La mia vita qui è tutta da rifare. L'ho smantellata pezzo per pezzo e ora bisogna che reinventi il mio futuro, un futuro molto diverso da quello che immaginavo un anno fa.
Il Giappone è rimasto rinchiuso nella sua bolla, mi sembra sia stato un sogno lungo e bellissimo. Kyoto ancora non mi manca come credevo, anche se non c'è altro luogo al mondo in cui vorrei essere con così tanta urgenza. Le persone, invece, mi mancano da morire.
Kamogawa, ultima notte a Kyoto
Al momento di salutarci, in stazione, Dan mi ha dato una grande busta gialla, dicendomi di aprirla solo quando fossi stata sull'aereo. Seduta al posto 26H di un Boing Emirates pronto al decollo, ho tolto il nastro adesivo - alle mie mani, prive di ogni forza, sembrava di sollevare un carico di pietre - e sfilato con attenzione un cartoncino bianco. In un primo momento non ho riconosciuto la calligrafia femminile che mi diceva I'm really glad I got to know you, ma dopo poche righe tutto è annegato nelle lacrime, quando mi sono resa conto di avere tra le mani un messaggio di Maria, che era tornata in Svezia in luglio. Poco più sotto Pontus, il mio adorato Pontus, mi scriveva You are everything one can ask for in a friend and you helped me a lot.
Ponte sul fiume Ujigawa, vigilia di Natale
Ecco, alla fine Dan era riuscito nel prodigio: mi aveva consegnato una busta gialla magica che è antidoto, macchina del tempo e mappa del tesoro, in grado di dare sollievo al mio cuore in frantumi grazie alle parole delle persone che più mi vogliono bene. Ho tirato fuori le lettere di Tomoko, Miguel, Dan e Simon e in un crescendo emotivo ho assaporato le loro parole, le ho lette e rilette mille volte, mi sono stupita di quello che loro hanno visto in me, e un'indescrivibile sensazione di pace si è accucciata nel fondo del mio cuore. Ovunque sarò, in qualunque momento della mia vita, da qualche parte ci sono persone - poche, si contano a malapena sulle dita di due mani - che incondizionatamente sperano nella mia felicità e non mi giudicheranno mai, e la maggior parte di loro le ho conosciute a Kyoto. Per quanto possa sentirmi sola, veramente sola non lo sarò mai più.15 mesi, 1000 kanji e 22388 fotografie dopo, eccomi a un nuovo punto di partenza.