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Dieci cose da non dire al proprio figlio

Creato il 18 aprile 2013 da Molipier @pier78

Una recente ricerca dimostra che alcune tra le frasi più comunemente usate con il proprio figlio e che si pensano siano positive, abbiano in realtà un potere distruttivo. Le buone intenzioni che stanno dietro a queste frasi portano il bambino a perdere di vista gli obiettivi e rinunciare quando i traguardi sembrano troppo difficili da raggiungere.

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Le dieci frasi elencate sono alla base della ricerca psicologica condotta negli Stati Uniti riferita alle ripercussioni che potrebbero avere nella crescita del figlio.

Questo è un buon lavoro!

Il problema più grande dietro questa frase, che i genitori dicono spesso al loro figlio, si riferisce ad ogni risultato senza considerare lo sforzo impiegato. Se ogni cosa che viene fatta dal bambino venisse ripagata con questo tipo di frase verrebbe compromesso il significato che stà alla base del compito, ossia lo sforzo impiegato. Focalizzando l’attenzione sull’impegno si trasmette l’importante valore che lo sforzo vale più del risultato e che, sempre grazie allo sforzo, i risultati verranno premiati. Questo insegna al bambino ad essere più persistente quando si troverà di fronte ad un compito difficile e vedrà il “fallimento” come un passo avanti per il successo.

Sei proprio un bravo figlio!

Un’affermazione piena di buone intenzioni ma che scaturisce l’effetto opposto. La maggior parte dei genitori crede che questo aumenti l’autostima del proprio figlio ma, purtroppo, ha un effetto diverso. Quando i bambini si sentono dire “sei proprio un/una bravo/a ragazzo/a” dopo aver svolto una qualsiasi mansione, sono portati a pensare che il complimenti derivi dal fatto che hanno fatto ciò che gli è stato chiesto e avranno paura di perdere il loro “valore” in un caso contrario. Utilizzare invece una frase “apprezzo la tua collaborazione” permetterà al bambino di capire le vostre reali aspettative e saprà capire da solo quando qualcosa potrà essere apprezzata per lo spirito di collaborazione che la contraddistingue.

Che bel disegno!

Esprimere un giudizio sul disegno di un bambino lo priva della possibilità di giudicare autonomamente il proprio lavoro. Piuttosto sarebbe utile chiedere cos’abbia voluto esprimere con quel disegno e con i colori utilizzati. L’osservazione, più che la valutazione, permette al bambino di giudicare il proprio lavoro senza essere condizionato dal giudizio iniziale. Chiedendo chiarimenti inoltre porta il bambino a condividere il proprio pensiero, i propri sentimenti e pone le basi per migliorare la sua creatività.

Adesso basta!

Minacciare un bambino non è mai una buona idea e i motivi sono diversi. Prima di tutto perché la minaccia di castigo spesso decade quando il bambino chiede scusa quindi avrà l’impressione che potrà fare quello che vuole fino al punto della minaccia e poi potrà rimediare con uno “scusa” e l’aria pentita, per poi riproporre lo stesso scenario facendovi perdere autorità. Poi penserà che la presa di posizione e le minacce potranno permettere anche a lui di ottenere ciò che vuole, anche quando l’altra persona non è disposta a collaborare.

Se farai… allora ti darò…

E’ il primo esempio di corruzione della vita di un bambino. Questo tipo di scambio è molto pericoloso perché porterà il bambino a credere che ad ogni sua azione dovrà corrispondere un riconoscimento materiale che sia un regalo o un permesso speciale. La riconoscenza e la gratitudine dovrebbero essere l’unica merce di scambio per motivare i bambini a collaborare così che riconoscano che aiutare potrà anche non essere divertente come una partita alla Playstation però è intrinsecamente gratificante.

Sei proprio intelligente!

Dire e ripetere al proprio figlio quanto sia intelligente sembra che aumenti la fiducia in sé stesso e la sua autostima ma, al contrario, il messaggio porta l’effetto contrario. Un bambino non deve credere di essere intelligente quando raggiunge un risultato perché lo porterà a diminuire l’orizzonte dei propri obiettivi. Gli studi hanno dimostrato che dire ad un bambino che è intelligente quando completa un puzzle lo porterà a non voler tentare un puzzle più difficile per paura di non riuscire ad essere abbastanza intelligente per farlo. Apprezzare lo sforzo, come si diceva nel primo punto, lo porterà a capire quali siano le cose che contano davvero. Risolvere un puzzle è divertente ma ancora più divertente sarà risolverne uno più difficile.

Non piangere!

Stare al passo con le lacrime del figlio non è sempre facile ma cercare di farlo smettere dicendo “non piangere!” significa rendere vani i suoi sentimenti, come se le sue lacrime fossero inaccettabili. Certo, bisogna capire quando le lacrime derivano dai capricci e quando da un’emozione però non bisognerebbe mai cercare di convincere un bambino a smettere di piangere. Anzi, una frase come “Piangere fa bene, tutti hanno bisogno di piangere” fa sentire una maggiore vicinanza in un momento di sconforto o delusione. Incoraggiare la sua emotività lo renderà meno chiuso.

Ti prometto che…

Attenzione, le promesse non mantenute feriscono! Se fosse possibile, evitate sempre di parlare di promesse, soprattutto nel caso in cui ci fossero difficoltà a mantenerle. Essere onesti, trasparenti e disporre i programmi come eventualità possibile è la scelta migliore. Piuttosto che dire “Ti prometto che sabato andremo al mare…” è meglio dire “So che vorresti andare al mare e farò il possibile per soddisfare questa tua voglia…”, considerando anche gli imprevisti che possono accadere e che potrebbero mandare tutto all’aria. Ma se non promettete, comunque l’impegno è altrettanto importante e fate davvero il possibile per mantenere la parola. In gioco c’è la fiducia che vostro figlio ripone in voi.

Nel caso in cui un imprevisto dovesse far decadere la parola data, riconoscetelo e chiedete scusa. E’ un insegnamento importante per la loro crescita sociale. Succede di non poter mantenere la parola data ma scusarsi non è banale come si possa credere, anche di fronte ad un bambino. Siate esempio di correttezza.

E’ un problema!

Ci sono tanti modi per sminuire i sentimenti di un bambino. Spesso loro apprezzano piccole cose che per gli adulti sono insignificanti. Cercate di guardare con gli occhi di vostro figlio, entrate in sintonia con i suoi sentimenti anche per rifiutare una loro richiesta. Opporsi con rispetto ad una loro richiesta è molto più valido che far credere loro che i loro interessi siano inutili.

Perché l’hai fatto?

Se il bambino commette un’azione che non avrebbe dovuto commettere, cercate di aprire una conversazione con lui. Il nervoso o la rabbia del momento non aiutano il bambino ad imparare dai propri errori. Chiedere “Perché l’hai fatto” è una costrizione che lo porta ad analizzare il suo comportamento, un atteggiamento decisamente difficile, anche per gli adulti. Di fronte ad una domanda del genere, i bambini si chiudono a riccio e non parlano più.

Aprire un dialogo aiuta a capire cos’abbia portato il bambino ad un determinato comportamento. In questo modo lui capisce l’errore e a voi viene offerta la possibilità di conoscere i suoi bisogni e i suoi eventuali problemi.

Siete d’accordo con quest’analisi? Fateci sapere la vostra opinione nei commenti!


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