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Dietro la storia l’imprevedibile

Da Marcofre

Quando si chiede a un autore di che cosa parla il suo racconto, immagino che riuscire a rispondere sia un affare complicato. Per quale ragione?
Stavo pensando a questo argomento qualche giorno fa, e mi è tornato alla mente il racconto “Greenleaf” di Flannery O’ Connor. Di che cosa parla? Di un toro? Sì. Del difficile rapporto tra la proprietaria di questa azienda, e il suo mezzadro? Mah!

Come si può notare (credo di averne già accennato in passato), un autore non è solo colui che redige un resoconto di qualcosa. Sì certo, una storia dovrebbe descrivere qualcosa che si è prodotto nella vita di uno o più personaggi, e illustrare se e come reagiscono. Può essere solo la descrizione dei fatti?

Greenleaf ci viene in aiuto e ci dice a questo proposito qualcosa di interessante. Il lettore può accontentarsi di leggerlo come vuole, è sua l’ultima parola. Ma l’autore può anche decidere di prendere dei fatti, sciocchi, banali, comuni, e innestarci qualcosa di differente. È “rischioso” per chi scrive perché non di rado il lettore è uno che capita su un libro in modo del tutto fortuito e con l’intenzione di divertirsi oppure di distrarsi.

Magari ha sentito che un certo autore del sud degli Stati Uniti è originale in maniera davvero… originale, e vuole capire che cosa diavolo abbia scritto. Aspirazioni del tutto legittime, che però vanno a scontrarsi con l’intenzione dell’autore, che magari del desiderio di leggerezza del lettore se ne infischia.

Ancora una volta ecco apparire il confine “invisibile” che separa letteratura e letteratura. Alcuni, in maniera del tutto sbrigativa affermano che contano solo i libri che vendono. Cervantes mi risulta che fosse affascinato dal denaro: come tutti coloro che non ne hanno. Eppure il suo “Don Chischiotte” nonostante il successo, non riuscì mai a regalargli l’agiatezza che desiderava.

Ecco un altro esempio dell’impossibilità di rinchiudere la scrittura dentro recinti stabiliti: desidero fare i soldi a palate, eppure scrivo qualcosa che entra nella storia della Letteratura. E che non mi garantisce proprio quello che volevo: dannazione.
Idem per Herman Melville.

Forse mi sono allontanato dal tema di questo post, o forse sono andato dritto al cuore ma come sempre amo divagare. Quello che mi preme spiegare è che non ci sono solo fatti in una storia (racconto o romanzo che sia) ma una storia & altro. Può essere divertimento? Certo. Può essere il lento disvelamento di una realtà che supera le apparenze e parla di qualcosa di assoluto e bizzarro. Imprevedibile.

Ancora una volta mi tocca scrivere: non c’è una letteratura. Ce ne sono di differenti, che spesso per comodità (di chi? Boh!) liquidiamo con le stanche categorie del successo o dell’insuccesso. Al di sotto o al di là di queste, c’è una scrittura che ama andare a caccia del mistero dell’uomo. Questo essere che invece di starsene su un albero, è sceso.

Greenleaf di Flannery O’ Connor credo che possa essere un racconto di quella letteratura che prende il lettore sul serio, perché gli parla di argomenti e storie massicce. Se uno desidera qualcosa di diverso, si rivolgerà da un’altra parte. Lo so, molti si acciglieranno perché pensano che già la vita è difficile e se proprio uno deve leggere, è bene che legga cose allegre. Spensierate.

Può rivolgersi altrove, infatti. Il rispetto per il lettore, come ho già avuto modo di spiegare, non vuol dire scrivere quello che lui vuole leggere. Perché in realtà non ha alcuna idea di cosa desideri. E d’altra parte, ha una formidabile arma in mano: riporre il libro. Passare ad altro.

La O’Connor utilizza in questo racconto certe tattiche, proprio per avvicinare il lettore. Come per esempio il confronto tra la padrona e il suo mezzadro, e quest’ultimo sembra soltanto uno che non ha voglia di lavorare, o di combinare quello che gli si dice. Pure i vicini non sono molto collaborativi.

Questo è l’apparenza, quello che sembra. Una storia come tante, certo. Ma siccome la letteratura (quella che intendo io almeno), è grattare sotto le apparenze, per vedere cosa c’è sul serio, la O’Connor alza la posta in gioco.
Il resto?

Il resto è da leggere. Greenleaf è contenuto nel libro “Tutti i racconti” edito da Bompiani.


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