non ti coprivi mai, non accettavi neanche un caffè da me, io che ti accoglievo con salti di gioia e cibo caldo preparato dalle mie mani.
Non sapevi fare un complimento se si trattava di me, non sapevi prenderti cura e non volevi che mi prendessi cura.
Guidavi distrattamente ed eri generoso come nessuno, amavi i miei nipoti e loro ti amavano, non mi hai mai detto "ti amo".
Mugolavi quando mangiavi qualcosa di buono e mi dicevi accarezzandomi dentro:"sei in brodo di giuggiole".
Piangevi quando mi raccontavi i tuoi film del cuore, e ti commuovevi guardando E.T., avevi sofferto troppo e continuamente, avevi imparato a non chiedere mai aiuto, ma tendevi la mano a tutti quelli che avevano bisogno.
In campeggio dormivi con il cappello, ti lavavi i denti sotto la doccia, ti strappavi le unghie con i denti quando erano troppo cresciute, camminavi senza stancarti e preparavi il mio zaino con cura e precisione, ci mettevi sempre una maglietta asciutta ed un asciugamano pulito.
Ti svegliavi all'alba anche di domenica, eri già pronto ma non si sà per cosa, moriva tuo padre e ti agganciavi al mio collo ma non avevi parole per dire.
Mi raccontavi tutto quello che avevano dimenticato di inserire nel "Signore degli anelli", tutto aveva un nome incomprensibile ed assurdo, guardavi con attenzione e curiosità, sembravi un bambino.
Parlavi con tutti di qualsiasi argomento, sapevi sempre fare domande a tutti gli Uomini.
Compravamo giochi da tavola e giocavamo fino a notte fonda, nuotavamo in Sicilia e mangiavamo pesce freschissimo,imprecavi contro il cemento e l'uomo che distruggeva la natura, non mi camminavi mai a fianco.
Concepivamo il nostro primo figlio sugli scogli di Sabaudia e dicesti:"ti ho impollinata, nascerà il quattro giugno", non mi lasciasti mai la mano mentre partorivo il nostro primo bambino il quattro giugno.
Prendesti il tuo primo cucciolo d'uomo fra le braccia e gli cantasti le canzoni di De Andrè e Branduardi, qualche coro scout e Lazy Boy.
Cercavi di distruggere il mio amore per te per vedere se era davvero amore, mi dicevi che ero brutta e grassa perchè nessuno si accorgesse che ero bella e che decidesse di portarmi via da te.
Me ne sono andata perchè mi avevi succhiato ogni energia, ogni slancio, ogni gioia, avevi spento la mia luce, schiacciato il mio cuore, allora mi rincorresti folle d'amore, geloso, irriconoscibile.
Mi scrivesti lettere e mi spedisti rose rosse, mi chiedesti di sposarti e di fare un altro figlio con te.
Concepimmo il nostro secondo figlio al mare, arrivò il primo giorno d'Aprile, ed entrasti nella sala parto con lo zainetto ed il camice verde.
Ami tutti noi da dieci anni, ma quest'amore è più grande di te che sei il più grande di tutti noi, ti ritrovo solo quando facciamo l'amore, poi ti perdo e chissà dove vai con quella tua schiena piena di paure e dolore.
Spesso mi sembri il più smarrito di tutti davanti alla scuola elementare, perchè temi le sorprese e fuggi la gioia, il tuo vestito è la soffrenza e nel piacere ci stai scomodo, non ti riconosci.
Non sai proteggerci, ma non sai far altro che amarci in silenzio.
Dieci anni fà ti chiesi "se vuoi ci facciamo un bagno caldo" e non lo facemmo, non quella notte.
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